Italia
Anche quest’anno, l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive (ANICA) e la Direzione Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) hanno presentato al pubblico lo studio sul ‘Cinema Italiano in numeri‘ riferito al 2011. L’incontro, avvenuto stamattina nella Sala cinema dell’ANICA, ha visto la partecipazione delle istituzioni, di numerosi produttori, distributori, esercenti e giornalisti e si è concentrato, con gli interventi di Riccardo Tozzi, presidente ANICA, di Nicola Borrelli, direttore generale Cinema – MiBAC, e di Angelo Barbagallo, presidente sezione Produttori dell’ANICA, sui risultati dell’industria cinematografica nazionale dal punto di vista della produzione, della distribuzione e della sala.
Lo studio congiunto della Direzione Generale Cinema e dell’Associazione delle industrie cinematografiche ha mostrato un panorama italiano dalla doppia faccia e dalle diverse criticità: da una parte un aumento dei film prodotti nel nostro Paese e, in parte, delle risorse a disposizione, dall’altro una diminuzione del pubblico in sala che tendenzialmente segna la fine di un ciclo storico ben preciso.
“Un ciclo iniziato negli anni Novanta e caratterizzato da un forte consumo di contenuti cinematografici nelle sale, soprattutto da parte dei più giovani e che oggi tende a chiudersi inequivocabilmente, lasciandoci in una fase di transizione che dobbiamo sfruttare per aprire nuove strade”, ha dichiarato in apertura Riccardo Tozzi. “Un passaggio – ha precisato Tozzi – che nella sua complessità offre comunque delle opportunità di nuova crescita che dobbiamo saper cogliere se vogliamo mantenere in qualche modo gli ottimi risultati fin qui ottenuti negli ultimi anni“.
Nel 2011 sono stati 132 i film prodotti interamente in Italia, con una crescita del 17% sul 2010, mentre nel totale, contando anche le coproduzioni estere, sono state 155 le pellicole immesse sul mercato nazionale, anche qui in aumento del 13% sul 2010. Nel 2011 sono circolati in sala 901 film, di cui 313 di nazionalità americana, 241 italiana e 226 europea, per un incasso totale pari a 661,54 milioni (-10,03% sul 2010) e 101,32 milioni di spettatori in sala (-7,92% sul 2010). Esaminando il solo prodotto nazionale: l’incasso totale è stato di 235 milioni (+10% sul 2010) per 8 milioni di spettatori (+8,26% sul 2010).
“Il documento che vi presentiamo oggi è senza dubbio molto più denso di dati ed informazioni rispetto al passato – ha affermato Nicola Borrelli – grazie ad una più stretta collaborazione tra la DG Cinema e l’ANICA, che assieme sono riuscite a raccogliere ed elaborare una grande quantità di numeri sul nostro cinema, settore fondamentale per l’industria culturale italiana che però necessità di una maggiore attenzione da parte degli addetti ai lavori e delle Istituzioni“. “La produzione di film italiani è in aumento, così come crescono le risorse – ha illustrato Borrelli – che nel 2011 sono state pari a 423 milioni di euro, di cui 333 milioni di euro di soli capitali italiani“. Un mercato che si è mostrato sostanzialmente stabile rispetto al 2010, ha sottolineato Tozzi, ma che soffre di una forte polarizzazione tra film a basso ed alto budget.
“Quasi un terzo delle pellicole prodotte nel nostro Paese sono a costo molto contenuto, meno di 200 mila euro a prodotto – ha evidenziato il direttore generale Cinema del MiBAC – 39 film con una spesa media di 71 mila euro, mentre dall’altra parte sono 31 i film che hanno goduto di risorse superiori a 3,5 milioni di euro. Proprio questi ultimi, da soli, hanno fatto il 90% dell’incasso totale per il 2011“. Al crescere del budget cresce il pubblico in sala, quindi, ma anche l’accesso alle agevolazioni fiscali per la produzione: “solo 1 film a basso budget ha fatto ricorso al tax shelter, contro tutti quelli realizzati a classe di costo più alta“.
La composizione dei capitali intervenuti nelle produzioni nazionali è piuttosto eterogenea, “ma è preponderante – come ha fatto notare Angelo Barbagallo – l’apporto delle televisioni (71%) per circa 150 milioni di euro, a cui si sono aggiunte le Fondazioni regionali (20 milioni di euro), i Fondi comunitari (5 milioni di euro) e i produttori (61 milioni di euro). A queste risorse seguono 43 milioni (13%) di agevolazioni fiscali richieste per la produzione, 25,22 milioni (8%) derivati dall’apporto di investitori esterni che hanno richiesto il tax credit, 17,8 milioni (5%) per il sostegno a lungometraggi di interesse culturale nazionale (IC) e quello per le Opere Prime Seconde (OPS) pari al 3% con 11 milioni“.
Fanno notare gli speaker che i film di interesse culturale sono stati 22 nel 2011, mentre le opere prime seconde 26, in crescita rispetto al 2010. I primi hanno ricevuto, in 21 casi, finanziamenti statali pari a 10,5 milioni di euro, mentre altri 7,5 milioni sono andati a 40 film considerati OPS. “Il contributo di finanziamento diretto al film ha una funzione importante per l’equilibrio ed il sostegno del mercato nazionale – ha spiegato Tozzi – il Tax Credit da solo non ce la farebbe ed infatti possiamo vedere che il contributo medio per singola pellicola è troppo basso, con il risultato inoltre che le opere prime seconde e quelle di interesse culturale non riescono ad avere una distribuzione soddisfacente e remunerativa, con conseguente inutile dispersione di risorse“.
