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Telco Vs OTT: segnali di distensione?

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Il confronto tra gli operatori mobili e i player ‘Over-the-Top‘ – come Google e Facebook – è stato contrassegnato negli anni passati da una notevole ostilità che, da ambo le parti, non ha consentito di giungere a un accordo su un possibile metodo di condivisione delle spese e dei guadagni legati al crescente utilizzo dei dispositivi mobili come smartphone e tablet.

I primi hanno continuato ad accusare i secondi di sfruttare le reti mobili per veicolare i loro contenuti senza partecipare alle spese per aggiornare le infrastrutture, che nel frattempo hanno iniziato a risentire del ‘peso’ di questi contenuti. I secondi sono rimasti fermi sulla loro posizione, ossia che gli operatori hanno tratto un notevole vantaggio economico dall’impennata del traffico mobile generata dai loro contenuti.

 

Ma il Mobile World Congress 2012 sembra aver segnato uno spartiacque, con qualche timido accenno di apertura da parte degli OTT che si sono mostrati più propensi a scendere a patti e con gli operatori che – appurato il fatto che non potranno controllare la parte maggiore dei ricavi né concretarsi sui ‘walled garden‘ come hanno fatto finora – hanno usato toni più distesi nella loro pur ferma richiesta di collaborazione.

 

Da un lato, insomma, gli operatori hanno compreso che i vantaggi di una piattaforma aperta sono maggiori rispetto ai loro ‘giardini chiusi’, mentre dall’altro i fornitori di contenuti sembrano più disposti ad accettare un rapporto simbiotico tra le parti: come dire, gli OTT hanno capito che senza le reti mobili i loro contenuti non sarebbero andati da nessuna parte.

 

Quest’anno, calcola la GSMA, gli operatori mobili dovranno spendere qualcosa come 240 miliardi di euro per costruire, aggiornare e mantenere le reti e generare un fatturato di 1,9 trilioni di dollari, dei quali 1,1 trilioni dalle reti mobili (Leggi articolo key4biz).

 

 

Franco Bernabè, che oltre a essere presidente di Telecom Italia presiede anche la GSMA, poco prima del MWC 2012 aveva sottolineato: “La proliferazione degli smartphone ha creato problemi che dobbiamo affrontare. Abbiamo bisogno di cooperazione dal punto di vista tecnico e di regole che siano rispettose di tutti” (leggi articolo Key4biz). E anche Vittorio Coalo, Ceo di Vodafone, è sembrato a tutti più rilassato nel confronto con gli OTT, pur restando fermo – come Bernabè – nella richiesta di maggiore cooperazione tra le parti.

 

“Nessuno – ha detto Colao – comprerebbe uno smartphone se non ci fossero le applicazioni. C’è più concorrenza. Non dico che è tutto risolto ma le cose vanno meglio. L’unico settore dove c’è un player dominante è la ricerca”.

 

Questa distensione, nota il Financial Times, è stata evidente anche nei commenti fatti da Bret Taylor, chief technology officer di Facebook, che ha approfittato del keynote speech al MWC per annunciare che il social network intende collaborare con gli operatori mobili per mettere a punto nuovi sistemi di pagamento per le applicazioni – come giochi o musica – acquistati sul sito.

“Facebook e gli operatori mobili sono fatti l’uno per l’altro”, ha affermato Taylor.

 

Certo, ancora non si conoscono i dettagli di questo probabile accordo sui metodi di fatturazione, ma si intravedono nuovi spiragli nell’ambito di un rapporto che è stato fin qui caratterizzato da alti livelli di tensione.

Anche perchè sembra ormai fuori questione una soluzione basata sullo ‘strozzamento’ del traffico generato dagli OTT: non gioverebbe a nessuno.

 

Trovato, quindi, un primo accenno di condivisione degli obiettivi, bisogna però andare avanti in maniera ‘matura’, superando il muro contro muro che ha finora caratterizzato la difficile relazione tre operatori mobili e OTT: i primi non vogliono essere trasformati in semplici trasportatori di bit – ricadendo sulle loro spalle tutto il costo della gestione e dell’aggiornamento delle reti – i secondi vorrebbero il riconoscimento che senza i loro servizi (pur voracissimi di banda) forse il mercato dei device mobili non avrebbe conosciuto questo successo.

 

Partire dalle necessità comuni di continuare a sviluppare il mercato con nuovi servizi per i consumatori e di condividere in qualche modo oneri e onori non potrà che portare a nuovi successi.

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