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Privacy, il monito del Garante: ‘Strappi forti allo Stato di diritto’. Focus anche su social network, cloud e intercettazioni

Italia


L’Autorità Garante per la Privacy ha deciso di celebrare la conclusione del proprio mandato con la presentazione di un volume che traccia il bilancio del lavoro svolto nel settennato e raccoglie una ricca documentazione sugli interventi che hanno caratterizzato l’attività di questo organo composto da Francesco Pizzetti, Giuseppe Chiaravalloti, Mauro Paissan e Giuseppe Fortunato.

Il libro, intitolato “Sette anni di protezione dati in Italia“, è stato presentato oggi a Roma alla presenza del Presidente del Senato, Renato Schifani, e della Vicepresidente della Camera dei Deputati, Rosy Bindi, nonché di rappresentanti del Governo, delle Istituzioni, del mondo dell’impresa e delle associazioni di categoria.

 

La presentazione è stata anche l’occasione per lanciare uno sguardo sul futuro, alle prossime sfide aperte dagli sviluppi del web e dell’Ict, anche in vista della futura entrata in vigore delle nuove norme che l’Europa si sta dando in materia di data protection.

 

Al centro della presentazione alcuni interventi essenziali su internet, social network, smartphone, cloud computing, ma anche tutela dei minori nel mondo dell’informazione, telemarketing invasivo e diritti dei consumatori.

 

Particolare importanza, si legge nel volume, ha rappresentato il lavoro svolto dall’Autorità nel fornire, attraverso linee guida, indicazioni per il corretto trattamento dei dati in delicati settori: in materia di trasparenza della PA con le guidelines relative alla pubblicazione sul web di atti e documenti; sulla qualità dei servizi sanitari pubblici e privati con le linee guida per il trattamento dei dati a fini di customer satisfaction in ambito sanitario; su Internet, con le linee guida per blog, forum, social network e siti web che si occupano di salute.

 

E ancora: rilevante anche l’impegno nel dettare regole per la tutela dei clienti delle banche, con le prescrizioni che obbligano gli istituti a tracciare tutte le operazioni svolte; per la tutela degli abbonati telefonici a seguito dell’istituzione del Registro delle opposizioni, con l’attività prescrittiva e sanzionatoria nei confronti delle società di telemarketing; per l’uso di particolari sistemi tecnologici da parte delle imprese come la geolocalizzazione dei veicoli aziendali; per le garanzie da assicurare agli assistiti nelle prenotazioni e il ritiro delle analisi in farmacia.

 

Significativi anche gli interventi svolti per frenare fenomeni diffusi come quello delle telefonate ‘mute’ da parte dei call center o contro i ‘fax selvaggi’, o per regolare particolari aspetti relativi alla privacy sul posto di lavoro, come l’uso dei dati biometrici dei dipendenti.

 

Le nuove norme sulla trasparenza amministrativa nei controlli fiscali rappresentano “strappi forti allo Stato di diritto“, ha detto il presidente del Garante per la privacy, Francesco Pizzetti, aggiungendo che “è una fase di emergenza dalla quale uscire al più presto” altrimenti “lo spread fra democrazia italiana e occidentali crescerebbe”.

“Finora, noi potevamo assicurare alle imprese e alle persone giuridiche un alto livello di protezione. Oggi tutto questo non è più possibile”, ha detto ancora Pizzetti, definendo ‘un errore’ la scelta di ridurre l’applicabilità del codice per la privacy contenuta nel Decreto Sviluppo e nel ‘Salva Italia’.

 

Per il garante della privacy “è proprio dei sudditi essere considerati dei potenziali mariuoli. E’ proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico, il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere un sospettato a priori”.

“Sentiamo il bisogno di lanciare questo monito – ha aggiunto – anche perché vediamo che è in atto, a ogni livello dell’amministrazione, e specialmente in ambito locale, una spinta al controllo e all’acquisizione di informazioni sui comportamenti dei cittadini che cresce di giorno in giorno. Un fenomeno che, unito all’amministrazione digitale, a una concezione potenzialmente illimitata dell’open data e all’invocazione della trasparenza declinata come diritto di ogni cittadino di conoscere tutto, può condurre a fenomeni di controllo sociale di dimensioni spaventose”.

