Frequenze: Rai e Mediaset potranno partecipare all’asta a meno che il Ministero conceda il cambio d’uso dei multiplex per DVB-H e DVB-T2

di Raffaella Natale |

Se così fosse, raggiungerebbero il limite dei cinque multiplex fissato dall’Antitrust Ue.

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Rai e Mediaset potranno partecipare all’asta, stando all’emendamento presentato dal governo che annulla il beauty contest per avviare un’asta onerosa per l’assegnazione delle frequenze televisive.

A smentire l’azienda di Cologno Monzese è intervenuto Antonio Sassano, uno dei maggiori esperti italiani nel campo delle frequenze, che dà ragione al Ministro Corrado Passera: “L’articolato messo a punto dal governo non presenta ostacoli alla partecipazione di nessun operatore italiano” (Leggi Articolo Key4biz).

I due broadcaster potranno quindi partecipare ma, ha precisato all’Ansa l’ingegnere e professore dell’Università La Sapienza di Roma, “non è detto che facciano le stesse scelte perché sono in posizioni diverse”.

Sassano ha, quindi, spiegato che “Il limite antitrust europeo è fissato a cinque multiplex per il digitale terrestre, Rai e Mediaset sono a quota quattro multiplex. In più, ne hanno uno a testa per altri tipi di trasmissioni. Se chiedessero la conversione di questi ultimi multiplex prima della gara, raggiungerebbero il limite e non potrebbero partecipare. Però è facoltà, non obbligo del ministero concedere la trasformazione, anche se per motivi tecnici ritengo che dovrebbe concederla. Inoltre mi pare difficile che tale conversione avvenga prima della gara, che deve essere indetta entro 120 giorni”.

 

Il nodo sta nel cambio di destinazione d’uso delle frequenze DVB-H, che servono per la Tv mobile, per trasmettere programmi televisivi su digitale terrestre in DVB-T.

Questa opportunità sarebbe offerta dal nuovo Codice delle Comunicazioni approvato dal Governo il 6 aprile in prima lettura, col Decreto legislativo che attua la Direttiva 2009/140/CE sulle comunicazioni elettroniche (Leggi Articolo Key4biz).

Stando al parere di alcuni esperti, la possibilità di trasformare la destinazione d’uso delle frequenze DVB-H sarebbe legata al principio generale della neutralità tecnologica contenuto nell’articolo 9, comma 1° del decreto legislativo, che ora è al vaglio del Parlamento per il parere.

All’articolo 12, inoltre, si descrive l’opportunità, fino al 25 maggio 2016, di chiedere la conversione delle frequenze all’Agcom e al Ministero dello Sviluppo economico. Non si tratta di un’assegnazione automatica, ma è un’opportunità in più per i broadcaster.

La conversione del DVB-H era già stata richiesta da H3G nei mesi scorsi. Ma il quel caso l’Agcom aveva rifiutato il cambio di targa, nonostante il parere favorevole dell’allora Ministro Paolo Romani, perché contrario alle norme nazionali ed europee in materia (Leggi Articolo Key4biz).

Oggi le cose cambiano e ben si comprende come questa norma possa modificare profondamente il mercato audiovisivo concedendo nuove opportunità agli operatori televisivi che possiedono un multiplex per la trasmissione in DVB-H (Leggi Articolo Key4biz), una tecnologia ormai morta. E’ evidente che la diffusione del video-streaming, nell’ambito del più generale sviluppo dell’accesso mobile a Internet sulle reti 3G, ha raffreddato l’originale interesse di broadcaster e operatori mobili per il DVB-H. Nei principali paesi europei,  gli operatori che avevano avviato il servizio sono stati costretti ad uscire dal mercato e, in alcuni casi, a restituire le frequenze.

 

Tornando a Rai e Mediaset, il limite dei cinque multiplex era già previsto dal regolamento sul beauty contest, che aveva ricevuto l’OK anche dalla Commissione Ue. Ricordiamo, inoltre, che l’Italia è ancora oggetto di una procedura di infrazione avviata da Bruxelles, per non aver garantito il giusto spazio ai new entrant.

