Accesso disaggregato: il Governo modifica l’emendamento. Spetterà all’Agcom decidere

di Alessandra Talarico |

Italia


Telecom Italia

Il governo presenterà un emendamento per modificare la norma riguardante l’accesso disaggregato alla rete di Telecom Italia e riconsegnare al regolatore la competenza di individuare le modalità e i prezzi per l’unbundling.

 

In base alla nuova riformulazione del testo depositato alla Commissione Affari costituzionali del Senato, spetterà all’Agcom, “entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione” del decreto semplificazioni, individuare “le misure atte ad assicurare l’offerta disaggregata dei prezzi relativi all’accesso all’ingrosso alla rete fissa e ai servizi accessori, in modo che, in particolare, il prezzo del servizio di accesso all’ingrosso alla rete fissa indichi separatamente il costo della prestazione dell’affitto della linea e il costo delle attività accessorie, quali il servizio di attivazione della linea stessa e il servizio di manutenzione correttiva”.

Il nuovo testo, quindi, cancella la parte nella norma che faceva riferimento alle parti accessorie, e che stabiliva la necessità di “garantire agli operatori richiedenti anche di poter acquisire i servizi da imprese terze di comprovata esperienza che operano sotto la vigilanza dell’Autorità delle comunicazioni in un regime di concorrenza”.

 

La decisione del Governo è evidentemente volta a sanare il conflitto creato attorno alla misura che pur avendo ricevuto un consenso bipartisan in Parlamento aveva creato divisioni in termini di competenze e di allineamento con le norme comunitarie, secondo cui spetta al regolatore nazionale la competenza delle decisioni sui mercati regolati.

 

Nei giorni scorsi, infatti, la Commissione europea aveva chiesto chiarimenti al Governo per comprendere gli effetti che la norma avrebbe avuto sulle competenze dell’Autorità  di regolazione (Agcom) di definire i provvedimenti a seguito dei problemi identificati sui mercati di telecomunicazioni (Leggi articolo Key4biz).

 

Intervenuto sulla questione, anche il presidente dell’Autorità, Corrado Calabrò, aveva parlato senza mezzi termini di “misura invasiva delle competenze dell’Agcom e non rispettosa del quadro regolatorio comunitario”, chiedendo esplicitamente una modifica per ricondurla sotto il quadro regolatorio comunitario raddrizzandone l’impostazione, cioè indicando gli obiettivi, ma salvaguardando l’indipendenza dell’Agcom (Leggi articolo Key4biz).

 

Contro il provvedimento era intervenuto anche il BEREC, l’organismo che raggruppa i regolatori europei delle tlc, paventando l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia (Leggi articolo Key4biz), mentre il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, aveva definito la misura un “esproprio illegittimo”, sottolineando che la norma avrebbe reso pressoché impossibile la salvaguardia “del diritto costituzionalmente garantito di segretezza delle comunicazioni” e la garanzia “dei livelli di qualità della rete previsti in capo al fornitore del servizio universale” (Leggi articolo Key4biz).

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