Digital Divide: fiscal compact, Metroweb e Cdp. Questi gli elementi chiave per rilanciare il Progetto BUL e portare la fibra in tutta Italia?

di Raffaella Natale |

Il governo già al lavoro per costituire un’Agenzia per l’agenda digitale che, una volta approvato il decreto Digitalia, proseguirà l’attività della cabina di regia e ingloberà anche le attuali funzioni di Digitpa.

Italia


Fibra ottica

Sbloccare e potenziare in Italia il Progetto banda ultralarga (BUL), che al momento coinvolge solo le regioni meridionali. E’ questo l’elemento chiave del piano del premier Mario Monti che ha ipotizzato di esentare per tre anni gli investimenti dal deficit nazionale e dal fiscal compact per la realizzazione degli obiettivi fissati dalla Digital Agenda (Leggi Articolo Key4biz).

 

E mentre la cabina di regia è al lavoro per mettere a punto il decreto ‘Digitalia‘, si pensa già alla costituzione di un’Agenzia per l’Agenda Digitale che ingloberà le funzioni di strutture preesistenti come l’agenzia DigitPA e l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione che ha sede a Milano. Si chiude, intanto, oggi la consultazione pubblica in vista della definizione delle politiche di sviluppo del Paese basate sull’economia digitale.

 

Lo scomputo dal deficit, come osserva il Sole24Ore, consentirebbe di impiegare risorse nazionali come cofinanziamento del ‘Connecting Europe Facility‘, il maxifondo europeo da 50 miliardi di euro, destinato a migliorare le reti europee di trasporto, energia e digitali.

Un meccanismo che prevede almeno 9,2 miliardi di euro per sostenere gli investimenti in reti a banda larga veloci e ultraveloci e in servizi digitali paneuropei (Leggi Articolo Key4biz).

Il finanziamento del meccanismo, secondo la Commissione Ue, potrà attrarre altri finanziamenti privati e pubblici, dando credibilità ai progetti infrastrutturali e riducendone i profili di rischio. Basandosi su stime relativamente prudenti, Bruxelles ritiene che il finanziamento per le infrastrutture di rete promuoverà investimenti pari a oltre 50 miliardi di euro.

 

La proposta di Monti è stata rilanciata anche dal Ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera: “Per costruire futuro e competitività del nostro Paese faremo di tutto  per convincere l’Europa a togliere da certi vincoli del fiscal compact talune tipologie di investimento come quelle per l’agenda digitale”.

Posizione condivisa anche da Confindustria e Assinform, l’associazione delle imprese ICT di Confindustria, che ha sottolineato come gli investimenti pubblici per la crescita e, in particolare, quelli per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e per l’Agenda Digitale italiana, siano essenziali per rilanciare la competitività del nostro sistema produttivo e del made in Italy.

 

Se l’idea di Monti andrà avanti, l’Italia potrebbe ritrovarsi un cospicuo potenziale da impiegare per estendere anche al Centro-Nord quanto già avviato nel Mezzogiorno attraverso l’impiego di fondi europei.

Il MiSE in collaborazione con il Ministero della Coesione territoriale di Fabrizio Barca ha messo in sicurezza dei fondi per le regioni meridionali, recuperando 700 milioni legati all’Europa, per superare il digital divide (Leggi Articolo Key4biz).

Un gap tecnologico che continua a pesare e a rallentare il decollo dell’Italia sul mercato Ict. I dati parlano chiaro: 4 famiglie italiane su 10 non hanno la possibilità di collegarsi a Internet tramite rete fissa. E il 39% della popolazione tra i 16 e i 74 anni non si è mai connessa alla rete né fissa né mobile.

E’ vero che l’Italia mantiene il primato per la digitalizzazione della PA con il 100% dei servizi resi disponibili online, ma è altrettanto vero che se mancano le connessioni veloci non si riesce a utilizzare l’eGovernment. Nei primi tre mesi dell’anno, infatti, solo il 10,7% dei cittadini ne ha usufruito.

Attivando anche le nuove risorse del ‘Connecting Europe Facility’ e dei relativi confinanziamenti nazionali, l’Italia dovrebbe riuscire a rispettare gli obiettivi della Digital Agenda per l’accesso universale alla banda larga nel 2020 di almeno 30 Mbps, prevedendo che almeno il 50% delle famiglie acquistino velocità superiori a 100 Mbps.

 

Secondo il Sole24Ore, così facendo tutto potrebbe convergere verso un più marcato ruolo della Cassa depositi e prestiti (Cdp) direttamente o indirettamente attraverso il supporto al piano di Metroweb, controllata da F2i (Fondo partecipato dalla Cdp), che prevede interventi sulla fibra ottica in 30 città per 4,5 miliardi di euro (Leggi Articolo Key4biz).

Il progetto è di tipo FTTH (Fiber-to-the-Home), la tecnologia che permette di portare la fibra fino a casa.

Per il quotidiano finanziario, “E’ intorno al ruolo Metroweb-Cdp, e alla sinergia del loro piano rispetto agli investimenti già programmati da Telecom Italia, che si giocherà la partita”.

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