Senza Rai e Mediaset, ha detto Pier Silvio Berlusconi, l’asta “sarà al ribasso“. Il vicepresidente dell’azienda televisiva ha annunciato che il gruppo deciderà successivamente se presentare un’offerta, aggiungendo “di sicuro combatteremo fino in fondo per essere ai nastri di partenza”.

 

Per Sassano, i due broadcaster potrebbero, però, seguire strade differenti, perché Mediaset ha il DVB-H mentre la Tv pubblica il DVB-T2, per il digitale terrestre in alta definizione.

Mediaset – ha precisato Sassano – ha un canale di alta qualità e quindi potrebbe optare per la sua conversione, evitando esborsi legati alla gara. La principale preoccupazione di Mediaset è non poter arrivare a sei multiplex”. “La Rai – ha detto ancora – ha invece ottenuto il canale 11 per la sperimentazione del nuovo standard del digitale terrestre, che non consente una buona copertura nazionale e ha problemi di interferenza. Potrebbe quindi preferire partecipare alla gara, prendere una buona frequenza ed eventualmente restituire il canale 11. O meglio tenerlo, anche alla luce dell’adeguamento dei televisori alla nuova tecnologia previsto nella normativa messa a punto dal governo”.

 

Il provvedimento stabilisce, infatti, che vengono previste misure atte a favorire l’introduzione di nuovi standard televisivi DVB-T2, MPEG4 e successive evoluzioni, attraverso i quali sarà possibile aumentare la quantità e la qualità della trasmissione televisiva. Per questo motivo, a partire dal 1° gennaio 2015 le aziende produttrici di televisori saranno obbligate a utilizzare solo sintonizzatori digitali in grado di ricevere i nuovi standard. Le nuove tv, dal 1° luglio 2015, saranno le uniche a poter essere commercializzate. Gli standard DVB-T2 e MPEG-4 necessitano inoltre di un numero più limitato di frequenze e ciò consentirà la trasmissione di una quantità più ampia e avanzata di contenuti (Leggi Articolo Key4biz).

 

Riguardo alla stima delle frequenze, che Mediobanca fissa a 1-1,2 miliardi di euro, Sassano ha commentato che “é realizzabile solo se parteciperanno le aziende di tlc”.

“Il successo della gara dipenderà molto dalle regole che deciderà l’Agcom – ha aggiunto -, a partire dalla divisione dei lotti, dal tempo di assegnazione delle frequenze e dallo spazio concesso alle tlc. Occorre anche tenere conto degli interessi degli italiani: visto l’alto numero di multiplex per la tv che c’è in Italia, potrebbe essere molto più utile destinare le frequenze alla banda larga”.

 

L’ingegnere non esclude la partecipazione di soggetti stranieri all’asta, ma precisa che “anche in questo caso molto dipenderà da quello che deciderà l’Agcom”. “Il governo ha previsto che alla gara potranno partecipare solo operatori di rete e non i fornitori di contenuti – ha detto ancora Sassano -. Questa ‘separazione verticale’ è un’ottima cosa, ma penso che non dovrebbe necessariamente coincidere con la separazione proprietaria, perché in Italia le aziende sono integrate e quindi finirebbero con l’essere escluse. In Europa, invece, ci sono operatori di rete come la francese Tdf, l’inglese Arqiva e la spagnola Abertis, che sarebbero gli unici a poter partecipare”.

E’ intanto saltato l’appuntamento di oggi tra Mario Monti e Silvio Berlusconi fissato a Palazzo Chigi. In un comunicato, l’ex Premier ha spiegato d’aver chiesto di rinviare la colazione  “per non alimentare polemiche e per evitare o prevenire insinuazioni malevole su questioni inerenti le frequenze televisive”.

Nella nota di Palazzo Grazioli si legge che “L’incontro avrà luogo, in maniera più utile, quando sarà completata la valutazione che lo stesso presidente Berlusconi sta compiendo, insieme agli organi statutari e agli esperti del Popolo della Libertà, sui provvedimenti fiscali, su quelli che riguardano la casa e sulle misure per la crescita che il governo si accinge a varare”.

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