Germania
L’ACTA, il controverso accordo anticontraffazione che riguarda anche la pirateria online, non ha futuro. A dirlo non è stato uno qualunque, ma direttamente il Commissario Ue per la Digital Agenda Neelie Kroes che, intervenendo alla conferenza “The European public on the Net” di Re:publica, a Berlino (Leggi Articolo Key4biz), ha detto senza mezzi termini che “non sarà più una preoccupazione”.
“Non preoccupatevi più dell’ACTA” ha dichiarato il Commissario a questo incontro al quale hanno partecipato i blogger più influenti del mondo.
Poche parole ma di peso che sembrano voler significare che il destino di questo Accordo, che ha diviso l’Europa, sembra ormai segnato.
Secondo il sito specializzato ZDNet, la Kroes ha anche sottolineato l’importanza di tutte le manifestazioni di protesta che si sono organizzate in diversi Paesi contro questo Trattato, che ha definito: “Una voce politica nuova e forte”.
Una mobilitazione che in Europa è partita dalla Polonia che ma che s’è rapidamente estesa, coinvolgendo soprattutto l’est europeo, la Germania, la Francia e anche l’Italia.
“Probabilmente vivremo in un modo senza SOPA e ACTA”, ha ammesso la Kroes, riconoscendo tuttavia la necessità di continuare a difendere i diritti degli artisti nell’era digitale.
La Commissione Ue, che ufficialmente difende ACTA e recentemente ha chiesto al Parlamento europeo di spostare il proprio voto in attesa che si pronunci la Corte di Giustizia, è in realtà divisa su questo argomento (Leggi Articolo Key4biz).
In una conferenza stampa tenutasi oggi a Bruxelles, la portavoce della Kroes, Ryan Heath, ha spiegato che il Commissario “non ha detto che ACTA è morto e sepolto“, ha invece prospettato quella che ormai sembra “una realtà politica“.
Anche il Garante europeo della privacy ha espresso forti perplessità. La Commissione commercio internazionale del Parlamento Ue ha chiesto più tempo ma questo potrebbe far slittare a luglio il voto degli europarlamentari (Leggi Articolo key4biz).
Intanto il Gruppo ALDE (liberali) ha annunciato che chiederà il rigetto di ACTA, unendosi così a socialisti & democratici, verdi, estrema destra e sinistra. I liberali propongono che la materia del copyright online sia trattata a parte.
Anche il PPE sembra aver smorzato i toni e chiesto chiarezza sui seguenti punti: gli Internet providers non devono essere obbligati ad agire come i poliziotti della rete; occorre definire meglio i “large scale IPR infringement”, in modo da non criminalizzare gli utenti individuali.
L’ACTA è stato firmato da 22 dei 27 Paesi Ue. Negoziato tra Ue, Stati Uniti, Giappone, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Corea del Sud, Marocco, Messico e Svizzera, il Trattato è dedicato alla protezione degli IPR su beni, servizi e prodotti immateriali, dalle medicine fino al downloading illegale dalla rete (Leggi Articolo Key4biz).
Due sono gli aspetti più controversi di questo Accordo: la parte che riguarda i farmaci generici che ha sollevato la protesta di alcune ONG e parlamentari europei, ma sono soprattutto i provvedimenti sul diritto d’autore online che hanno spinto migliaia di giovani a manifestare in tutta Europa e a infiammare il dibattito europeo dentro e fuori le sedi istituzionali.
Gli oppositori di ACTA parlano di un ‘testo liberticida’, che porterà a un ‘controllo di polizia del web’, visto che “gli aventi diritto potranno ottenere gli indirizzi IP degli utenti e questo a dispetto della net neutrality“, ha spiegato l’europarlamentare socialista Françoise Castex.
Argomentazioni ovviamente non condivise dai sostenitori del Trattato come Véronique Desbrosses, segretario generale della Gesac che rappresenta le società europee degli autori e dei compositori. Sulla stessa linea la potente associazione Bascap, alla quale partecipano colossi come Microsoft, NBC Universal e Vivendi.