Sempre in relazione al settore produttivo, la ripartizione dell’investimento totale, sul cui valore è richiesto il credito d’imposta, vede al primo posto le attività bancarie e finanziarie con il 46,3% (8,81 milioni di euro), seguite da quelle scientifiche con il 18,4% (7,41 milioni) e da quelle commerciali con l’8,4% (2,12 milioni). Considerando la provenienza regionale delle imprese, abbiamo al primo posto il Piemonte (37%) con 31 interventi e 10 film, seguito dal Lazio (26%) con 12 interventi per 12 film e quindi dal Veneto (16%) con 7 interventi per 4 film.
Passando al settore degli esercenti, quindi delle sale cinematografiche, la presenza di pubblico vede una contrazione generale di circa il 7%, ma in relazione ai film italiani si nota invece una controtendenza, con un incremento di spettatori di oltre l’8%. Dati, come accennava Tozzi in apertura, che segnano un trend non positivo e che questo inizio 2012 sembra confermare: “A metà aprile di quest’anno – ha evidenziato Barbagallo – si può notare chiaramente una diminuzione di pubblico in sala rispetto allo stesso periodo del 2011 pari a circa il 16%. Un dato che speriamo sia viziato dai grandi incassi che, nei primi mesi del 2011, sono stati possibili grazie ad un paio di pellicole particolarmente fortunate che certamente sfalsano i trend e che attendiamo di valutare nel prosieguo dell’anno“.
È chiaro, hanno ribadito tutti e tre gli speaker, che è in corso una fase negativa in termini di pubblico in sala e quindi di incassi che non è imputabile ad un solo fattore, ma a più cause, tra cui: i prezzi troppo alti, la disaffezione dei più giovani alla sala, la congiuntura negativa per i consumi, un’offerta che evidentemente non incontra i gusti del pubblico e, probabilmente, una qualità più bassa dei prodotti. “In sala c’è meno gente, c’è poco da fare – ha detto Tozzi – e il calo costante di film americani in arrivo nel nostro mercato è un chiaro segnale che non va sottovalutato di diminuzione complessiva dell’offerta, a cui si deve rispondere con una maggiore offerta di film italiani ed europei“. Altro tema scottante e che certamente influisce pesantemente sul mercato cinematografico nazionale è quello della pirateria digitale e dell’offerta illegale di film online: “I giovani guardano i film in rete e senza pagare un euro, questo è un problema enorme a cui la classe politica deve proporre una soluzione o la nostra industria culturale, a partire dal cinema, rischia di non sopravvivere“.
Il mix di intrattenimento mediatico si è ampliato notevolmente in questi anni – ha specificato Borrelli – e questo, unitamente alla pirateria, toglie spettatori e risorse al cinema. A guardare i dati, sono effettivamente i più giovani a mancare all’appello, rispetto al passato recente, mentre gli over 40 sembrano essere ritornati al cinema. Un fenomeno che probabilmente è legato alla maggiore presenza di strutture, anche digitalizzate (ormai più di un terzo sul totale), che nel centro Italia sembrano aver premiato gli esercenti e gli investimenti fatti, con in testa Marche, Lazio, Emilia Romagna, Liguria, Toscana ed Abruzzo. Fanalino di coda le regioni meridionali, in termini di sale per abitante, che però conquistano i primi posti quando si tratta di rilevare il numero di spettatori per film italiani in sala, con in testa la Basilicata, il Molise, la Calabria e la Puglia.
Per la distribuzione i dati sono anche peggiori, in termini di indici di concentrazione, perché ha fatto notare i presidente ANICA: “L’80% degli incassi li fanno circa 20 film italiani“.
Se poi le televisioni, come visto, fanno bene al settore finanziando in larga parte la produzione cinematografica nazionale, altrettanto non si può dire per la programmazione di cinema nel piccolo schermo. Nel corso del 2011 il canale che ha trasmesso il maggior numero di titoli italiani è stato Sky Cinema 1, con 36 film, seguito da Sky Cinema Comedy, con 20 titoli. Tra i canali generalisti prevale invece Canale 5, con 15 titoli passati in prima serata, mentre Rai 1 risponde con soli 3 titoli passati lungo tutto il 2011. dell’emittente pubblica solo Rai 3 raggiunge gli 8 titoli in prima serata. “Dati che si commentano da soli – ha stigmatizzato Tozzi – la Rai, che finanzia moltissimo i film italiani, non programma i titoli su cui ha investito risorse, venendo meno alla sua funzione pubblica“.
Un 2011 quindi con poche luci e molte ombre, soprattutto se si guarda al futuro. La crisi economica, che alcuni già traducono in recessione, certamente non aiuterà il settore in una ripresa repentina, ma questo non toglie che tutte le parti interessate devono collaborare per trovare nuove soluzioni e strumenti sostenibili per segnare una nuova via del nostro cinema. È chiaro che internet non può essere considerato solo una minaccia. È vero che esistono i pirati e che i danni all’intera filiera sono enormi, ma il web deve rappresentare una risorsa per il futuro. Proprio al termine della presentazione del Rapporto ANICA-DG Cinema, dalla sala qualcuno ha aperto un confronto sul tema del cinema online e non mancano gli esempi di offerta legale a pagamento di film, accessibile direttamente sulla rete. “Il panorama non è disastroso e i margini di miglioramento, se interveniamo subito con decisione, ci sono e sono consistenti – ha concluso Tozzi – i temi fondamentali su cui serve immediatamente un confronto tra gli addetti ai lavori e le Istituzioni sono in sintesi: un circuito di sale diffuso in maniera omogenea sul territorio, aumentare la qualità dei film, un ruolo più attivo della televisione, specialmente pubblica, nel programmare i film in prima serata, diffondere cultura cinematografica a partire dalle scuole e recuperare i giovani al cinema, magari proprio attraverso il mezzo che più usano, internet“.
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