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eCommerce: gli italiani poco propensi agli acquisti transfrontalieri. Viviane Reding ‘Accelerare sul diritto comune della vendita’

Italia


I consumatori europei non sono molto propensi ad acquistare beni e servizi online da aziende poste al di fuori dei confini nazionali e gli italiani, in questo senso, hanno più timore di tutti. Lo ha sottolineato il Commissario Ue per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, Viviane Reding, in visita ufficiale in Italia.

“Solo il 4% dei consumatori italiani compra online da altri Paesi Ue. Questo dato è più basso rispetto alla media Ue del 7%”, ha affermato il Commissario che in occasione della sua visita ha incontrato il Vicepresidente del Consiglio nazionale forense, Ubaldo Perfetti col quale ha condiviso l’impegno sulla creazione di un diritto comune europeo della vendita, per superare la crisi economica, favorire l’espansione degli investimenti, degli scambi commerciali e dei consumi e rafforzare la tutela dei consumatori e dei cittadini dei paesi Ue.

 

Secondo gli ultimi dati forniti dalla Commissione, infatti, il 40% dei cittadini Ue e il 57% di tutti gli utenti di internet compie acquisti online, ma la percentuale degli acquisti online tra un paese e l’altro è ferma all’8,8%, nonostante i chiari vantaggi che il commercio elettronico transfrontaliero offre in termini di risparmi e di scelta per i consumatori. Bisogna dunque intensificare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo dell’Agenda digitale che entro il 2015 il 20% dei cittadini compia acquisti online transnazionali.

Sempre secondo i dati Ue, appena il 26% delle PMI compra online ma effettua vendite online solo il 13%.

 

Il più importante ostacolo al commercio elettronico transfrontaliero sembrano essere le percezioni dei consumatori: il 62% è timoroso di essere frodato e truffato; il 59% evoca preoccupazioni su cosa fare se si presentano problemi; il 49% è scoraggiato dai previsti problemi in termini di consegna.

Importanti ostacoli al commercio elettronico transfrontaliero sono inoltre riscontrabili sul lato dell’offerta: la proporzione di dettaglianti che vendono in altri paesi Ue è scesa al 22% nel 2010 (25% nel 2009) anche se le ricadute economiche del commercio transfrontaliero sono significative: il 56% ritiene che più di 10% delle proprie vendite elettroniche riguarda altri paesi Ue.

 

Proprio per questo, nel corso della sua visita in Italia e nell’ambito dell’incontro con Perfetti, la Reding ha posto l’accento sulla creazione del Common European Sales Law (Cesl) tramite il Regolamento comunitario su un diritto comune opzionale da applicare ai contratti di vendita nelle operazioni transfrontaliere, approvato dalla Commissione Ue in ottobre scorso.

 

“Una proposta come quella relativa a un diritto comune europeo della vendita aiuterà la ripresa riducendo le barriere per le imprese e aumentando la fiducia dei consumatori”, ha affermato la Reding, sottolineando che “…un diritto comune europeo dei contratti potrà essere scelto liberamente da consumatori e imprese nei loro rapporti commerciali come alternativa al diritto nazionale quando vogliono comprare o vendere al di là dei confine nazionali. Il 75% degli imprenditori italiani ha dichiarato che userebbe un simile strumento”.

 

Perfetti, dal canto suo, ha assicurato il sostegno dell’avvocatura italiana allo sforzo della Commissione di creazione di un diritto europeo dei contratti, convenendo con la Reding sull’importanza di quadro di regole certe ed uniformi per il superamento dell’attuale fase di crisi economica e per rafforzare la tutela dei consumatori e dei cittadini aumentando così la fiducia nella rete.

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