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Nel 2011, i ricavi degli operatori di telecomunicazioni sono cresciuti complessivamente del 7% a quota 1,9 trilioni di dollari da 1,8 trilioni del 2010. La crescita deriva dal recupero registrato sia sul versante del fisso che su quello del mobile, cresciuti rispettivamente del 3% e del 10%.
La crescita più forte, tuttavia, è da ascrivere ai paesi BRIC (+14%), mentre i risultati più deboli sono quelli registrati in Europa ed ex Russia (+3%).
Complessivamente, gli investimenti industriali sono cresciuti del 9% a 306 miliardi dollari. L’incremento maggiore del capex si è registrato però nei primi tre trimestri per poi scendere dell’1% nell’ultimo trimestre.
Tra i primi 10 operatori in termini di investimenti industriali ci sono due operatori americani (AT&T, Verizon), i tre principali operatori cinesi, il giapponese NTT DoCoMo e 4 operatori europei (Deutsche Telekom, Telefonica, Vodafone e France Telecom).
I primi 20 operatori nella classifica capex 2011 hanno generato poco meno del 60% dei ricavi e degli investimenti industriali.
I risultati 2011 sono leggermente inferiori alle attese di Ovum, che aveva previsto ricavi complessivi per 1,96 trilioni e investimenti industriali per 314 miliardi.
In particolare, hanno sorpreso le deboli performance registrate in Medio Oriente e Africa, dove i ricavi effettivi e gli investimenti industriali sono stati 10% e del 7% inferiori al previsto. Quest’area – ha spiegato Ovum – ha continuato a soffrire di instabilità politica che ha condizionato i piani di investimento degli operatori.
In linea con le previsioni alcuni indicatori che Ovum considera importanti per testare la salute del settore: tra questi l’intensità di capitale (capex diviso per i ricavi). Questo rapporto si è attestato complessivamente al 16,0% nel 2011, in linea con le previsioni, mostrando il picco nei paesi BRIC (22%), trainati dalla Cina (26,1%). Sul versante opposto, invece, l’Europa e l’ex Russia, dove l’intensità di capitale, pur in crescita, si è fermata al 13,4%.
Hanno pesato, anche su questo fronte, le incertezze macroeconomiche che hanno spinto molte delle aziende attive nell’area a prediligere gli investimenti in altre regioni: Telefonica Latin America, ad esempio, ha avuto una capital intensity del 18% nel 2011, rispetto all’11% in Europa.
Gli operatori stanno anche limitando le spese operative (opex) non solo il capex, incrementando il tasso di esternalizzazione delle funzioni operative e spingendo diversi vendor a sviluppare offerte professionali più mature per avvantaggiarsi di questa nuovo mercato dalle grandi prospettive: secondo Ovum, i ricavi legati ai servizi ICT forniti agli operatori ha raggiunto un valore di 70 miliardi di dollari nel 2011.
“Il quarto trimestre – spiega Ovum – è stato appesantito dalle gravi preoccupazioni sul debito in Europa, che hanno spinto molte telco – non solo in Europa – ha rallentare la spesa capex”.
Il rallentamento della crescita economica ha anche colpito i ricavi, nel mobile un po’ più che nel fisso. Quest’ultimo, infatti, è stato ‘salvato’ da una crescita superiore al previsto dei ricavi della banda larga.
Guardando al 2012, si possono notare alcuni segnali positivi legati alla minore rigidità di alcune difficoltà macroeconomiche come la disoccupazione negli Usa e la crisi del debito greco. I mercati azionari, inoltre, sono in ripresa: l’indice NASDAQ ad esempio, è cresciuto di quasi il 20% dal 1 ° gennaio, toccando il picco massimo da 5 anni a questa parte.
Questi e altri segni di un’economia in lento miglioramento, secondo Ovum dovrebbero contribuire a soddisfare le previsioni per il 2012: per l’anno in corso, la crescita di entrate e investimenti industriali dovrebbe attestarsi al 3% e 6%, rispettivamente.