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La strategia digitale di Francois Hollande: ‘eSkills, digitalizzazione della PA, sostegno alle PMI e alla ricerca’. Manterrà le promesse?

Francia


Alfabetizzazione digitale, sostegno alle PMI più innovatrici, nuova fiscalità per le web company: su questi assi si è imperniato il versante ‘digitale’ della campagna elettorale di François Hollande. Ora che è stato eletto, anche se con uno scarto abbastanza ridotto (51,63% dei voti, contro il 48,37% di Nicolas Sarkozy) il neopresidente francese dovrà dimostrarsi all’altezza delle aspettative anche in termini di ‘trasformazione digitale’ dell’economia e della società.

 

In una lettera inviata al Collectif du Numerique, un’associazione che riunisce 21 associazioni di settore e che aveva invitato i candidati ad esprimere i loro progetti su sei tematiche inerenti il digitale (visione strategica del digitale in ottica occupazionale; aspetti regolamentari e fiscali; innovazione digitale; formazione; digitalizzazione della PA), Hollande aveva sottolineato che “il digitale è una questione fondamentale per l’avvenire del Paese e dei giovani”.

Anche se la Francia, ha scritto ancora, ha le migliori premesse per affrontare questa “nuova rivoluzione industriale” – quali la qualità dell’istruzione, della ricerca e delle infrastrutture – il Paese ha ugualmente degli ‘handicap’, tra i quali Hollande indica “Il soffitto di cristallo che blocca la crescita delle PMI, la carenza di capitale d’investimento, l’abbandono della R&S industriale”.

Dopo aver ovviamente criticato l’operato di Sarkozy su tematiche quali la ‘Google Tax‘ e l’Hadopi, Hollande ha sottolineato l’intenzione di “ripensare la governance del digitale, riformare lo statuto delle start up innovatrici (JEI) e rimpiazzare l’Hadopi con una Autorità dalle competenze più estese”.

Anche Hollande intende “mettere fine all’ingiustizia che vede i giganti internet pagare una minima parte delle loro imposte in Francia, dove pure gestiscono una fiorente attività”. Ma la soluzione, secondo il nuovo presidente, passa dall’Europa: “proporremo ai nostri partner – ha scritto – di rinegoziare le convenzioni internazionali alla base di questa evasione fiscale”, ma “lavoreremo ugualmente a una soluzione nazionale”, con la previsione di una tassa ‘progressiva’ in funzione delle dimensioni dell’azienda e con un tasso più basso sull’utile reinvestito rispetto a quello distribuito agli azionisti.

 

Hollande si è detto anche favorevole all’istituzione di “habeas corpus digitale” che garantisca i diritti e le libertà di ciascuno nell’era digitale e ha insistito molto sulla necessità che i giovani non solo abbiano a disposizione tutti gli strumenti digitali, ma che siano anche “creatori e decodificatori dell’universo digitale”. E questo sarà possibile se la scuola e l’università faranno la loro parte.

 

La formazione ai nuovi mestieri ‘hi-tech’, ha aggiunto, non deve essere “appannaggio degli ingegneri”: è necessario che i giovani siano qualificati per lavori ‘intermedi’ in settori quali la programmazione, l’amministrazione di rete o ancora la gestione delle comunità digitali.

 

Allo studio, anche, la creazione di una ‘Banca pubblica d’investimenti’ – che sosterrà le PMI e favorirà tutta la filiera, dalla fibra ottica all’eHealth, attraverso i fondi regionali e la creazione di nuovi strumenti ad hoc – e la previsione di favorire l’accesso al credito da parte delle PMI che fanno ricerca.

 

Infine, la strategia di Hollande passa anche da una ‘rivoluzione digitale’ delle pubbliche amministrazioni, che dovranno sfruttare le forti competenze interne per gestire i sistemi informatici;  condividere le risorse; preferire l’agilità alla logica dei grandi progetti; adottare software libero e standard aperti.

 

Se questa strategia passerà anche dalla nomina di un ministro ad hoc, ancora non si sa, ma c’è già chi fa il nome di Fleur Pellerin, consigliere alla strategia digitale durante la campagna elettorale del neopresidente.

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