Italia
Ha destato sconcerto, rabbia, incredulità la notizia della morte di Teresa Sunna, la 28enne deceduta in seguito alla somministrazione, in un ambulatorio privato, di sorbitolo acquistato su eBay.
Dopo l’intervento di polizia e Magistratura, l’iscrizione di 3 persone nel registro degli indagati e un maxisequestro di mille tonnellate di sorbitolo a Rovigo e Mantova, eBay ha annunciato il blocco, in tutto il mondo, delle vendite del prodotto – la cui vendita online non è vietata né sottoposta a vincoli particolari non trattandosi di un farmaco, ma di un additivo alimentare – e la sua disponibilità a collaborare con le autorità impegnate nelle indagini.
eBay si è detta “profondamente addolorata da quanto accaduto” e ha manifestato la sua vicinanza alla famiglia della vittima.
“Le indagini sono in corso e quindi non possiamo commentare sul caso. L’azienda sta cooperando con le autorità locali e internazionali ed è impegnata a fornire tutto il supporto necessario affinché sia fatta chiarezza sulla vicenda”, comunica il gruppo in una nota, in cui sottolinea che il sorbitolo è un sostituto dello zucchero molto diffuso e una sostanza che può essere legalmente venduta, sia attraverso canali di vendita tradizionali che online.
“Detto questo – ha aggiunto – come precauzione, eBay ha immediatamente cancellato tutte le vendite di sorbitolo, che resteranno interdette fino a ulteriori chiarimenti.”
Il ministero della Salute, dopo aver diramato un allerta invitando tutti coloro che hanno effettuato eventualmente acquisti di sorbitolo su eBay di non farne uso e di richiedere prontamente l’intervento dei Nas per analisi, ha parlato di “episodio di inaudita gravità”, ma non tale “da suscitare allarme sanitario di nessun tipo”
In una nota, il Ministero della salute ha precisato che “nel centro clinico sequestrato dai NAS è stato utilizzato sorbitolo industriale, usato impropriamente in una soluzione per breath test, che serve per diagnosticare il malassorbimento intestinale. Allo stato non risulta alcuna contaminazione, come erroneamente riferito da notizie di stampa”.
Si è trattato quindi di uso improprio di sorbitolo (Sorbidex diluito con acqua del rubinetto) non medico, in un centro non autorizzato.
L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha intanto pubblicato un documento in cui viene evidenziato che “in Italia il fenomeno della contraffazione è pressoché inesistente”, con una percentuale di farmaci contraffatti sul nostro mercato pari allo 0,1%, questo “grazie soprattutto al sistema di tracciabilità del farmaco, che consente il monitoraggio, attraverso il bollino a lettura ottica, di ogni singola confezione e alle attività di prevenzione e contrasto portate avanti ormai da diversi anni dalla task force IMPACT Italia, della quale fanno parte le istituzioni coinvolte dal fenomeno tra cui AIFA, Ministero Salute, NAS, ISS, Agenzia delle Dogane”.
Questo, però, non ha impedito a una struttura sanitaria, seppure privata e non convenzionata, di utilizzare un prodotto che ha ucciso una persona e causato seri problemi ad altre due.
Anche se in questo caso non si tratta di un farmaco, AIFA sottolinea che la crescente diffusione di farmaci contraffatti o illegali, è “in larga parte riconducibile al proliferare di negozi virtuali su Internet che offrono alla vendita medicinali di dubbia provenienza, ovvero in gran parte dei casi non conformi alle informazioni riportate sull’etichetta, che attirano tuttavia clienti inconsapevoli dei rischi grazie a una serie di promesse (difficili da mantenere) come la riservatezza della spedizione, la qualità della produzione e le caratteristiche “naturali” degli ingredienti, ma soprattutto grazie a un prezzo di vendita sensibilmente più basso rispetto al prodotto legale autorizzato sul mercato (basti pensare al riguardo che un prodotto per il trattamento delle disfunzioni erettili viene “promosso” su Internet con un prezzo dieci volte inferiore rispetto a quello del farmaco autorizzato, distribuito attraverso i canali legali)”.
Secondo i dati dell’ente statunitense LegitScript, solo l’1% delle 40.000 farmacie online censite sarebbe legale, ovvero controllato dalle autorità competenti, il resto sarebbe invece rappresentato da farmacie false o illegali.
Dai risultati di alcuni progetti portati avanti da AIFA e altri organismi internazionali si evince quindi che i farmaci comprati online, escludendo le farmacie completamente false (cioè quelle dedite a vere e proprie truffe informatiche), risultano contraffatti in oltre il 50% dei casi.
Nel corso del 2012 verrà quindi pubblicato uno studio di IT Intelligence avviato dal 2008 e tutt’ora in corso, dai cui risultati preliminari emerge che il 33% degli intervistati valuta positivamente la possibilità di acquistare farmaci in rete sia per una scarsa percezione dei possibili rischi, sia per una scarsa conoscenza della normativa vigente: il 41% del campione ignora che, ad oggi, l’acquisto di farmaci su Internet in Italia è vietato a differenza di altri paesi Ue nei quali le farmacie online sono autorizzate e l’attività di vendita e acquisto di farmaci in rete è dunque considerata legale.
A incrementare il fenomeno è infatti anche la mancanza di armonizzazione delle regole a livello europeo. Situazione che dovrebbe mutare nel 2013, quando gli Stati membri dovranno recepire la Direttiva 2011/62/UE, che modifica in chiave anticontraffattiva il Codice Farmaceutico Europeo, introducendo norme più stringenti, che dovrebbero rendere più difficile l’ingresso di prodotti contraffatti o illegali in Europa e in Italia.