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Editoria: il governo spinge sul digitale. Approvato decreto su nuove misure di sostegno

Italia


Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi un Decreto legge e un Disegno di legge per il riordino dei contributi alle imprese editrici.

Tre le linee guida del decreto: contribuire al conseguimento del pareggio di bilancio pubblico; indirizzare le imprese verso l’innovazione e verso comportamenti aziendali coerenti con la trasformazione del mercato; realizzare in pieno l’obiettivo di tutela del pluralismo e sostegno alla effettiva fruizione di prodotti editoriali reali.

 

Il CDM ha approvato anche un Disegno di legge delega che prefigura un nuovo sistema di sostegno all’editoria, a partire dal 2014, che tenga conto della strutturale trasformazione che tale ambito dell’economia sta attraversando con il diffondersi dell’editoria digitale. Gli obiettivi consistono nel configurare una gamma di possibili incentivi coerenti con l’attuale situazione del mercato editoriale e sostenere l’innovazione, e in particolare le start-up e le iniziative editoriali che puntano alla multimedialità, al fine di modernizzare e sviluppare il settore, oltre che favorire, con attività di comunicazione e promozione, la diffusione della lettura, in particolare tra i giovani.

 

Per garantire l’adeguamento alle nuove esigenze del mercato dell’editoria, il decreto prevede inoltre che le imprese che hanno già ricevuto i contributi possano passare alla pubblicazione digitale, anche in via non esclusiva.

 

Le imprese editrici che diffondono esclusivamente online possono usufruire di un sostegno di durata biennale, a condizione che rispettino effettivamente la propria periodicità e siano accessibili (in digitale) anche a titolo oneroso. Il contributo consiste nella copertura del 70% dei costi e nella corresponsione di 0.10 euro per ciascuna copia venduta in abbonamento.

Vengono istituite poi una Commissione per ridefinire i soggetti editoriali meritevoli di sostegno pubblico, in particolare alto valore culturale, politico-sociale, e tradizione a livello locale e un Registro delle riviste di alta cultura.

 

Il governo spinge, quindi, sull’editoria digitale come aveva preannunciato ieri al Salone internazionale del libro di Torino il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Paolo Peluffo.

“Gli editori italiano sono un grande patrimonio e dobbiamo continuare a far sì che esistano”, ha detto Peluffo, intervenendo al Salone internazionale del libro di Torino.

“Io non credo in un mondo in cui c’è solo Amazon e i suoi meccanismi sui diritti editoriali”, ha commentato Peluffo, aggiungendo “Il digitale non è uno strumento che noi dobbiamo usare bene o male, è un mondo nuovo che si aggiunge al mondo antico e sta a noi fare in modo che non lo distrugga ma che tutti e due crescano. Non dobbiamo averne paura ma dobbiamo fare in modo non si distrugga la creazione del valore e che continuino ad esistere produttori in lingua italiana”.

 

Del resto il mercato parla da solo: nel primo trimestre 2012 ci sono “dati estremamente positivi nell’offerta di prodotti digitali in maniera legale. Ma dobbiamo fare di più: dobbiamo aumentare l’offerta auspicabilmente da parte di piattaforme di editori italiani e avere un occhio al prezzo”.

Anche se su questo punto pesa anche l’applicazione di aliquote IVA diverse tra cartaceo e digitale, su cui la Francia per esempio sta portando avanti una dura battaglia (Leggi Articolo Key4biz).

 

Secondo l’AIE, che a Torino ha presentato l’indagine NielsenBookScan, sono triplicati i titoli italiani in versione digitale: oggi sono 31.615, erano 11.271 nel maggio 2011. Ed è triplicata anche la disponibilità nei vari formati come ePub, pdf: le cosiddette ‘manifestazioni del titolo ebook’ sono oggi 43.427 contro le 15.339 del maggio 2011 (Leggi Articolo Key4biz).

 

E a Torino è emerso anche un dato nuovo, una svolta da parte degli editori che hanno ammesso: per far decollare il mercato dei libri digitali bisogna rimuovere i lucchetti antipirateria che, come la filigrana che impedisce la falsificazione delle banconote, consentono ai titolari di rendere protette, identificabili e tracciabili le loro opere.

Da Mondadori a Rcs, da Feltrinelli a IBS, sono tutti d’accordo nel ritenere che i sistemi DRM (Digital Rights Management) ostacolano la diffusione degli eBook, perché facilmente aggirabili dagli hacker.

“Meglio rischiare un po’ di pirateria, ma aprirsi all’editoria digitale per essere competitivi nei confronti della concorrenza americana”, ha commentato Vincenzo Russi, direttore generale del Cefriel.

Il timore è la grande avanzata degli OTT anche in Italia. Già in Francia gli editori si sono mobilitati per evitare che ‘ big players’ – Apple, Google, Amazon e adesso anche Microsoft in partnership con Barnes&Noble – possano colonizzare il mercato dell’editoria digitale, mettendo in difficoltà gli operatori locali specie perché si sottraggono al sistema fiscale dei Paesi nei quali operano (Leggi Articolo Key4biz).

Vale la pena, quindi, sfruttare il loro punto debole e cioè il fatto che offrono sistemi proprietari chiusi, anziché standard aperti che permettono agli utenti di poter spostare i loro eBook su più dispositivi mobili.

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