Italia
Agcom e diritto d’autore, argomento molto caldo e delicato, che sta animando il confronto tra esperti e politici in attesa dell’audizione del presidente Corrado Calabrò nelle Commissioni congiunte Cultura e Trasporti del Senato, in programma il 21 marzo prossimo, richiesta da Vincenzo Vita e Luigi Vimercati.
E’ slittata per il momento l’approvazione del Regolamento dell’Autorità, che dovrebbe tornare in Consiglio entro metà maggio per il voto finale (Leggi Articolo Key4biz).
Contrario all’approvazione sarebbe solo il Commissario Nicola D’Angelo, che in Consiglio avrebbe nuovamente rimarcato l’inopportunità di intervenire in via amministrativa su un tema, che negli altri paesi viene regolamentato con provvedimenti di legge.
E’ lo stesso D’Angelo a spiegare le ragioni sul suo blog: “La mia posizione di netta contrarietà (peraltro espressa da lungo tempo) si fonda oltre che sul tema della fonte giuridica anche sulla necessità di adeguare la materia allo sviluppo tecnologico e soprattutto sulla preoccupazione che forme di controllo della rete ne possano mettere a rischio la libertà”.
“Sono persino finito su wikileaks ai tempi del decreto Romani e successivamente sono stato defenestrato da relatore del provvedimento. Comunque non si tratta di prove muscolari o politiche ma della ferma convinzione in alcuni principi”.
Al centro della discussione un quesito di importanza basilare: l’Agcom può oscurare i siti che violano sistematicamente il diritto d’autore e intervenire anche sugli Isp?
Una questione che preoccupa il popolo della rete ma anche gli internet service provider che a questo punto temono di dover assumere il ruolo di sceriffi della rete, sebbene sull’argomento sia intervenuta più volte la Corte di Giustizia Ue, sostenendo che è contrario al Diritto Ue imporre agli Isp (Leggi Articolo Key4biz) o ai social network (Leggi Articolo Key4biz) sistemi di filtraggio per prevenire il downloading illegale.
Eppure secondo il parere di Valerio Onida, costituzionalista ed ex presidente della Corte Costituzionale, richiesto dall’Autorità e di cui Repubblica riporta alcuni passaggi essenziali, l’Agcom ha il potere di oscurare i siti responsabili di ‘violazioni sistematiche del diritto d’autore’ e intervenire sugli Isp che dovranno impedire ai propri utenti la visione dei siti fuorilegge, anche se collocati all’estero.
Secondo Onida, questi poteri ispettivi che l’Autorità può affidare ai propri dipendenti, sarebbero previsti anche dal Decreto Romani (n.44 del 2010) che assegna al Garante il compito di “rendere effettiva l’osservanza dei limiti e dei divieti“.
E alla dichiarazione del Commissario D’Angelo – “che forme di controllo della rete ne possano mettere a rischio la libertà” – Onida contrappone che la legge non è necessaria “nei confronti di mezzi di diffusione” come internet, “per i quali la Costituzione non contiene una disciplina”. In questo caso, è sufficiente “una base di legge” integrata poi “da fonti subordinate”.
Sull’argomento è intervenuto anche Luigi Vimercati che sul proprio blog ha commentato: “Ribadisco le mie perplessità sull’opportunità che Agcom deliberi il nuovo regolamento. A mio giudizio, suffragato anche dal parere di molti esperti del settore, è decisamente carente la base normativa su cui si baserebbe la delibera dell’Autorità. L’unica legge di sistema sul diritto d’autore è infatti del 1941! Dopo abbiamo solo testi molto parziali prevalentemente inseriti in leggi manifestamente dedicate a normare il mondo televisivo, come il recente Decreto Romani, da cui si prende spunto per attribuire ad Agcom un ruolo sulla materia. Non vi è nessuna nuova legge che affronti il forte rinnovamento tecnologico e produttivo determinato dalla rivoluzione di Internet. Senza questa nuova legge il sentiero per l’Autorità di scrivere un Regolamento sul Diritto d’autore è strettissimo e certo non può includere la limitazione della libertà di espressione garantita dalla nostra Costituzione. Un invito: apriamo un pubblico dibattito nazionale per poter scegliere la strada migliore per dirimere una questione che altrimenti rischia solo di essere oggetto delle pressioni delle lobbies”.