Twitter: nuovo allarme privacy, mentre il sito si oppone alla richiesta di un tribunale Usa di fornire i dati di un utente

di Alessandra Talarico |

Un tribunale chiede i dati di un utente coinvolto nel movimento Occupy Wall Street, ma Twitter si oppone: le condizioni d’uso indicano infatti, molto chiaramente, che gli utenti sono proprietari dei loro contenuti.

Stati Uniti


Twitter

Le password di oltre 55 mila utenti Twitter sono state pubblicate sulla famigerata rete di condivisione Pastebin.com, dove in precedenza erano finite anche diverse migliaia di account Facebook e Sony.

Il sito di microblogging, appurata la situazione, ha spiegato di aver avviato un’indagine e di aver già inviato dei messaggi per reimpostare le password agli account che sarebbero stati colpiti. Circa la metà degli account, ha informato la società, sarebbero duplicati o compromessi da spam.

Secondo il sito AllThingsD la responsabilità dell’accaduto sarebbe da attribuire a qualcuno affiliato al movimento Anonymous.

 

Si apprende intanto che Twitter avrebbe rifiutato di fornire alle autorità i dati di un proprio utente, Malcolm Harris, accusato di turbamento dell’ordine pubblico per aver partecipato a una manifestazione di Occupy Wall Street lo scorso anno.

 

La notizia è stata resa nota dall’organizzazione per i diritti civili Aclu, che definisce la decisione di Twitter molto importante per la difesa della libertà di espressione.

 

In una mozione depositata presso una corte di New York, la società afferma che l’obbligo di fornire i dati degli utenti violerebbe le leggi federali e priverebbe gli internauti del diritto di proprietà sui messaggi pubblicati sul sito.

Secondo Aclu, la questione interviene in un contesto in cui “i servizi di polizia federali, statali e anche municipali, sono sempre più aggressivi nel loro tentativo di ottenere informazioni sull’attività degli internauti”.

 

“Anche se gli utenti internet possono cercare di difendere i loro diritti nelle rare circostanze in cui riescono a venire a conoscenza della richiesta prima che le loro informazioni vengano consegnate, come in questo caso, la corte ha stabilito che questo utente non avesse il diritto di opporsi alla citazione del procuratore distrettuale”, ha riferito il legale di Aclu, Aden Fine.

Secondo il giudice, infatti, i dati internet non sono un bene materiale e non possono essere protetti allo stesso modo.

 

Nella sua mozione, Twitter ribatte tuttavia che gli utenti hanno dei diritti sui messaggi postati e sulle altre informazioni registrate sul sito.

Le condizioni d’uso indicano infatti, molto chiaramente, “che gli utenti sono proprietari dei loro contenuti”, ha spiegato il responsabile legale di Twitter Ben Lee, all’AFP.

“La nostra mozione riafferma il nostro chiaro impegno in difesa dei diritti dei nostri utenti”, ha aggiunto.

 

Per l’avvocato Fine, internet rappresenta in qualche modo “la massima espressione del Primo Emendamento, in quanto consente alle persone di comunicare con chiunque e in qualsiasi momento”. Ma la libertà di espressione è sempre più spesso minacciata e, quindi, tutto dipende dalla internet companies che gestiscono i servizi.

Anche se il governo è vincolato dal primo emendamento, questo non sempre riesce a impedire alle società internet di limitare il diritto alla libertà di espressione”, ha detto Fine, sottolineando che proprio per questo è così importante incoraggiare “quelle compagnie a cui sempre più spesso tutti noi ci affidiamo, a fare quello che possono per proteggere i nostri diritti”. Così come è importante “che il pubblico e le altre compagnie sappiano quando una di loro difende i diritti dei propri utenti”.

 

“Twitter – ha concluso – merita il nostro applauso e speriamo che anche altri seguano il suo esempio. I nostri diritti potrebbero dipendere da questo”.

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