Facebook: si infittisce il giallo sull’Ipo. Presentata class action, mentre Nasdaq accantona 13 mln per risarcire i trader

di Raffaella Natale |

Durante il roadshow, gli analisti delle banche che hanno sottoscritto l’Ipo hanno tagliato le previsioni sui ricavi, avvertendo i principali clienti. Investitori retail penalizzati.

Stati Uniti


Facebook

Si infittisce il giallo intorno all’Ipo di Facebook, al punto che è già stata presentata una class action. Ieri il titolo è andato ancora giù mentre la Consob americana, la SEC, ha confermato l’apertura di un fascicolo sui problemi che si sono verificati venerdì scorso al Nasdaq.

‘Errori tecnici’ del resto immediatamente riconosciuti dal CEO Robert Greifeld che hanno determinato un ritardo di mezzora nell’inizio dell’offerta e nella comunicazione degli ordini. Un investitore, Philip Goldberg residente nel Maryland, ha già fatto causa al Nasdaq per negligenza.

 

Dopo il tonfo del 10%, ieri il titolo ha chiuso la seduta perdendo l’8,9% a 31 dollari. Dopo l’entusiasmo iniziale, adesso gli investitori cominciano a pensare seriamente alle prospettive economiche del social network più seguito del mondo (901 milioni di utenti).

Alcuni analisti lo avevano già anticipato (‘Qualcuno ci rimetterà le penne‘), i dati delle ultime ore confermano quella amara previsione.

Facebook ha visto la sua capitalizzazione di Borsa ridursi di oltre 19 miliardi di dollari dal suo ingresso sul mercato a 38 dollari. In tre giorni di scambi, il titolo ha perso il 18% e la scivolata verso il basso potrebbe proseguire nelle prossime ore.

Secondo le stime di Wall Street, analizzate da Thomson Reuters Starmine, considerate le previsioni di bilancio della società, il prezzo per azione dovrebbe essere di 9,59 dollari, vale a dire un quarto del prezzo dell’Ipo.

 

La presa di posizione della SEC ma anche della Finra (Financial Industry Regulatory Authority) accentua la pressione sulla web company, su Morgan Stanley  che ha curato il processo di quotazione, e sul Nasdaq, fortemente criticati per questo debutto caotico del titolo e sul suo rapido tonfo.

Ai problemi tecnici si aggiungono altre difficoltà come il fatto, fortemente preoccupante, che Morgan Stanley abbia fornito ai suoi principali clienti informazioni negative sui dati finanziari della società poco prima dell’Ipo.

Secondo alcune indiscrezioni, anche JPMorgan e Goldman Sachs, anche loro sottoscrittori dell’Ipo, avrebbero abbassato le loro previsioni su Facebook.

 

Per Finra e SEC si tratta di problemi di ordine regolamentare che, come ha sottolineato l’Autorità di Borsa, non devono minare la fiducia degli investitori.

“Ci sono molte ragioni per fidarsi dei nostri mercati, ma è anche vero che ci sono alcuni aspetti che bisogna tenere sotto controllo, specie per quanto riguarda Facebook”, ha dichiarato ai giornalisti il presidente della SEC Mary Schapiro, al termine dell’audizione in Senato.

 

L’operatore di Borsa Nasdaq OMX, che ha già incassato pesanti critiche, ha già fatto sapere di aver messo a disposizione dei fondi (presumibilmente 13 milioni di dollari) per far fronte a eventuali richieste di compensazione da parte dei trader, mentre al tribunale di Manhattan è già stata depositata una class action. A Wall Street già qualcuno si interroga sulle reali capacità del Nasdaq di gestire altre grosse quotazioni in Borsa.

“E’ una notizia terribile per i mercati“, ha commentato l’ex presidente della SEC, Arthur Levitt. “E’ una notizia che avrà conseguenze negative su un settore che può incassare male questo tipo di problemi. E l’ultimo capitolo non è ancora stato scritto“.

 

Mentre i manager di Facebook erano impegnati nel roadshow con gli analisti, secondo alcune fonti, l’azienda avrebbe consigliato agli analisti delle banche incaricate dell’Ipo di abbassare le previsioni su fatturato e utili, alla luce del forte aumento delle connessioni da dispositivi mobili, supporti meno redditizi in termini di entrate pubblicitarie.

La raccomandazione di Facebook è partita il 9 maggio,  giorno in cui è stata consegnata alla SEC una nuova documentazione che includeva un avvertimento sul calo delle revenue pubblicitarie.

Non si conoscono i nomi degli analisti contattati tra i 32 sottoscrittori, a proposito di questa previsione, né chi in azienda fosse stato incaricato di questa revisione.

Come indicato da Reuters, nei giorni seguenti gli analisti di Morgan Stanley, come almeno altre tre banche, hanno ridotto le stime di fatturato della web company sul secondo trimestre e sull’intero anno. Informazioni passate ad alcuni dei clienti istituzionali.

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