Frequenze: il cambio di destinazione d’uso tra le pieghe del Decreto che recepisce la Direttiva Ue sulle comunicazioni elettroniche?

di Raffaella Natale |

Secondo il pare di alcuni esperti, la possibilità di trasformare la destinazione d’uso delle frequenze DVB-H sarebbe legata al principio generale della neutralità tecnologica contenuto nell'articolo 9, comma primo del decreto.

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Ripetitori DTT

Rai, Mediaset e H3G potranno usare le frequenze DVB-H, acquistate per i servizi di Tv mobile, per la trasmissione di programmi televisivi su digitale terrestre in DVB-T.

E’ questo il parere di alcuni esperti, sentiti da Radiocor, per i quali questa opportunità sarebbe offerta dal nuovo Codice delle Comunicazioni approvato dal Governo venerdì scorso in prima lettura, col Decreto legislativo che attua la Direttiva 2009/140/CE sulle comunicazioni elettroniche (Leggi Articolo Key4biz).

 

Stando a quanto riferiscono questi esperti, la possibilità di trasformare la destinazione d’uso delle frequenze DVB-H sarebbe legata al principio generale della neutralità tecnologica contenuto nell’articolo 9, comma primo del decreto legislativo, che ora è al vaglio del Parlamento per il parere.

All’articolo 12, inoltre, si descrive l’opportunità, fino al 25 maggio 2016, di chiedere la conversione delle frequenze all’Agcom e al Ministero dello Sviluppo economico. Non si tratta di un’assegnazione automatica, ma è un’opportunità in più per i broadcaster, che aspettano l’imminente provvedimento del governo sull’annullamento del beauty contest e l’indizione dell’asta sulle frequenze Tv.

 

La conversione del DVB-H era già stata richiesta da H3G nei mesi scorsi. Ma il quel caso l’Agcom aveva rifiutato il cambio di targa, nonostante il parere favorevole dell’allora Ministro Paolo Romani, perché contrario alle norme nazionali ed europee in materia (Leggi Articolo Key4biz).

 

Oggi le cose cambiano e ben si comprende come questa norma possa modificare profondamente il mercato audiovisivo concedendo nuove opportunità agli operatori televisivi che possiedono un multiplex per la trasmissione in DVB-H (Leggi Articolo Key4biz).

 

H3G è parte nella causa delle frequenze televisive perché nel 2005 ha acquistato, per circa 230 milioni di euro, Mit Spa e la sua licenza nazionale televisiva in tecnica digitale (DVB-T), rilanciata dal Ministero delle Comunicazioni.

In occasione della pronuncia dell’Agcom, l’amministratore delegato di H3G, Vincenzo Novari, aveva spiegato: “Nel 2008 il ministero delle Comunicazioni ha convertito la licenza di 3lettronica in un’autorizzazione generale, valida sia per il DVB-T che per il DVB-H”.

Per questa ragione, la società chiedeva che si cambiasse la destinazione d’uso alle frequenze che possiede, almeno una decina, per la trasmissione della Tv mobile su standard DVB-H.

Secondo alcuni esperti si tratta, infatti, di una tecnologia ormai morta. E’ evidente che la diffusione del video-streaming, nell’ambito del più generale sviluppo dell’accesso mobile a Internet sulle reti 3G, ha raffreddato l’originale interesse di broadcaster e operatori mobili per il DVB-H. Nei principali paesi europei,  gli operatori che avevano avviato il servizio sono stati costretti ad uscire dal mercato e, in alcuni casi, a restituire le frequenze.

 

E attesto, intanto, per la prossima settimana il provvedimento del MiSE sul beauty contest.

Secondo le prime indiscrezioni, il Ministro Corrado Passera avrebbe deciso di spacchettare le frequenze in uso ai broadcaster: una parte (3-4) saranno assegnate per un periodo più lungo e un’altra parte (700 MHz) invece dovrà essere restituita allo Stato dopo tre anni.

Per il 2015, infatti, la Conferenza ITU di Ginevra deciderà l’assegnazione di queste risorse frequenziali agli operatori tlc per i servizi di banda larga mobile (Leggi Articolo Key4biz).

Dopo l’approvazione del decreto, toccherà all’Agcom predisporre la gara che richiederà almeno due mesi di preparazione.

 

Ma se il governo e il ministro Passera si attendono dall’asta onerosa un incasso totale su base triennale di 1-1,2 miliardi, in linea con le stime di Mediobanca, i broadcaster televisivi nazionali stanno ancora valutando la partecipazione al bando.

Una valutazione ‘esagerata’ per Gina Nieri, consigliere d’amministrazione di Mediaset.

Vista la grave crisi economica e il drastico calo degli investimenti pubblicitari di cui vivono le Tv private, nessun operatore Tv ha la possibilità di investire centinaia di milioni per conquistare le nuove frequenze a disposizione.

Secondo le stime di S&P Equity Research, riportate da MF – Milano Finanza, alla sola Mediaset, che necessita di banda per la propria offerta gratuita e a pagamento e per lanciare i canali in Alta Definizione, partecipare all’asta costerebbe 300-450 milioni visto che una singola frequenza dovrebbe essere pagata 100-150 milioni all’anno.

 

Intanto il Pd ha presentato al governo una mozione, per convocare un tavolo di confronto con le associazioni delle emittenti locali e con le Regioni per cercare di pianificare una strategia che individui una risoluzione delle questioni aperte.

E’ necessario, dice il Pd, salvaguardare le piccole emittenti e ripartire la riduzione delle frequenze per un terzo a carico delle tv locali e per due terzi a carico di quelle nazionali, come previsto dalla normativa vigente. E’ inoltre importante varare prima del periodo estivo norme a tutela del fondo per l’emittenza locale, recuperando i tagli e riportando la sua capienza a 150 milioni di euro l’anno.

Sarebbe utile poi, si legge ancora nella nota del Pd,  valutare la possibilità di utilizzare una parte della capacità trasmissiva non più destinata al beauty contest a favore di tv locali nelle aree del Paese in cui fosse impossibile rispettare la riserva di un terzo a loro favore.

 

Richiesta portata avanti anche da IDV che ha inoltre chiesto al governo di impegnarsi “per evitare il caos digitale e il rischio di conflitti di numerazione tra le emittenti televisive e fornire quanto prima chiarimenti sugli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d’antenna televisivi”.

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