Italia
L’Agcom adotterà entro la fine del mandato dell’attuale vertice (intorno al 19 maggio) il Regolamento sul diritto d’autore online. Lo ha assicurato il presidente, Corrado Calabrò, in audizione alla Commissione bicamerale sulla contraffazione e la pirateria. “Quattro commissari su otto mi hanno chiesto di porre all’ordine del giorno il Regolamento e, visto che la richiesta viene da più di un terzo dei componenti del Consiglio, sono obbligato, al di là della mia propensione personale, a darvi seguito“, ha spiegato il presidente dell’Autorità.“Posso quindi assicurare che prima della fine del mandato, il Regolamento verrà messo all’ordine del giorno del Consiglio e adottato“.
Il presidente ha messo in evidenza di aver “auspicato che vedesse la luce un’iniziativa legislativa chiarificatrice e pacificatrice” da parte del Parlamento. “L’abbiamo attesa per mesi – ha sottolineato – non perché fossimo insicuri della solidità dei presupposti di legge sui quali si fonda il potere d’intervento dell’Agcom, che sono certi e solidi, o del nostro schema di Regolamento, ma per rispetto del Parlamento e per chiarire alcuni aspetti tecnici”.
Tra questi, per esempio, la competenza dei giudici in relazione alle iniziative adottate dell’Autorità: se cioè il giudizio spetti alla magistratura ordinaria o amministrativa.
“Dal fronte parlamentare non è però venuto nulla di organico”, ha evidenziato il presidente.
Calabrò ha anche fatto riferimento alla bozza di norma circolata nei giorni scorsi proveniente dagli uffici di Antonio Catricalà, affermando che, a quanto gli risulta, quella in discussione presso la presidenza del Consiglio non corrisponde alle indiscrezioni della stampa.
“Internet – ha commentato Calabrò – è uno spettacolare motore di crescita sociale ed economica. Ma il fenomeno della pirateria rischia di danneggiare gravemente il settore delle attività creative e quello delle tecnologie della comunicazione proprio nel momento in cui il digitale offre nuove potenzialità“.
Per il presidente dell’Agcom, “Tutelare il diritto d’autore è prima di tutto un atto di civiltà perché il furto di contenuti culturali danneggia la creatività, la nuova economia e l’occupazione. E l’economia italiana può restare competitiva solo con l’innovazione, la creatività, la qualità”.
Ed ecco i numeri: a livello mondiale, Frontier Economics stima un impatto totale della pirateria -legata alla riproduzione illegale di software, film e musica – di circa 550 miliardi di dollari. Un dato in linea con quello dell’OCSE, secondo il quale il volume delle merci contraffatte o duplicate è pari a diverse centinaia di miliardi di dollari.
E’ vero che ci sono dei segnali incoraggianti nel senso di una crescita delle vendite di prodotti digitali per quanto riguarda la musica, vedi ultimo Report IFPI, tuttavia non significa che la pirateria non sia più un problema. Anzi: il mercato italiano della musica digitale vale solo il 21% del totale del mercato discografico rispetto ad un dato medio mondiale che è del 32%.
A livello europeo, da uno studio della società TERA emerge che, prendendo a riferimento solo i cinque Paesi più popolosi e il solo settore della pirateria online, si verificano oltre 7 miliardi di infrazioni all’anno. Lo studio, effettuando una conversione del dato in termini di mancati introiti e posti di lavoro, stima le perdite dovute alla pirateria digitale per il 2009 in 19 miliardi di euro e in circa 80.000 occupati in meno.
In Italia, dall’indagine IPSOS presentata a gennaio 2011, emerge che i mancati introiti causati dalla pirateria di materiale cinematografico sono stimati in un intervallo compreso tra 234 e 375 milioni di euro. Sempre con riferimento al solo settore cinematografico, la pirateria nel 2010 sembrerebbe in aumento di circa il 5% rispetto al 2009.
“I costi della pirateria digitale – ha indicato Calabrò – non si esauriscono comunque nella quantificazione dei mancati introiti dell’industria. Infatti tra i costi vanno annoverati i costi legali e tecnici sostenuti dalle aziende nell’azione di contrasto alla pirateria, quelli delle diverse istituzioni pubbliche a vario titolo coinvolte nell’applicazione delle norme in materia di proprietà intellettuale e quelli di mancato introito all’erario”.
Il presidente dell’Agcom ha anche ricordato che l’Italia è nella lista nera dei Paesi ad alto tasso pirateria dell’Office of the United States Trade Representative, sottolineando che è l’unico Paese del G8 a figurare nell’elenco.