 

Secondo la relazione di Pizzetti le intercettazioni e, più in generale, l’uso dei dati di traffico telefonico acquisiti per finalità di giustizia sono “strumenti essenziali per le attività di indagine e per il lavoro della giustizia e tocca ai giudici utilizzare questi strumenti nel rispetto delle leggi mentre spetta al legislatore definire per quali tipi di indagini essi siano utilizzabili”.

 

La gogna, in qualunque forma, materiale o mediatica che sia, “è sempre uno strumento pericoloso, anzi pericolosissimo”, ha spiegato Pizzetti. “Nessuno, in una società democratica – ha spiegato -, potrà mai chiedere e ottenere di porre limiti al diritto dei giornalisti di sapere, conoscere e informare. Ma il loro stesso codice deontologico contiene regole chiare sulla necessità di rispettare i principi di essenzialità delle informazioni, di tutelare i minori, di rispettare la dignità delle persone, specialmente nell’ambito sanitario e sessuale”.Accade spesso – ha proseguito – anche che i protagonisti dei fatti di cronaca e i loro familiari si espongano senza limiti a un’informazione mediatica che diventa dichiaratamente spettacolo puro. Purtroppo in questi casi, prima del diritto e dello stesso Codice deontologico dei giornalisti, è il buon gusto e talvolta persino il senso di umana pietà che dovrebbe guidare i media. Non sempre avviene così e non sempre soltanto per il comportamento dei professionisti dell’informazione”.

 

I provvedimenti collegiali sono stati 519, oltre 3600 i quesiti, reclami e segnalazioni per i quali l’authority ha fornito riscontro, con particolare riferimento alla telefonia, internet e informatizzazione, sanità e servizi di assistenza sociale, videosorveglianza e rapporti di lavoro. Sono stati 257 i ricorsi decisi in materia di banche e società finanziarie, datori di lavoro pubblici e privati, attività di marketing, sistemi di informazioni creditizie, operatori telefonici e telematici. Raddoppiato, rispetto all’anno precedente, il numero di pareri resi dall’authority: 32 in totale in merito a tutela della salute, digitalizzazione del processo civile e penale, lavoro e previdenza, formazione, protezione civile e sicurezza stradale, applicazione del Codice dell’amministrazione digitale e informatizzazione della PA.

 

Sul fronte dell’attività ispettiva, sono state 447 le ispezioni effettuate nel 2011, 358 delle quali hanno portato alla rilevazione di violazioni amministrative, una parte consistente delle quali ha riguardato attività promozionali indesiderate, attivazione di servizi non richiesti e strutture sanitarie pubbliche e private. Del totale delle violazioni, 37 sono state segnalate all’attività giudiziaria. Il valore delle sanzioni comminate ammonta a oltre 3 milioni. In aumento, rispetto al 2010, l’attività di relazione col pubblico, con oltre 31mila riscontri tra contatti telefonici ed e-mail esaminate, legate in particolare ad attività di telemarketing, e-mail e fax indesiderati, internet, videosorveglianza e adempimenti in materia di protezione dei dati personali. 

 

Sul fronte internazionale, l’attività del Garante affonda le radici in quella svolta nel Gruppo delle Autorità per la privacy europee (Gruppo Articolo 29). I Garanti europei si sono occupati, in particolare, del nuovo Regolamento in materia di protezione dati presentato a fine gennaio dalla Commissione Ue che sostituirà la Direttiva del 1995 e della Direttiva che dovrà disciplinare il trattamento di dati per finalità di giustizia e di polizia. Il Gruppo Art. 29 si è occupato inoltre dei nuovi servizi di cloud computing; delle direttive del Pacchetto Telecom che introducono nuove regole relative anche all’uso dei cookies ed al tracciamento degli utenti; delle tecniche di profilazione legate alla behavioural advertising; dei trattamenti di dati in rapporto alla lotta al riciclaggio ed al finanziamento del terrorismo; di smartphone e geolocalizzazione degli utenti; oltre che di tecnologie Rfid.

 

Intenso il lavoro nell’ambito delle Autorità di controllo Schengen, Europol, Eurodac e soprattutto nel WPPJ, il Gruppo di lavoro appositamente istituito dalle Autorità garanti europee per la tutela dei cittadini nel settore della cooperazione giudiziaria e di polizia, che ha visto riconfermata per il quinto anno consecutivo la Presidenza al Garante italiano.

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