Stati Uniti
In Italia Facebook genera un turnover che sfiora i 2,5 miliardi di euro, inferiore soltanto al mercato tedesco e inglese (2,6 miliardi), che possono però contare su una popolazione maggiore. E’ quanto emerge dal Rapporto di Deloitte “Misurare l’impatto economico di Facebook in Europa“, dal quale si rileva che sul fronte occupazionale, il social network in Italia genera oltre 34 mila posti di lavoro legati alle professioni che ruotano lungo la filiera.
Nel dettaglio Facebook genera 1,6 miliardi nelle cosiddette partecipazioni di Business in Italia, dal momento che le aziende, in particolare piccole imprese, utilizzano le pagine per promuovere il loro brand, aumentare l’awarness, generare nuovo business e per pubblicità. Le partecipazioni sviluppate creano in Italia 21.500 posti di lavoro solo in Italia.
In relazione alle applicazioni che gravitano attorno alla piattaforma e alle “social activities”, Facebook ha favorito le attività economiche in Italia per un valore pari a 156 milioni, generando 2.000 posti di lavoro, mentre ha prodotto un aumento delle vendite di tecnologia attraverso una crescente domanda di dispositivi e connessioni a banda larga fino ad un valore pari a 778,6 milioni portando a 10.100 nuovi posti di lavoro.
“L’Italia – afferma Alberto Donato, partner Deloitte e responsabile del settore TMT – mostra ottimi risultati economici e prospettive occupazionali. In particolare è interessante notare come si preveda nel prossimo futuro un’elevata richiesta di mestieri legati ai nuovi social media, come gli esperti di marketing in social network, gli online advertiser, i community manager e i web data base analyst”.
Allargando l’indagine all’Unione Europea il giro d’affari legato a Facebook è superiore ai 15 miliardi euro e i posti di lavoro a oltre 230 mila. Il social network genera 7,3 miliardi di impatti economici di larga scala attraverso la partecipazioni, generando circa 111 mila posti di lavoro. In termini di applicazioni ha portato ad un fatturato di 2,2 miliardi e contribuito a creare 33 mila posti di lavoro e sul fronte delle tecnologie ha favorito vendite di prodotti per 5,5 miliardi e la creazione di 85.300 posti.
Dati che rendono ancora più entusiasmante l’attesa per l’ingresso in Borsa del gruppo di Mark Zuckerberg che avverrà domani al Nasdaq col simbolo FB.
Si apprende, intanto, che Ameritrade, Fidelity, Morgan Stanley e Wells Fargo hanno chiuso gli ordini d’acquisto delle azioni Facebook.
La notizia arriva dopo che la società ha confermato d’aver aumentato il numero delle azioni in vendita, aggiungendone altre 85 milioni (+25%), facendo lievitare il valore dell’Ipo di 18,5 miliardi di dollari.
Sarà una lunga nottata per i vertici di Facebook ma anche per i dipendenti del social network, tanti dei quali già possiedono azioni.
Per l’occasione, la società li ha invitati a iscriversi all’hackathon (termine che deriva da Hacker e Marathon, gare di programmazione tese a produrre nuove applicazioni) che comincerà stasera nella sede di Facebook a Menlo Park, in piena Silicon Valley, e terminerà domani mattina quando con l’apertura del Nasdaq la società entrerà ufficialmente in Borsa.
“Le hackathon sono una grande tradizione di Facebook”, ha spiegato la compagnia sulla pagina appositamente creata per l’evento (facebook.com/hackathon), un’occasione che a volte produce ‘idee geniali’, basandosi sulla collaborazione di tutti i partecipanti, che si divertono anche.
In una lettera inviata agli investitori, inclusa nel dossier consegnato alla SEC, Zuckerberg ha parlato della ‘cultura informatica’ che regna negli uffici di Facebook, che lui chiama ‘the hacker way‘, e si rammarica della connotazione spesso negativa associata al termine hacker, solitamente usato dai media per indicare i pirati informatici.
Essere hacker è invece una filosofia di vita. “Gli hacker – scrive Zuckerberg – pensano che le cose possano essere sempre migliorate e che non ci sia niente di definitivo. Bisogna semplicemente migliorare le cose, liberi anche di andare contro gli scettici o coloro che si accontentano dello status quo”.
“Per assicurarci che i nostri nuovi ingegneri condividano questo approccio, anche quelli che non dovranno occuparsi di programmare, gli chiediamo di seguire un ‘bootcamp'”, una sorta di campo di formazione.
Del resto, nella grande sede di Facebook, a sud di San Francisco, su uno degli edifici campeggia l’insegna ‘The Hacker Company‘.