ISTAT: le imprese italiane non rinnovano i business model e non investono in ICT

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ICT e attività innovative cruciali per la crescita e la competitività delle imprese. Nonostante questo nel Rapporto Istat si rileva che l’Italia registra dati inferiori a quelli dei principali paesi europei.

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Forte contrazione della crescita negli ultimi dieci anni legata a una scarsa dinamicità. A dirlo è l’Istat nel suo Rapporto annuale dove si evidenzia anche che in Italia gli investimenti pubblici, importante fattore di crescita economica, sono inferiori alla media europea.

La conclusione è preoccupante: le imprese italiane, a differenza di quelle dei principali paesi europei, non rinnovano abbastanza i propri modelli organizzativi e non investono in nuove tecnologie.

 

“L’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) e le attività innovative rappresentano due aspetti cruciali, spesso tra loro interconnessi, per la crescita e la competitività delle imprese”, sottolinea l’Istat.

 

Il progetto europeo denominato Esslimit, al quale partecipano gli Istituti nazionali di statistica di 15 paesi europei (compreso l’Istat) apre una prospettiva di analisi microeconomica del fenomeno attraverso la predisposizione di basi informative a livello di impresa e modelli di analisi che danno conto di alcuni importanti aspetti, non desumibili da statistiche aggregate.

Un primo rilevante risultato riguarda il rapporto tra l’adozione di tecnologie dell’informazione e comunicazione e la realizzazione di attività innovative. Per l’insieme dei paesi considerati, le imprese innovative dispongono con maggior frequenza di un collegamento a banda larga rispetto a quelle non innovative. Questo è confermato per tutti i tipi di innovazione (nei prodotti realizzati, nei processi produttivi, nell’organizzazione d’impresa) e nei diversi macro-settori d’attività, nonostante la connessione a banda larga rappresenti ormai un servizio di base, per il quale non dovrebbero più esservi differenze significative tra le imprese. Se si considera lo stesso indicatore misurato per gli addetti dell’impresa, indicatore che incorpora indirettamente alcune informazioni sull’organizzazione d’impresa e la ripartizione del personale tra le diverse funzioni aziendali, il differenziale a favore delle imprese innovatrici cresce notevolmente, soprattutto con riferimento all’innovazione di prodotto.

Tutte e tre le forme di innovazione, inoltre, risultano positivamente correlate con altre variabili sull’uso delle Ict. In particolare, considerando il commercio elettronico, la percentuale di imprese con vendite e, soprattutto, acquisti online, risulta significativamente maggiore tra quelle innovative.

Per le vendite online, le differenze maggiori rispetto alle imprese non innovatrici si hanno per le imprese che realizzano innovazioni di processo; per gli acquisti, tra le imprese che hanno intrapreso innovazioni organizzative. I maggiori divari nelle vendite si hanno per le imprese manifatturiere non-Ict con innovazioni organizzative; per gli acquisti, per le imprese innovatrici nell’aggregato delle produzioni Ict e dei servizi di mercato. Nella maggioranza dei paesi, compresa l’Italia, si osserva un differenziale positivo a favore delle imprese innovatrici rispetto a quelle non innovatrici superiore al 10 per cento per la realizzazione di acquisti o line (con un picco di oltre il 25 per cento per i Paesi Bassi) e inferiore a tale valore (in particolare in Finlandia e Italia) per le vendite.

 

Guardando ai rapporti tra la crescita d’impresa (in termini di fatturato e addetti) e l’uso delle tecnologie dell’informazione, quest’ultimo è nettamente superiore tra le imprese ad alta crescita (definite in ambito europeo come le imprese con almeno 10 addetti con tassi di crescita del fatturato o degli addetti superiori al 20 per cento annuo per un triennio) rispetto al resto delle imprese.

 

Nei paesi considerati si osservano differenze statisticamente significative nella diffusione dei principali strumenti Ict nelle imprese e, in particolare, per l’adozione di sistemi informatici di enterprise resource planning (che integrano la gestione dei processi d’impresa, dalle vendite, agli acquisti, alla gestione di magazzino, alla contabilità) per tutti i macro-settori considerati.

In Italia, l’incidenza è generalmente più bassa che nelle economie più avanzate, con differenze di ordine analogo, significative con un margine dell’uno per cento, per tutte le variabili di diffusione considerate. I differenziali nell’incidenza dell’attività innovativa a favore delle imprese ad alta crescita rispetto alle altre imprese – pur se in media appaiono tutti significativamente positivi – sono, invece, molto diversificati per tipologia di innovazione tra macro-settori d’attività e tra paesi.

Le differenze sono particolarmente significative nell’aggregato Ict e nella manifattura. Nel caso dell’Italia, tra le imprese a rapida crescita l’incidenza di imprese innovative è decisamente minore nel settore Ict, e anche nella manifattura quelle con innovazioni di prodotto e processo sono meno rappresentate. Per l’aggregato dei servizi di mercato, invece, in tutti i paesi tutte le forme di innovazione risultano significativamente più diffuse nelle imprese ad alta crescita, con alcune eccezioni per Norvegia, Regno Unito e Paesi Bassi.

 

L’uso delle tecnologie ICT appare, quindi, generalmente connesso con attività innovative. In particolare, le prime evidenze riscontrate segnalano nel gruppo delle imprese più dinamiche per crescita dimensionale una maggiore presenza di imprese che fanno un uso intensivo delle Ict e che realizzano innovazioni (sia pure con maggiori differenze tra le economie e le aree d’attività). Inoltre, le stime econometriche mostrano la presenza di un effetto generalmente positivo delle variabili d’uso delle tecnologie utilizzate sulla produttività. Per l’Italia, in particolare, risultano produrre un effetto significativo sulla produttività l’adozione di sistemi di gestione delle relazioni coi clienti (Customer relationship management) e di condivisione delle informazioni coi fornitori, la dotazione di connettività in mobilità e, in particolare, l’incidenza della connettività (in banda larga) tra gli addetti, che, come accennato sopra, rappresenta un indicatore indiretto della struttura d’impresa in termini di qualifiche del personale impiegato. (r.n.)

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