Italia
Tengono i conti di Telecom Italia, che nonostante il difficile contesto macroeconomico, ha chiuso il primo trimestre 2012 con ricavi e utili in crescita, grazie al decisivo miglioramento del trend dei ricavi domestici (pari a 4,48 miliardi di euro) unito al positivo apporto delle attività sudamericane.
L’utile netto è stato di 606 milioni di euro (+10,4% rispetto al primo trimestre 2011), su ricavi pari a 7,4 miliardi di euro, in crescita del 4,5% rispetto al primo trimestre 2011 (+5,3% in termini organici).
L’EBITDA è cresciuto dell’1,2% a 2,96 miliardi di euro e l’EBIT è stato pari a 1,61 miliardi (+7,6% rispetto al primo trimestre 2011).
L’incidenza dell’EBITDA sui ricavi si è ridotta di 1,9 punti percentuali (40,1% nel primo trimestre 2012 a fronte del 42,0% nel primo trimestre 2011). Un andamento legato al maggior peso dei ricavi del Sud America, la cui marginalità è inferiore a quella del Business Domestico, nonché all’incremento del fatturato per terminali mobili, finalizzato ad una maggiore penetrazione dei servizi dati.
Sceso di altri 310 milioni di euro l’indebitamento finanziario netto rettificato, a 30,31 miliardi dai 30,62 del 31 marzo 2011. L’obiettivo, confermato dal presidente Franco Bernabè, è di arrivare a fine 2012 con un debito di 27,5 miliardi. Un target che potrà essere raggiunto, ha spiegato, grazie alla generazione di cassa attesa nei prossimi mesi.
I conti hanno beneficiato sia del recupero del trend dei ricavi in Italia dove la marginalità è stata mantenuta a circa il 50% – sia delle ottime performance delle controllate in Brasile e Argentina. Queste ultime hanno generato, nel primo trimestre, il 38% del fatturato e il 27% dell’EBITDA del Gruppo, che registra una marginalità al di sopra del 40%.
In Brasile, i ricavi Tim Brasil sono cresciuti del 19,1% a 4,4 miliardi di reais. Le linee complessive al 31 marzo 2012 sono pari a 67,2 milioni, in aumento del 4,9% rispetto al 31 dicembre 2011, corrispondenti ad un market share sulle linee del 26,80%.
In Argentina, la crescita dei ricavi è stata del 24% a 5,1 miliardi di pesos. La principale fonte di ricavi per la Business Unit Argentina è rappresentata dalla telefonia mobile che concorre per il 72% ai ricavi consolidati e che ha realizzato un incremento del 28% rispetto al primo trimestre 2011.
Riguardo i problemi che hanno investito la controllata brasiliana – l’Ad Luca Luciani si è dimesso in seguito al suo coinvolgimento nell’inchiesta delle Sim false – durante la conference call sui risultati, Bernabè ha sottolineato che entro tre mesi la situazione tornerà alla normalità: “…prima di tutto il successo di una società è il frutto del lavoro di un gruppo di persone non di un singolo individuo, e quel gruppo è ancora al suo posto”, ha affermato, spiegando che questo periodo ‘di transizione’ sarà gestito da Andrea Mangoni.
“Quello che abbiamo deciso di fare – ha chiarito Bernabè, sottolineando che le dimissioni di Luciani meritano un commento – è dare ad Andrea Mangoni il compito di operare in qualità di supervisore temporaneamente, ha una forte esperienza come chief executive e gestirà la transizione, ma stiamo già cercando altri che potrebbero assumere il ruolo di Luca per rilanciare il piano di Tim Brasil, piano che non cambierà”.
Bernabè si è soffermato quindi sul dibattito in atto sulla separazione della rete, un’ipotesi sempre vista come il fumo negli occhi dalla società e sulla quale la società non sta subendo, al momento, ‘pressioni esterne’.
“Non abbiamo intenzione di perdere il controllo della rete, che rimane un asset chiave”, ha affermato, ribadendo che “…non ci sono discussioni in corso su una separazione” e che se modifiche ci saranno, saranno atte a rendere la gestione dell’infrastruttura più trasparente e a creare maggiore valore per gli azionisti.
“Come abbiamo fatto con Open Acces, quando abbiamo deciso di lanciarci in una separazione organizzativa che ci ha dato grandi vantaggio in Italia da un punto di vista normativo, abbiamo deciso di esplorare eventuali opzioni, che possano presentasi in futuro per open acces e che possano eventualmente creare valore per gli azionisti”, ha riferito il presidente Telecom, dicendosi pronto e disposto a impegnarsi personalmente “presso gli enti regolatori europei per migliorare la nostra posizione sul broadband”.
Tornando alle prospettive finanziarie del gruppo, Bernabè si è detto sicuro che la “…crescente generazione di cassa, che avverrà principalmente nella seconda parte dell’anno, ci permette di confermare tutti i target di fine 2012″, ha affermato Bernabè.
Il flusso di cassa della gestione operativa è pari a 626 milioni di euro, in calo rispetto a 1,07 miliardi di euro nel primo trimestre 2011 a causa, spiega l’azienda, “sia della stagionale dinamica degli esborsi relativi al fatturato passivo dell’ultimo trimestre dell’esercizio precedente, sia degli effetti negativi conseguenti al pagamento delle imposte connesse all’esercizio di attività di telecomunicazioni da parte della Business Unit Brasile il cui versamento è effettuato in un’unica soluzione entro la fine del mese di marzo di ciascun anno”.
Per quanto riguarda, nello specifico, l’andamento del mercato italiano, i ricavi ‘core’ si attestano a 4,2 miliardi (-3,3%), con una flessione di 26 milioni di euro nel segmento consumer, interamente riconducibile ai servizi tradizionali di Fonia e Messaging, ma in buona parte compensata dallo sviluppo dei ricavi Internet Mobile (+27 milioni di euro, +17,5% rispetto al primo trimestre 2011) e da Accesso Broadband Fisso (+5 milioni di euro, +2,2% rispetto al medesimo periodo del 2011).
Di 47 milioni di euro è invece la flessione nel comparto Business, dove la customer base ha subìto un’erosione del 6,3%.
Contestualmente alla presentazione dei ricavi, la società ha annunciato l’avvio del processo di dismissione delle attività nel settore dei media.