Italia
La Commissione europea ha “preso nota” dell’emendamento al DL semplificazioni sull’accesso disaggregato alla rete e fa sapere che “esaminerà la norma, in contatto con le autorità italiane” per assicurarsi che non violi le regole comunitarie.
Non si è fatta attendere la risposta dell’esecutivo alla denuncia dell’ Associazione europea degli operatori di telecomunicazioni (ETNO), che ha inviato oggi una denuncia al Commissario europeo Neelie Kroes, evidenziando l’incompatibilità della misura con le norme comunitarie.
In base a quanto previsto dall’emendamento presentato da Paolo Romani e Stefano Saglia (che Milano Finanza definisce una piccola vendetta dell’ex ministro, che quando era titolare del dicastero delle comunicazioni aveva dovuto rinunciare al suo piano di una rete aperta a tutti gli operatori per la banda larga), i servizi di accesso all’ingrosso di rete fissa dovranno essere offerti da Telecom Italia ai concorrenti in maniera disaggregata “in modo che gli stessi operatori non debbano pagare per servizi non richiesti e si possa creare un regime concorrenziale anche per i servizi accessori” (Leggi articolo Key4biz).
Ma, secondo ETNO, “Questa norma viola le regole comunitarie alla base del settore delle comunicazioni elettroniche, mettendo a rischio l’indipendenza dell’Autorità nazionale di regolazione (Agcom), poiché non rispetta le competenze ad essa assegnate dalla normativa europea in materia di imposizione di obblighi sui servizi regolati di accesso alla rete. La nuova misura – si legge ancora nella lettera – minaccia seriamente l’implementazione del quadro normativo europeo poiché modifica la definizione di unbundling contenuta nelle direttive”.
L’emendamento, sottolinea ancora ETNO, “compromette gravemente l’attuazione del quadro giuridico Ue per il nostro settore, perché modifica la definizione di unbundling del rame, come prevista dalla Direttiva Accesso”.
“Va inoltre ricordato che gli operatori con notevole potere di mercato sono obbligati dal quadro normativo ad assicurare livelli di qualità del servizio secondo standard ben definiti. Se altri operatori terzi sono autorizzati ad accedere alla rete per svolgere compiti di manutenzione e riparazione in base alle loro esigenze e non a quelle del proprietario della rete, l’operatore con maggiore potere di mercato non potrebbe più garantire la qualità e la sicurezza della sua rete”, spiega infine ETNO.
L’esecutivo comunitario, che sta valutando i profili di incompatibilità denunciati da ETNO, potrebbe aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. E verrebbe voglia di aggiungere che in passato l’ex ministro Paolo Romani ha sempre espresso una sostanziale resistenza alla condivisione delle regole europee e della loro visione di mercato unico.
Sulla questione sarebbe intervenuto anche il presidente Agcom Corrado Calabrò che – stando a quanto riportato stamani da Milano Finanza – avrebbe inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera sottolineando che “le direttive comunitarie affidano all’Autorità nazionale il compito di disciplinare l’accesso e l’interconnessione alla rete e che, nel farlo, è anche obbligata a seguire tutti i passaggi imposti dalle regole Ue“.
In campo contro l’emendamento presentato da Paolo Romani e Stefano Saglia anche i sindacati: per Emilio Miceli, Segretario Generale Slc Cgil, “Emendamenti di questa natura vanno trattati con grande cautela perché modificano sostanzialmente gli assetti di impresa, peraltro introducendo elementi non presenti in nessun altro paese europeo”.
“Qualora l’emendamento fosse definitivamente approvato comporterebbe il rischio di migliaia di esuberi in Telecom” prosegue Miceli sottolineando che per il sindacato, in un momento nel quale l’occupazione deve rappresentare la priorità per tutte le forze politiche e sociali, “non sono accettabili modifiche normative che mettono in pericolo migliaia di posti di lavoro. Slc pertanto invita le forze politiche ed il governo a non approvare il testo dell’emendamento a firma degli Onorevoli Romani e Saglia.”