Unione Europea
Via libera dalla Commissione Ue all’acquisto di EMI Music Publishing, da parte del consorzio guidato dalla giapponese Sony, di cui fa parte anche Mubadala, un fondo di investimenti degli Emirati Arabi.
Questa operazione da 1,6 miliardi di euro deve, però, avere ancora l’OK dalle Autorità Antitrust di Stati Uniti, Brasile e Australia.
Il Commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia, ha spiegato che l’autorizzazione è motivata dalla concessione fatte da Sony e Mubadala, che “hanno offerto di cedere cataloghi di grande valore contenenti titoli tra i più venduti, così come le opere di autori di successo o di quelli promettenti”.
Secondo una fonte, il consorzio capeggiato da Sony si sarebbe impegnato a vendere 4 cataloghi di canzoni anglo-americane che hanno generato revenue per 25 milioni di euro lo scorso anno. Vale a dire meno del 2% sul totale delle entrate del nuovo gruppo, una concessione che sembra veramente piccola. Si tratta tuttavia di un passo avanti rispetto alle iniziali concessioni proposte da Sony (Leggi Articolo Key4biz).
Tra gli artisti dei 4 cataloghi appaiono grossi nomi come Lenny Kravitz, Robbie Williams, Tears for Fears, Placebo e anche The Kooks.
Nelle prossime settimane si terrà l’asta che dovrebbe così placare le ansie di Bruxelles che temeva forti ripercussioni sul mercato britannico e irlandese, dove la nuova unità avrebbe avuto troppo peso proprio per via dei diritti sulla musica anglo-americana.
In ogni caso, Sony e i suoi partner evitano il triste destino di Universal che nel 2006 aveva visto respingersi da Bruxelles il progetto d’acquisto dell’edizioni di BMG.
Stando al parere di una fonte vicina al dossier, le due situazioni sarebbero diverse, perché “il consorzio guidato dal gruppo giapponese consente una netta distinzione con la divisione musicale, diversamente dalla situazione di sei anni fa”.
Sony ha poi potuto beneficiare anche di un altro aspetto dello spezzatino di EMI. Universal Music sta, infatti, tentando di rilevare EMI Recording per 1,4 miliardi di euro.
“Anche se importanti, i mezzi della Commissione restano limitati e sono piuttosto concentrati sul tentativo di acquisto di Universal, che spiega anche la rapidità della decisione su Sony”, ha commentato un esperto conoscitore degli arcani europei.
Nelle prossime settimane lo staff dell’Antitrust Ue dovrà adesso concentrarsi sull’operazione che riguarda Universal, che è oggetto di un’inchiesta approfondita i cui risultati dovrebbero pervenire da qui agli inizi di settembre.
La fusione tra i due giganti della discografia mondiale farebbe infatti nascere un colosso che totalizzerebbe un terzo delle vendite mondiali.
Impala, che rappresenta le etichette indipendenti europee, aveva chiesto alla Commissione Ue di bloccare l’operazione di Sony, sostenendo che avrebbe detto eccessivo potere a Sony e avrebbe determinato una concentrazione sul mercato eccessivamente pericolosa.
Secondo Impala la Ue avrebbe dovuto studiare e testare meglio le concessione di Sony.
Per Helen Smith, presidente esecutivo di Impala, si tratta di “una cattiva notizia per gli autori ed editori europei, così come per le società di gestione collettiva, etichette e servizi di musica online” che hanno bisogno di poter contare su condizioni di mercato eque.
Sulla scia di quanto dichiarato da Martin Bandier, CEO di Sony/ATV, sui futuri tagli all’occupazione in Sony ed EMI, Impala s’è detta preoccupata per il futuro dei dipendenti delle aziende.
Probabilmente sulla decisione Ue ha pesato l’argomentazione avanzata da Sony in merito alla crescente presenza di distributori di musica online come Apple, Amazon e Spotify che garantirebbero maggiore concorrenza sul mercato della musica.
Ma per Michel Lambot,cofondatore di PIAS Entertainment Group e copresidente di Impala l’attuale decisione va invece nel senso opposto della posizione ufficiale della Ue di mettere la conoscenza e internet al centro del suo sviluppo.
“Da oggi – ha spiegato Lambot – ogni sviluppatore web dovrà ottenere un’autorizzazione da Sony/EMI per poter mettere la loro musica sulla propria piattaforma. Quanti di loro avranno una risposta positiva?”.