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Google è di nuovo nel mirino dei regolatori americani ed europei per la vicenda relativa al presunto monitoraggio degli utenti iPhone attraverso il browser Safari (Leggi articolo Key4biz).
La vicenda era stata portata alla luce dal Wall Street Journal che aveva denunciato come la società – insieme ad altre compagnie pubblicitarie – tra cui Vibrant Media, Media Innovation Group e PointRoll – avesse utilizzato speciali codici di programmazione, nascosti nelle istruzioni Safari, per aggirare i rigidi blocchi del browser – concepito per evitare questo tipo di intrusione – e sorvegliare e registrare le abitudini di navigazione di milioni di persone.
Contattato dal Wall Street Journal – che già aveva denunciato lo scandalo delle ‘app spione‘ (Leggi articolo Key4biz) – Google ha disattivato la funzione e si è difesa affermando che nessun dato personale è stato memorizzato dal sistema.
Le indagini avviate negli Usa – nello specifico, dalla Federal Trade Commission e da un gruppo di procuratori federali tra cui quello di tra cui New York, Eric Schneiderman, e del Connecticut George Jepsen – e in Europa dalla Commissione nazionale francese per l’informatica e la libertà (CNIL) potrebbero impelagare Google in lunghe battaglie legali e concludersi con pesanti multe per la società.
In particolare, la FTC vuole appurare se il monitoraggio degli utenti Safari violi in qualche modo l’accordo siglato lo scorso anno in seguito alle polemiche innescate dal lancio del social network Google Buzz. In base ai termini dell’accordo con l’Antitrust, la società si è impegnata ad adottare un ampio e rigido programma per migliorare la tutela dei dati sensibili dei propri utenti, che verrà sottoposto a controlli esterni ogni due anni per i prossimi 20 anni. Ogni violazione all’accordo costerebbe a Google 16 mila dollari al giorno. Un salasso, tenendo conto che le pratiche di monitoraggio hanno riguardato milioni di persone.
Le inchieste avviate dai procuratori potrebbero generare multe da 5 mila euro per ogni violazione accertata.
In Francia, invece, il CNIL – il garante privacy d’oltralpe – ha aggiunto il dossier del caso Safari a un’ampia indagine avviata in merito alle nuove policy sulla privacy (Leggi articolo Key4biz). Lo scorso anno, tra l’altro, l’autorità francese aveva comminato alla società una multa da 100 mila euro per aver raccolto dati privati attraverso la contestata applicazione Street View (Leggi articolo Key4biz).
Da Mountain View, intanto, è stata comunicata la massima disponibilità a collaborare con chiunque abbia delle domande. “Ma – sottolinea la società – è importante ricordare che non avevamo previsto quanto è successo e abbiamo subito rimosso questi cookies dal browser Safari”.