Accesso disaggregato: Agcom avvia discussioni in attesa della risposta del Governo ai dubbi Ue

di Alessandra Talarico |

Il Consiglio Agcom non ha tuttavia approfondito gli aspetti tecnici della questione, che verranno affrontati probabilmente in una delle prossime riunioni, né ha stabilito se aprire un’analisi di mercato.

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La questione dell’accesso disaggregato è arrivata stamani sul tavolo dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Il Consiglio dell’Agcom ha avviato le discussioni sulle nuove norme che affidano all’Autorità il compito di individuare misure idonee ad assicurare l’offerta disaggregata dei servizi sull’ultimo miglio della rete fissa di telecomunicazioni.

Il Consiglio Agcom non ha tuttavia approfondito gli aspetti tecnici della questione, che verranno affrontati probabilmente in una delle prossime riunioni, né ha stabilito se aprire un’analisi di mercato. Si attende infatti di conoscere la risposta che il Governo darà alla Commissione europea, che in due distinte lettere ha chiesto chiarimenti all’Italia, temendo le ripercussioni delle nuove norme sull’indipendenza dell’Autorità italiana.

 

La questione sarà quindi affrontata dal nuovo Consiglio Agcom, visto che a metà maggio scade il mandato di quello attuale.

 

Il servizio di accesso disaggregato (unbundling) è il servizio che consente agli operatori diversi da Telecom Italia e che non possiedono una propria rete di accesso di offrire servizi di accesso diretto (voce a dati) ai propri clienti. Il servizio consiste nell’affitto da parte di Telecom Italia del cosiddetto “ultimo miglio” della propria rete in rame, ossia del collegamento in rame che si sviluppa da casa dell’utente alla prima centrale telefonica.

 

In base a quanto stabilito inizialmente da un emendamento presentato dalla Lega al decreto Semplificazioni, “al fine di garantire la massima concorrenzialità nel mercato delle telecomunicazioni i servizi di accesso all’ingrosso di rete fissa devono essere offerti agli operatori concorrenti in maniera disaggregata in modo che gli stessi operatori non debbano pagare per servizi non richiesti e si possa creare un regime concorrenziale anche per i servizi accessori”.

 

Dal momento che il quadro normativo comunitario conferisce chiaramente al regolatore – e non al legislatore – il compito di determinare la necessità di una regolamentazione dei mercati nazionali delle telecomunicazioni, il Governo è intervenuto per correggere il testo, riconsegnando al regolatore la competenza di individuare le modalità e i prezzi per l’unbundling.

La Commissione, nel frattempo, si è mossa per chiedere al Governo un chiarimento che assicuri la compatibilità dell’emendamento con la legislazione europea, ma non ha ottenuto risposta e, ieri, il portavoce del Commissario Ue per l’Agenda Digitale, Ryan Heath ha ribadito che l’esecutivo europeo potrebbe anche decidere di aprire una procedura di infrazione formale contro l’Italia se non venisse rassicurata dalle spiegazioni fornite.

“Nel caso in cui la Commissione dovesse avere dei dubbi potrebbe considerare di sospendere per tre mesi l’implementazione delle delibere Agcom” al fine di mettere a punto insieme ad Agcom e Berec, “le misure più appropriate”, ha affermato Heath.

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