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Aiuti di Stato. Huawei si difende dalle accuse e rilancia: ‘In Europa creati migliaia di posti di lavoro’

Europa


Come era prevedibile, non si sono fatte attendere le reazioni dopo la notizia – lanciata dal Financial Times – su un possibile e imminente procedimento formale della Ue nei confronti della Cina, per aiuti di stato nei confronti delle aziende cinesi attive sul mercato europeo delle infrastrutture tlc (Leggi articolo key4biz).

 

Huawei, secondo vendor mondiale di infrastrutture per le telecomunicazioni, dopo la svedese Ericsson, ha rimandato al mittente le accuse, sottolineando di non aver mai beneficiato di aiuti economici da parte del Governo di Pechino.

“Huawei – specifica l’azienda in una nota – non ha ricevuto alcuna comunicazione relativa a un’indagine da parte della Commissione europea”.

Nella nota si legge ancora: “neghiamo la tesi dei media secondo cui Huawei impiega pratiche di dumping e ha beneficiato di aiuti di Stato. Huawei contesta anche l’inchiesta che la Commissione europea starebbe lanciando sulla base di tali affermazioni”.

Huawei, sottolinea ancora la nota, “impiega più di 7 mila persone e ha creato indirettamente oltre 6 mila opportunità di lavoro in Europa e nel 2011 ha acquistato prodotti e servizi in Europa per oltre 2,9 miliardi di euro”.

 

L’indagine – la prima che la Ue lancerebbe di propria iniziativa e non dietro denuncia da parte di un competitor – sarebbe stata voluta dal Commissario al Commercio Karel De Gucht, secondo cuila Cina sovvenziona “praticamente tutto”, provocando distorsioni della concorrenza.

 

I vendor europei hanno tuttavia forti interessi commerciali nell’immenso mercato cinese. Ecco quindi che contro l’operato della Commissione  si è schierata proprio la svedese Ericsson, che ritiene sbagliato il modo di procedere di Bruxelles.

“Ericsson – ha sottolineato il responsabile delle relazioni istituzionali e industriali del gruppo Ulf Pehrssonsostiene fermamente il libero scambio e non crede in questo tipo di misure unilaterali che, prendendo di mira singole aziende, potrebbe creare una spirale negativa”.

La Commissione europea – ha aggiunto Pehrsson – “sta agendo di propria iniziativa, senza aver ricevuto una richiesta di intervento da parte dell’industria”.

Un tale passo sarebbe, quindi, sarebbe “unico”, dato chela Commissione non ha mai avviato un’indagine senza aver prima ricevuto una denuncia.

Ericsson, “è a favore di regole globali valide per tutta l’industria” ha concluso Pehrsson, auspicando chela Uesi unisca alle discussioni in corso tra Usa e Cina riguardo la messa in atto di regole e guidelines per i finanziamenti alle esportazioni.

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