Italia
Una crescita del PIL nazionale di circa 30 miliardi di euro, un raddoppio delle esportazioni per le imprese italiane, la creazione nell’immediato di migliaia di posti di lavoro.
Le tecnologie informatiche sono in grado di produrre tutto questo, secondo i dati presentati lo scorso 18 aprile al convegno “Innovazione e crescita digitale, politiche e progetti per la Pmi”, svoltosi al Grand Hotel Baia Verde di Acicastello.
L’Italia, e soprattutto la Sicilia insieme ad altre regioni del Mezzogiorno, non conosce infatti uno sviluppo forte su questo fronte e il Convegno nasce proprio dall’esigenza di sensibilizzare e informare i funzionari delle quattro regioni dell’Obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), ma anche i rappresentanti delle PMI e le associazioni di categoria, su quali benefici possono derivare dall’utilizzo delle tecnologie digitali alle piccole e medie imprese e alle reti d’impresa nell’attuale congiuntura.
“Non si tratta di mancanza di infrastrutture o investimenti, perché gli strumenti esistono. È necessario piuttosto incrementare e migliorare i contenuti da digitalizzare e la loro varietà da trasmettere, in concomitanza con un massiccio utilizzo di tutte le piattaforme” ha affermato Ennio Bertolazzi, responsabile del Progetto operativo di assistenza tecnica alle regioni dell’Obiettivo convergenza “Poat – Società dell’Informazione” (POAT-SI), guidato dal Dipartimento per la digitalizzazione della P.A. e l’innovazione tecnologica, della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Cinque, secondo gli studi presentati, le barriere che relegano l’Italia al 27esimo posto in Europa nel settore delle ICT (Information and Communication Technology): l’insufficiente accesso alla banda larga, perché la scarsa qualità delle infrastrutture di Internet non permette di far fronte alla domanda digitale emergente; la scarsa propensione all’e-commerce (vendita e acquisto on line), e dunque poca generazione di economia digitale; la limitata divulgazione di servizi online della PA, il cosiddetto ‘eGovernment’ (in Italia l’offerta di servizi è cospicua ma molto poco utilizzata); i limiti nel quadro normativo; la carenza di competenze digitali.
È dunque l’atteggiamento culturale la leva su cui far forza, il superamento di dubbi e avversioni verso le nuove tecnologie, a volte considerate “nemiche” piuttosto che reali e pronte opportunità di crescita, quali realmente sono soprattutto nell’attuale e delicato panorama economico. A confermarlo anche il presidente del Parco scientifico e tecnologico della Sicilia Marco Romano, che questa mattina ha aperto i lavori insieme al presidente di Sviluppo Italia Sicilia Umberto Vattani.
Il Parco è infatti una delle maggiori e qualificate realtà regionali che si pongono come punto di riferimento per le piccole e medie imprese che vogliono e possono crescere puntando su ricerca e innovazione.
“Il nostro impegno – ha affermato Romano – è quello di accompagnare le aziende nella scoperta e nell’impiego di nuove idee di successo, trasferendo loro il know how tecnologico e mettendo a disposizione spazi e servizi”.
Romano è quindi passato a descrivere “Smart4Sicily“, un modello di business collaborativo per l’integrazione delle relazioni di filiera tra ricerca scientifica e mercato globale.
“Il quattro – spiega – indica il numero delle aree che mettiamo in rete: ‘Tecnologie’, dove si incontrano domanda e offerta di innovazioni; ‘Competenze’, da valorizzare sul piano tecnico-scientifico; ‘Location’, per l’attrazione di investimenti sul territorio; infine ‘Finanza’, vale a dire lo scouting di finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo”.
Attraverso un excursus storico sull’informatizzazione della Pubblica amministrazione negli ultimi decenni, in particolar modo del ministero degli Esteri, l’ambasciatore Vattani ha rimarcato che “l’innovazione non proviene e non deve provenire solo dalle grosse realtà imprenditoriali, ma anche dalle idee e dalle sperimentazioni che nascono nei piccoli ambiti produttivi. La Sicilia, e le altre regioni dell’Obiettivo convergenza, hanno l’intelligenza per innescare questo processo virtuoso e dunque devono fare tesoro del supporto offerto loro dallo Stato e dall’Europa. Per introdurre le trasformazioni bisogna crederci”.
La giornata di studi si è avvalsa degli interventi di qualificati esperti del settore quali: Leorizio D’Aversa di Digital Advisory Group Italia; l’economista Raffaele Brancati; Giuseppe Avallone di C. Borgomeo & Co.; Fabio Fregonese di Innovhub; Fabio Feruglio di Friuli Innovazione; Elita Schillaci della facoltà di Economia dell’Università di Catania; Adriana Agrimi della Regione Puglia; Dario Tornabene della Regione Siciliana; e Luca Salvioli del Sole24Ore.
POAT-SI è un progetto cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) all’interno del PON GAT 2007-2013 e il suo obiettivo ultimo è rafforzamento delle competenze presenti nelle strutture delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza con particolare riferimento alle capacità di condurre le attività di programmazione, gestione ed attuazione dei programmi e dei progetti relativi all’eGovernment e alla Società dell’informazione.
La mission del progetto è quindi la massima valorizzazione del patrimonio comune di conoscenze e di modalità di intervento di funzionari, dirigenti delle amministrazioni centrali e regionali, degli enti locali e nazionali, delle società in-house regionali, docenti e ricercatori. (a.t.)