Queste le ragioni per le quali l’Agcom è partita ormai più di due anni fa con l’obiettivo di approfondire la conoscenza dei fenomeni di pirateria digitale massiva ed industriale al fine di poterli contrastare in modo efficace.
Calabrò ha sottolineato che “Un’indagine conoscitiva e due consultazioni pubbliche su schemi di regolamento progressivamente aggiornati ci hanno permesso di dialogare apertamente con tutti gli stakeholders“.
Ora è il momento di passare ai fatti, avviando il percorso aperto dalla Ue che ha ribadito la necessità di creare un’adeguata e omogenea cornice normativa delle procedure di notice and action (formula più ampia rispetto al notice & take-down, che include l’inibizione dell’accesso ai siti), ovvero le procedure che devono applicare gli internet provider a seguito di ricezione di segnalazione di un contenuto illegale.
“Tre sono le norme primarie il cui combinato disposto determina l’area di competenza dell’Autorità”, ha detto Calabrò:
– l’articolo 182-bis della legge n. 248/2000 che, nell’aggiornare le disposizioni della legge sul diritto d’autore, ha attribuito all’Autorità poteri di vigilanza ;
– le disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 70 del 2003, di recepimento della direttiva 2000/31/CE sul commercio elettronico, che nell’introdurre il doppio binario di tutela – amministrativa e giudiziaria -, prevede che l’autorità “amministrativa avent[e] funzioni di vigilanza” possa esigere, al pari di quella giudiziaria, che il prestatore di servizi “impedisca o ponga fine alle violazioni commesse”, una volta che lo stesso è stato reso edotto della illiceità dei contenuti trasportati o diffusi.
– l’articolo 32-bis del d.lgs. n. 44/2010 , il decreto Romani, il quale ha affiancato al generale potere di vigilanza e di ispezione dell’AGCOM il potere di emanare le disposizioni regolamentari necessarie per rendere effettiva l’osservanza dei limiti e dei divieti previsti dalla norma.
“Sono sufficienti? Sì, come il parere di un autorevole costituzionalista (Valerio Onida, ndr) – non richiesto, peraltro, da noi – ha confermato. Eppure una frangia minoritaria – ma molto rumorosa, che cavalca posizioni artificiosamente e pregiudizialmente preclusive – insiste nel ritenere che la legittimazione ad intervenire dell’Agcom è basata su puntelli “fragili”; soprattutto il decreto Romani”.
Il Regolamento elaborato dall’Autorità è dunque un atto amministrativo attuativo di norme che ci sono: “La strada che stiamo cercando di percorrere non prevede alcuna responsabilità preventiva dei fornitori di servizi, coerentemente con quanto previsto dalla direttiva“. Il testo messo in consultazione è strutturato su due linee di intervento: “La promozione dell’offerta legale di contenuti digitali e un misurato enforcement del diritto d’autore”.
“Agli ISP non viene richiesta alcuna verifica preventiva, nessun filtraggio, così come ribadiscono recenti sentenze; gli ISP continuano a rimanere non editori, ma, una volta accertata a seguito di un procedimento una violazione delle norme in materia di tutela del diritto d’autore, ad essi può essere chiesto di non trasportare più quei contenuti”.
Una volta reso edotto dell’illiceità dei contenuti trasportati, la mancata rimozione ex post da parte del provider determina una responsabilità nella contraffazione dei diritti di proprietà intellettuale, e, come tale, sanzionabile . Laddove l’ordine di rimozione selettiva dei contenuti illegali non venisse rispettato, l’Autorità potrà infatti irrogare sanzioni amministrative pecuniarie stabilite nel minimo edittale in 10.000 euro e nel massimo in 258.000 euro.
Intanto i senatori del Pd Marco Perduca, Donatella Poretti, Vincenzo Vita e Luigi Vimercati hanno inviato un’interpellanza al premier Monti per conoscere “i contenuti di detta norma di legge sul diritto d’autore nonché l’opinione del Governo rispetto ai contenuti del Regolamento Agcom di cui all’allegato A della delibera 398/2011/CONS la cui adozione potrebbe avvenire a breve”.
Si apprende intanto che la Commissione Ue ha terminato oggi di istruire la pratica per sottoporre l’accordo internazionale Acta contro la contraffazione commerciale al giudizio legale della Corte di giustizia della Ue. Lo rende noto il commissario Ue al commercio estero Karel de Gucht chiedendo al Parlamento europeo – la cui Commissione competente ha bocciato l’Acta – di attendere l’opinione dei giudici prima di determinare la propria posizione. Concretamente, il caso arriverà alla Corte “entro le prossime settimane”.
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