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Frequenze Tv: e se la soluzione fosse venderle a prezzi stracciati?

Italia


Si sarebbe forse trovata una soluzione di ‘comodo’ per il beauty contest: ci sarà l’asta, ma le frequenze verranno vendute a basso costo.

Secondo alcune indiscrezioni riportate da MF, che cita fonti di Palazzo Chigi, pare si sarebbe trovato un accordo.

I tre principali broadcaster, Rai, Mediaset e TI Media, avrebbero incaricato uno specifico gruppo di lavoro, composto anche da esperti dell’Agcom, per valutare le opzioni possibili, spiega una fonte del governo, sia per fare cassa nella vendita dei canali sia per chiudere la procedura di infrazione Ue nei confronti dell’Italia, aperta dopo la legge Gasparri.

 

Per MF al momento sul tavolo del Ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, ci sono tre possibilità: la prima soluzione è quella di fare una legge da votare in Parlamento che cambi le regole dell’assegnazione delle frequenze tv; la seconda è la riscrittura delle delibere Agcom sul medesimo tema e il lancio di un nuovo bando di gara; e infine la terza obbligatoria fase sarebbe quella dell’invio alla Commissione Ue del nuovo regolamento di gara per ottenere il via libera.

 

Entro metà aprile scadrà la pausa riservatasi dal MiSE per decidere sul beauty contest ma, pensare a una ridefinizione della legge, che prevedeva questo sistema gratuito di assegnazione delle frequenze, potrebbe significare far slittare di diversi mesi l’asta. Tra l’altro poi c’è da considerare che a maggio scadranno i mandati dei commissari Agcom.

 

Se i rumor di queste ore fossero confermati, Passera avrebbe deciso di accordarsi su una vendita low cost, sebbene le frequenze siano state valutate da Mediobanca 1-1,5 miliardi di euro, a fronte dei 4 incassati dalla Stato con l’asta tlc, e considerando anche che alcuni canali dovranno probabilmente essere liberati per i servizi di banda larga mobile nel 2015 (Come deciso dalla Conferenza ITU di Ginevra).

Pare infatti che sia proprio quest’ultima argomentazione a far propendere il governo per una vendita a basso prezzo, visto che la Ue dovrà rimettere mano al piano delle frequenze per riordinare l’intero spettro.

A questo elemento si aggiunge anche la possibilità che l’esecutivo metta a gara anche un multiplex per le telco che nei prossimi anni, soprattutto con l’avvento dei nuovi device web-based, avranno bisogno di maggiori risorse di banda per gestire l’aumentato traffico dati.

 

Fare un’asta low-cost sarebbe una soluzione di compromesso che soddisferebbe i broadcaster, per ovvie ragioni di risparmio, e accontenterebbe tutti i partiti che negli ultimi tempi si sono fortemente opposti al beauty contest.

La cosa potrebbe soddisfare Mediaset che nei giorni scorsi, in audizione in Commissione bilancio alla Camera, per voce del presidente Fedele Confalonieri ha fatto sapere che potrebbe essere costretta a licenziare (Leggi Articolo Key4biz).

 

E’ infatti possibile che l’ultimi bilancio sia il peggiore degli ultimi dieci anni per l’azienda di Cologno Monzese, con un utile netto previsto attorno ai 200 milioni, molto al di sotto dei 350 del 2010 e dei 269 di due anni fa.

Un dato che si spiega con una flessione della pubblicità di circa il 4% e una crescita dei costi del 3%.

Mediaset, in queste condizioni, non può permettersi di regalare le frequenze ai competitor, che potrebbero usarle per la trasmissione in HD. Ma potrebbe eventualmente pagarle a basso prezzo.

 

Ci sono poi da considerare la dichiarazioni di Paolo Romani, ex Ministro delle Comunicazioni, e responsabile dell’adozione del beauty contest. Romani ha dichiarato al Tg3 che l’appoggio del Pdl al governo Monti non dipende dalla decisione dell’esecutivo sull’assegnazione delle frequenze.

“Il beauty contest – ha osservato – era una procedura ineccepibile che io avevo fatto in accordo con l’Europa e l’Agcom“, una procedura “che consentiva ai piccoli di diventare grandi”.

 

Con l’asta delle frequenze invece “i grandi entreranno lo stesso, i piccoli resteranno fuori. Si vuole fare così? Lo si faccia, vediamo come è il risultato. Io non ne ho mai fatto oggetto di discrimine rispetto all’appoggio a Monti”. (Leggi Articolo Key4biz)

Alla domanda se il Pdl toglierà l’appoggio a Monti nel caso in cui il governo dovesse decidere di mettere all’asta le frequenze, Romani ha risposto: “Sulle liberalizzazioni e le semplificazioni abbiamo fatto un grandissimo sforzo, sia Pd che Pdl, per modificare nella direzione della crescita e dello sviluppo i decreti del governo. Ognuno di noi ha fatto delle rinunce”. Sulle frequenze tv “so che ci sono approfondimenti in corso ma non ne faccio un problema politico. Sarà secondo me economicamente un fallimento”.

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