Street View di nuovo nel mirino dei garanti privacy Ue. Jacob Kohnstamm (Articolo 29): ‘Google ci ha ingannati’

di Alessandra Talarico |

I garanti privacy di Francia e Germania si sono detti pronti a riaprire il caso a fronte dei risultati del report della FCC, secondo cui la raccolta dati non fu il frutto di un ‘errore’: l’azienda ne era a conoscenza.

Europa


Google Street View

I Garanti privacy di Francia e Regno Unito sono pronti a riaprire il dossier ‘Street View‘ dopo che le rivelazioni contenute in un dossier pubblicato dalla Federal Communications Commission e in base al quale l’attività di raccolta dei dati personali degli utenti effettuata dalle Google Car non sarebbe stata affatto dovuta a un errore di programmazione: l’azienda sapeva quello che stava succedendo.

In base alle risultanze delle indagini condotte negli Usa, Google non avrebbe violato alcuna legge, ma dovrà ugualmente pagare una multa da 25 mila dollari per aver “deliberatamente impedito e ritardato” le indagini sulla raccolta dati. Una precedente indagine della Federal Trade Commission si era chiusa senza sanzioni per l’azienda.

 

Secondo Jacob Kohnstamm, Garante privacy olandese e presidente del Working group europeo Articolo 29, molte autorità europee per la privacy si sentono ingannate da Google e chiedono una risposta globale più forte.

“È ora – ha affermato – che le autorità per la privacy di tutto il mondo lavorino insieme per far sì che l’azienda si assuma le sue responsabilità”.

 

I garanti privacy di Francia e Germania si sono detti pronti a riaprire il caso a fronte dei risultati del report della FCC.

 

Lanciato nel 2007, Street View offre una panoramica delle strade in 3D, permettendo agli utenti di sposarsi virtualmente lungo le vie.

La raccolta di oltre 600 gigabytes di dati personali – incluse email, foto, cronologia e password – a opera delle Google Cars venne scoperta in Germania nel 2010 e causò una reazione a catena in diversi paesi europei.

La società si scusò ufficialmente dell’accaduto: In una nota sul blog ufficiale della compagnia, Alan Eustace, vicepresidente di Google Engineering & Research, affermò che si era trattato solo di frammenti di dati, che Google non avrebbe mai utilizzato.

Ma come è potuto succedere? Risponde sempre Eustace che “semplicemente è stato un errore: nel 2006 un ingegnere che lavorava su un progetto Wi-Fi sperimentale ha scritto una porzione di codice che indicizzava tutte le categorie di dati provenienti da reti Wi-Fi pubbliche…questo codice è stato erroneamente inserito nei software utilizzati per il servizio Street View”.

Tutte le indagini aperte in Europa – tranne due, una regolamentare e una penale avviate in Germania – vennero chiuse dopo le scuse dell’azienda, ma ora, a fronte di queste nuove rivelazioni, le cose potrebbero cambiare.

 

“Ci era stato detto che era stato un errore”, ha affermato il garante privacy tedesco Johannes Caspar. “Ma ora – ha aggiunto – apprendiamo che non si è trattato affatto di un errore e che l’azienda sapeva che queste informazioni venivano raccolte. Questo pone la questione sotto una luce completamente diversa”.

 

L’Autorità francese per la protezione dei dati personali (CNIL) – che lo scorso anno ha comminato all’azienda una multa record da 100 mila euro al per la raccolta ‘sleale’ di dati privati all’insaputa dei titolari – sta conducendo intanto un’ampia indagine in merito alla legalità delle nuove norme dell’azienda sulla protezione dei dati degli utenti, entrate in vigore lo scorso 1° marzo.

L’Autorità d’oltralpe sta attualmente analizzando le risposte alle 69 domande inviate a Google, ma è probabile che a queste ne verranno aggiunte altre relative alla raccolta dati tramite Street View.

 

La vicenda sarà sicuramente al centro della conferenza annuale dei garanti privacy europei, che si è aperta oggi in Lussemburgo, ha assicurato Kohnstamm.

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