Unione Europea
Oggi Larry Page festeggia il suo primo anno da CEO in Google. A distanza di un anno dall’avvicendamento con Eric Schmidt, Page ha pubblicato una lettera nella quale fa il punto della situazione dopo dodici mesi alla guida della la società di Mountain View, sia dal punto di vista dei nuovi servizi, sia in termini di strategia per il futuro.
Fondamentale il passaggio anche sulla privacy nel quale, un giorno dopo l’invio della missiva al CNIL per rispondere ai primi quesiti in merito, Page ha sottolineato che ‘si può far denaro senza essere cattivi’ (‘…We have always believed that it’s possible to make money without being evil…’)
Il CEO ha precisato come uno dei principali obiettivi del gruppo sia quello di salvaguardare la privacy e la sicurezza dei propri utenti, con i quali intende creare un rapporto di ‘Love and Trust’. Page ha quindi invitato tutti a fidarsi senza alcun timore per la sicurezza dei propri dati.
Proprio ieri, infatti, Google ha fatto avere le prime risposte ai quesiti posti dal CNIL a cui il gruppo Articolo 29, che raggruppa tutti i Garanti europei della Privacy, ha dato mandato di condurre un’ampia indagine in merito alla legalità delle nuove norme dell’azienda sulla protezione dei dati degli utenti, entrate in vigore lo scorso 1° marzo.
Il 28 febbraio, l’Autorità francese CNIL aveva inviato una lettera a Larry Page, esprimendo forti dubbi: “Un’analisi preliminare mostra che la nuova policy di Google non rispetta i requisiti della Direttiva europea sui protezione dei dati (95/46/Ce)”. In particolare si osservava che ‘per un utente medio è impossibile capire’ le norme e l’uso dei dati raccolti da Google. E scriveva che l’incrocio dei dati raccolti da Mountain View tra i suoi diversi servizi “fa crescere i timori su quali siano le vere pratiche di Google”. Inoltre, l’uso dei cookies fa sì che non sia chiaro “come Google intenda ottemperare al principio del consenso” esplicito previsto dalla direttiva europea.
Facendo seguito alla missiva, il 19 marzo l’Authority francese aveva inviato a Google un lungo questionario, 69 domande, “per avere chiarimenti” sugli aspetti più controversi di questa nuova policy.
Le risposte “permetteranno, in particolare, di verificare se la combinazione di dati dei diversi servizi sia conforme al diritto Ue”, aveva commentato nell’occasione il CNIL, che aveva fissato al 5 aprile il termine entro il quale la società avrebbe dovuto far pervenire le proprie risposte scritte.
In una lettera resa pubblica ieri, 5 aprile appunto, Google indica di aver “bisogno di più tempo” per rispondere a tutto il questionario. Ha intanto inviato le prime 25 risposte, “il resto appena possibile”.
In merito alla domanda, per esempio, sul numero di reclami ricevuti dall’entrata in vigore delle nuove regole sulla privacy, Google è stata molto vaga facendo riferimento solo a quelle provenienti dai media, circa mille, ma non a quelli degli utenti che pare “siano state minime”.
Il gruppo s’è detto anche ‘incapace’ di fornire il numero degli accessi alla sua pagina web dedicata al cambio delle nuove regole sulla privacy.
Google ha, invece, dato al CNIL le definizioni di ciò che considera “dati sensibili”, “dati personali” o ancora di “riconoscimento facciale”.
Nella sua lettera al Garante francese, l’azienda ha espresso il proprio desiderio di ‘incontrare’ i funzionari dell’Autorità per spiegare e discutere con loro del proprio approccio ai servizi di comunicazione con gli utenti.
Il colosso americano vorrebbe anche assistere a una riunione dei garanti europei per parlare di privacy in senso più ampio e rispondere alle loro preoccupazioni.
Google ha ricordato che a livello europeo, ha contattato 18 Garanti prima dell’entrata in vigore della nuova policy.
“Per noi è deludente che alcuni regolatori abbiano espresso pubblicamente i loro dubbi in materia di legalità senza darci la possibilità di rispondere sugli argomenti” che suscitavano preoccupazione, si legge ancora nella lettera di Google, che esprime anche dubbi sul fondamento giuridico dell’inchiesta condotta dal CNIL e sugli obiettivi finali.
In virtù di questa nuova policy, che ha condensato le vecchie 60 regole in un’unica norma, Google ha raggruppato le informazioni degli utenti provenienti dai diversi servizi, fino al 1° marzo separate, come Gmail o il social network Google+, in modo da disporre di una visione ‘globale’ degli utenti.
Il gruppo ha detto di aver messo in comune i dati raccolti sugli utenti per migliorare i risultati di ricerca, ma anche per offrire pubblicità più personalizzate.