Yahoo!: Scott Thompson lascia. L’azienda prova la svolta ‘media’ con Ross Levinsohn

di Alessandra Talarico |

Il fondo Third Point vince su tutta la linea: Daniel Loeb e altri 2 membri entrano nel Cda, mentre il WSJ getta un alone di mistero sulle dimissioni: Scott Thomspon avrebbe scoperto da pochi giorni di avere un cancro alla tiroide.

Stati Uniti


Ross Levinsohn

Per la quinta volta in cinque anni, Yahoo! cambia Ceo: si è dimesso, infatti, anche Scott Thompson dopo l’accusa di aver falsificato il proprio curriculum inserendo un titolo di studio – la laurea in informatica – che non ha mai conseguito, essendo laureato solo in contabilità aziendale. Un ‘errore’ riportato non solo sul sito dell’azienda, ma anche in un documento depositato alla SEC, l’autorità di Borsa americana.

 

Sulle dimissioni, intanto, il Wall Street Journal aggiunge diversi tasselli inediti: innanzitutto, Thompson sarebbe malato di cancro alla tiroide, diagnosticato da pochi giorni, proprio mentre esplodeva lo scandalo. Alcune fonti anonime citate dal quotidiano hanno riferito che Thompson non avrebbe voluto rendere pubblica la sua malattia.

Ma, soprattutto, secondo il blog AllThingsD, una clausola del contratto potrebbe evitare a Yahoo! di versare a Thompson la cospicua indennità che gli spetterebbe, visto che le dimissioni sarebbero avvenute per giusta causa.

 

Yahoo! ha quindi annunciato che a prendere il posto di Thompson, ad interim, sarà Ross Levinsohn, mentre al posto di Roy Bostock alla presidenza arriverà Fred Amoroso. Sarebbero stati sanati, inoltre, anche i conflitti col fondo Third Point, che controlla il 5,8% di Yahoo! e il cui presidente, Daniel Loeb, ha portato alla luce le ‘inesattezze’ contenute nel CV dell’ormai ex Ceo: tre rappresentanti del fondo, Harry Wilson, Michael Wolf e lo stesso Loeb che lo chiedeva da tempo, entreranno nel consiglio di amministrazione dell’azienda.

 

“Il consiglio di amministrazione è felice di annunciare questi cambiamenti e l’accordo con Third Point, persuaso che sia nell’interesse dei suoi azionisti”, spiega l’azienda in una nota.

 

Una vittoria su tutta la linea, dunque, per Third Point che, ancora prima dell’arrivo di Thompson al timone di un’azienda ormai in caduta libera, aveva chiesto a gran voce le dimissioni del fondatore Jerry Yang e del presidente Roy Bostock per “l’incapacità – o forse la mancanza di volontà – del board di sollecitare adeguatamente vere offerte strategiche alternative”.

Thompson era arrivato alla guida di Yahoo! a gennaio di quest’anno, dopo diversi anni ai vertici di PayPal, per sostituire Carol Bartz, licenziata a settembre 2011 a causa di un andamento economico stagnante e per via dei cattivi rapporti con Alibaba, di cui il gruppo americano detiene il 40%.

L’ex Ceo non è l’unica ‘vittima’ di questo affaire: prima di lui, anche un altro amministratore dell’azienda, Patti Hart, è stata costretta alle dimissioni, rea di aver caldeggiato l’assunzione di Thompson e di aver ‘chiuso un occhio’ sulle falsità contenute nel curriculum di Thompson.

 

Il nuovo Ceo, Ross Levinsohn, ha ricoperto fino a domenica la carica di direttore della divisione media di Yahoo!. all’azienda di Sunnyvale, il manager è arrivato dopo aver presieduto la Fox Interactive Media (gruppo News Corp) per la quale ha gestito l’acquisizione di MySpace. Prima era stato dirigente di AltaVista e responsabile dei contenuti e dello sviluppo di CBS Sportsline.

 

Le dimissioni di Thompson arrivano alla fine di una controversia che, secondo gli analisti, Yahoo! ha gestito in maniera pietosa e che non farà che peggiorare la situazione dell’azienda che, dopo un lungo periodo di successi, ha imboccato una discesa che ormai dura da troppi anni. Un declino che nessuno dei Ceo chiamati a dirigerla ha saputo bloccare e che ha portato all’annuncio di 2 mila licenziamenti.

 

Inizialmente, infatti, Thompson aveva parlato di un errore di ‘distrazione’, poi  aveva accusato i ‘cacciatori di teste’ della Heidrick & Struggles di aver inserito l’errore nel suo curriculum a bella posta, quando venne assunto a eBay, a metà degli anni 2000. La società ha comunque ribattuto che le affermazioni di Thompson sono palesemente false.

 

Una reazione così confusa che lo stesso consiglio di amministrazione ha deciso di aprire un’indagine interna e che ha pesato non poco sulla convinzione che Thompson fosse la persona meno adatta da tenere al timone dell’azienda in un momento così travagliato, anche di fronte alla crescente rabbia dei dipendenti dell’azienda (Leggi articolo Key4biz).

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