Italia
Come evidenziato da recenti studi, il commercio elettronico resiste alla crisi, anzi, sembra esserne rafforzato e si conferma una modalità d’acquisto consolidata e frequente, che ha registrato nel 2011 una crescita del 21% rispetto all’anno precedente, superando la soglia degli 8 miliardi di euro.
Un valore che nel 2012 potrebbe crescere del 18%, a 9,5 miliardi di euro (Leggi articolo Key4biz).
Proprio per non rischiare di vanificare il potenziale di questo importante comparto, l’Associazione Italiana Commercio Elettronico (Aicel) ha rivolto un appello al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, affinché il Governo sblocchi le risorse per l’e-commerce, previste dal IV bando e-commerce, istituito nel 2006 in base alla legge 388/2000, e ferme dal 2008.
Le agevolazioni previste dal bando, sotto forma di credito d’imposta, ammontano a più di 92 milioni di euro – contro gli oltre 143 milioni di contributi richiesti e dichiarati ammissibili alla chiusura del bando – e coinvolgono 5.000 aziende.
Migliaia di imprenditori che, come ha sottolineato Andrea Spedale, presidente di Aicel, “hanno investito e continuano a investire milioni di euro nel commercio elettronico come volano per le loro attività imprenditoriali” e ora attendono dal Governo fatto concreti.
“Di fronte alla vivacità di questo settore – ha aggiunto Spedale – stupisce l’immobilità dei governi che da quattro anni non sbloccano le agevolazioni vitali per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’e-commerce in Italia”.
Lo scorso anno, Aicel ha presentato due istanze per avere delucidazioni sullo stato del procedimento ma, ha sottolineato ancore Spedale, “anche nell’ultima risposta, datata 15 settembre 2011, da parte del Gestore Unicredit Mediocredito Centrale spa, non vi è alcuna giustificazione in merito sul ritardo dell’erogazione dei finanziamenti”.
Di fronte a questo muro di gomma, Aicel ha quindi deciso di procedere con una formale diffida e messa in mora nei confronti delle amministrazioni coinvolte e ora si rivolge direttamente al ministro Passerà, affinchè si adoperi a “sbloccare una situazione che ha superato ogni limite di ragionevolezza”, ha concluso Spedale.
Di seguito il testo della lettera inviata da Aicel al ministro Passera:
Ill.mo Dott. Corrado Passera
Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture
Egregio Sig. Ministro,
il commercio elettronico è uno dei pochi settori che, nonostante la crisi globale e i disagi sociali, continua a crescere e prosperare. I dati ci dicono che nel 2011 il volume di fatturato totale è cresciuto del 21% superando la soglia degli 8 miliardi di euro. Le stime di crescita per il 2012 sono altrettanto buone e dimostrano come l’e-commerce possa essere davvero un volano per accelerare la crescita e soprattutto per l’affermazione dell’eccellenza italiana nel mondo.
Lo spazio per crescere c’è e in parte dipende da quello che faranno i Paesi europei, ma soprattutto l’Italia.
Troppo spesso sentiamo parlare di crescita senza che poi a fatti concreti corrispondano reali investimenti. L’e-commerce italiano da anni sta facendo la sua parte: gli imprenditori old-economy stanno sempre più investendo in questo canale mentre i giovani con le loro start-up lo considerano ormai uno strumento maturo e necessario per poter competere nel mondo globale.
L’Italia ha dei vantaggi unici nel settore della moda, della casa, della meccanica, della filiera agroalimentare e del turismo: tutti settori, questi, che segnano i maggiori incrementi nel canale del commercio elettronico.
Come Lei ben sa, il commercio elettronico italiano è costituito in larghissima parte da piccole e medie imprese, da imprenditori, da persone che scommettono su loro stessi e che vogliono far conoscere l’eccellenza italiana nel mondo. Purtroppo troppo spesso sono lasciati soli e non hanno trovato un sostegno morale e/o reale nelle azioni dei governi che si sono susseguiti in questi anni.
I problemi evidenziati 10 anni fa, digital divide e banda larga per fare solo due esempi, sono ancora irrisolti. Troppo spesso abbiamo ricevuto solo promesse e quando qualche aiuto è stato proposto, i risultati sono stati negativi.
In particolare vorremmo portare alla Sua attenzione i finanziamenti Legge 388 del 23 Dicembre 2000 relativi al IV Bando anno 2006. Un aiuto concreto in quegli anni ai ‘pionieri’ che decidevano di portare le loro attività on-line. Finanziamenti che purtroppo a distanza di 6 anni non sono stati ancora erogati.
Quasi 5.000 le aziende che hanno visto approvati i loro progetti e che quindi, forti e garantite da un finanziamento pubblico, hanno proceduto ad effettuare investimenti che probabilmente non sarebbero stati alla loro portata. Su sollecitazione ricevuta attraverso il decreto n. 885 del 23 gennaio 2008, le aziende hanno proceduto a portare a conclusione gli investimenti e nell’agosto del 2008 hanno provveduto alla rendicontazione delle spese.
Da allora, senza alcuna comunicazione ufficiale ma solo con laconiche e inaccettabili comunicazioni di rinvio ai singoli che lamentavano la lentezza della macchina statale, queste aziende sono in attesa di poter beneficiare di quei 92 milioni di euro messi a disposizione attraverso il meccanismo del credito d’imposta.
Lo sblocco di questi fondi sarebbe una iniezione di liquidità che aiuterebbe le micro e medie imprese ad essere ancora più competitive nel mercato globale e che aiuterebbe l’Italia a raggiungere gli obiettivi di raddoppio dell’e-commerce entro il 2015, così come previsto dall’Agenda Digitale europea.