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La società lussemburghese Core Wireless Licensing – che condivide con Microsoft i ricavi legati alle licenze sui brevetti wireless – ha denunciato Apple in Texas per la violazione di 8 brevetti in diverse versioni dell’iPhone e dell’iPad.
La società chiede un risarcimento danni non meglio specificato e il pagamento di royalties per “ogni prodotto Apple venduto in futuro” che violi i brevetti in oggetto, nonché “per i futuri prodotti Apple che non siano differenti” da quelli per i quali si contestano le attuali violazioni.
La notizia arriva nel bel mezzo di una serie di procedimenti legali che vedono protagoniste le principali aziende del settore hi-tech, schierate l’una contro l’altra nei tribunali di mezzo mondo in difesa dei rispettivi brevetti.
Core Wireless, a settembre dello scorso anno, è stata acquistata dalla canadese Mosaid Technologies che ha quindi messo le mani su oltre 2.000 brevetti di Microsoft e Nokia, incluse 1.200 tecnologie che la società definisce “essenziali per gli standard Gsm, W-Cdma e LTE”.
Senza questi brevetti, Mosaid sarebbe stata poco più di un patent troll di secondo livello e non sarebbe valsa i 594 milioni di euro sborsati a sua volta dalla private equity Sterling Partners a novembre per acquistarla.
Quando Microsoft ha concesso in licenza i brevetti, spiega il Wall Street Journal, ha ottenuto un interesse finanziario passivo sul futuro fatturato generato da Mosaid dalla vendita di questi brevetti ad altri. Circostanza, questa, confermata da un portavoce del gruppo di Redmond.
Nella denuncia contro Apple, la divisione di Mosaid ha spiegato che Apple sta violando i suoi brevetti negli iPhone 3G e 4S, nell’iPad e nell’iPad 2.
La causa potrebbe provocare un qualche imbarazzo a Redmond, dato che Microsoft ha di recente stretto un’alleanza con Apple per acquisire, al prezzo di 4,5 miliardi di dollari, i brevetti di Nortel sottraendoli così a Google (Leggi articolo Key4biz).
Il gruppo di Mountain View, a sua volta, dovrà obbligatoriamente consegnare a Apple le informazioni sullo sviluppo del sistema operativo Android.
Lo ha stabilito il giudice Richard A. Posner di Chicago nell’ambito della causa legale intentata nel 2010 da Apple contro Motorola Mobility, nel frattempo diventata di proprietà di Google (che ha sborsato 12,5 miliardi di dollari).
Motorola Mobility si è opposta alla richiesta, sottolineando che Google non è parte in causa e che quindi la società non può costringerla a produrre documenti e testimonianze per questo procedimento.