Europa
La decisione della Commissione europea di indagare sui meeting E5 rientra in una ‘guerra di logoramento’ tra i regolatori europei e le telco. Rifletterebbe, secondo l’analista Robin Bienenstock di Bernstein Research, “la crescente ostilità tra i due fronti” e rientrerebbe in un programma più ampio della Commissione, che già ha colpito i ricavi dell’industria intervenendo sui prezzi del roaming e sulle tariffe di terminazione.
Secondo Bernstein, “in nessun modo gli operatori possono essere accusati di collusione” e la stessa industria, che ieri ha confermato di aver ricevuto il carteggio della Direzione generale per la concorrenza, ha spiegato che gli incontri E5 si sono sempre svolti alla presenza di un avvocato e che gli esiti delle riunioni sono sempre stati comunicati alle autorità europee.
L’indagine Ue, che non necessariamente sfocerà in un procedimento formale, verte sul processo di standardizzazione dei nuovi servizi mobili e la Commissione tiene d’occhio con attenzione questo aspetto, come conferma la recente apertura di un’inchiesta sull’uso che Samsung ha fatto di brevetti essenziali.
Quello dei brevetti, poi, è un tema caldissimo, che vede i protagonisti dell’industria fronteggiarsi nelle aule dei tribunali di mezzo mondo.
“I processi di standardizzazione devono essere equi e trasparenti, così che non siano in mano di imprese che tentano di imporre le loro tecnologie”, aveva dichiarato il responsabile Antitrust della Ue, Joaquin Almunia, il mese scorso, sottolineando che la Commissione stava tenendo d’occhio anche il comportamento degli ex monopolisti delle telecomunicazioni in tutte le aree.
Ma, viene da chiedersi, perchè questo accanimento proprio ora che gli operatori devono affrontare ingenti investimenti per le reti di nuova generazione, che la stessa Commissione sta caldeggiando per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale?
Nell’ultimo anno, gli operatori europei hanno registrato un crollo dei ricavi in linea con la riduzione imposta dai regolatori alle tariffe di terminazione e del roaming, ma sono contestualmente chiamati a investire sulle reti di nuova generazione, sia per acquisire lo spettro necessario sia per la realizzazione ‘fisica’ delle reti.
Questa ‘guerra di logoramento’, come la definisce il Financial Times – che ieri per primo aveva fatto trapelare la notizia dell’indagine antitrust – era emersa in tutta la sua evidenza nelle scorse settimane dal botta e risposta tra il Ceo Vodafone Vittorio Colao e il Commissario Ue per l’Agenda digitale Neelie Kroes: Colao aveva criticato neanche troppo velatamente i regolatori europei, parlando di approccio “obsoleto” nei confronti di un’industria che sta investendo pesantemente nelle reti e proprio in un momento in cui i ricavi subiscono la pressione della crisi economica e della concorrenza.
I regolatori devono “smetterla di tagliare tariffe di terminazione all’ingrosso e di minacciare un ulteriore taglio alle tariffe di roaming, realizzando buffe aste designate a cavare altri soldi dagli operatori e resistendo al consolidamento dell’industria“, aveva affermato Colao nel suo keynote speech al Mobile World Congress, sottolineando che la sua non era una “richiesta di moratoria sulla competizione ma una più forte richiesta di moratoria sulla regolamentazione”.
“L’Europa ha bisogno di creare occupazione o di ulteriori tagli alle tariffe? Si dovrebbe fermare questo continuo intervento sui prezzi e lasciare che l’industria reinvesta il denaro”, aveva aggiunto Colao, riecheggiando anche le parole del presidente di Telecom Italia e della GSMA, Franco Bernabè, che aveva chiesto una maggiore cooperazione tra i player del settore – OTT compresi – e delle regole che rispettino tutti (Leggi articolo Key4biz) edenunciando che la media dei ricavi per utente è scesa, negli ultimi 5 anni, da 26 euro a 20 a causa sia della forte competizione che dell’eccessivo “fardello regolamentare”.
Fardello che non potrà che aumentare ulteriormente se la Ue andrà avanti coi suoi programmi di riduzione sia dei prezzi del roaming che dei prezzi di accesso alla rete in rame, volti a garantire ai consumatori prezzi più accessibili e a favorire gli investimenti nella fibra ottica.
La Kroes,che già nel suo discorso al MWC, aveva sottolineato che “è finito il tempo dei giochetti” e che “oggi, l’industria ha la necessaria fiducia per investire e i giusti incentivi per innovare”, ha risposto per le rime mandando un “Messaggio a Vittorio e Vodafone”: “il tuo è un bluff – ha scritto sul suo blog – e io non rispondo bene alle minacce. Prendo le difese dei clienti Vodafone e ricordo a tutti che vogliamo più spettro per il settore mobile e un mercato più grande. Una concorrenza leale nel roaming è una buona contropartita per queste opportunità. Ricordate che se i consumatori non avranno più paura a usare il loro smartphone o il tablet all’estero quando viaggiano per l’Europa, ne beneficeranno anche gli operatori”.
La Ue, insomma, pretende, giustamente, che lo sviluppo delle nuove reti e dei servizi di nuova generazione avvenga in maniera aperta senza possibilità che i big player escludano i concorrenti o limitino l’innovazione. Gli operatori, dal canto loro, sono frustrati dal fatto di non essere ancora riusciti a trovare un modo per monetizzare l’impennata del traffico sulle reti mobili, che va tutto a vantaggio degli operatori cosiddetti ‘over-the-top’ come Google e Facebook, che coi loro servizi sovraccaricano le reti senza collaborare al loro sviluppo.
Viene da pensare che tra i due litiganti, a farne le spese, però, saranno sempre i consumatori.