Unione Europea
Oggi al Parlamento Ue sono stati discussi i pro e i contro dell’ACTA durante un workshop con il Commissario Ue per il Commercio Karel De Gucht e i rappresentanti della ricerca, della società civile e dell’UE.
Presentato nel secondo panel uno studio dell’università di Maastricht commissionato dall’Europarlamento, che evidenzia come intorno a questo controverso Trattato ci siano motivazioni più politiche che di natura giuridica.
Secondo il Report, un consenso incondizionato ad ACTA da parte del Parlamento Ue sarebbe una risposta inadeguata. L’Accordo resta per alcuni aspetti poco chiaro e si rifà a quanto deciso in sede WTO per quanto riguarda contraffazione e aspetti commerciali. E lascia aperte diverse questioni a livello internazionale sulla privacy.
Nel primo panel Michael Geist, esperto di legge sul diritto d’autore, ha parlato della mancanza di chiarezza e trasparenza dei primi negoziati: “Se si fosse evitata la chiusura non ci sarebbe stata tutta questa sfiducia”.
Il grave danno determinato da ACTA, secondo Geist, sta nelle modalità con cui sono state portate avanti le trattative.
La Ue ha bisogno di strumenti per tutelare il diritto d’autore, ha detto ancora l’esperto, ma avviando un nuovo round di negoziati questa volta con un processo aperto, chiaro e trasparente.
Il Commissario Ue, rispondendo alle domande che provenivano da pubblico da parte di associazioni o esperti di IPR, ha intanto smentito che la protesta in atto contro ACTA lo lasci indifferente: “Dico solo che non è l’unico modo di fare politica”.
De Gucht ha, quindi, precisato che le manifestazioni sono una forma di democrazia diretta, ma ha ricordato l’importanza del ruolo del Parlamento Ue che si basa su una democrazia rappresentativa ed esprimerà la propria decisione col voto.
A chi dalla platea ha chiesto se ACTA potrebbe, attraverso internet, limitare in qualche modo manifestazioni di protesta politica come quelle della primavera araba, il Commissario Ue ha spiegato che non sono previste limitazioni di questo tipo, ma che sono i governi che decidono di bloccare determinate informazioni sul web: “Sono i dittatori che agiscono in quei casi, l’ACTA non c’entra nulla”.
Ma la domanda più diretta e forse quella più attesa dagli smanettoni della rete è stata quella che chiedeva: “Perché scaricare dal web significa rubare?”.
De Gucht ha precisato che se un’opera è protetta da diritto di proprietà intellettuale, scaricare senza consenso è illegale, ma queste azioni rientrano nella sfera dell’ACTA solo se il downloading avviene per scopi commerciali e non personali.
Ieri in Commissione per il Commercio internazionale del Parlamento europeo, il Commissario ha indicato che “Non censurerà Internet, non richiederà un controllo delle eMail, non consentirà ispezioni alle dogane dei computer portatili”, che potrebbero contenere file illegali,”e non comporterà restrizioni del commercio in generale“.
“Chi condivide una canzone senza pagare i diritti compie un atto illegale a rigor di legge, ma non è un reato penale. L’azione punitiva scatta quando l’attività illegale è eseguita su scala commerciale, come chi si trova dietro siti simili a Megaupload”.
Sempre ieri De Gucht ha affermato: “Chi ha letto i giornali in questo periodo, visto le manifestazioni di protesta nelle principali città europee, pensa che l’ACTA significhi fine della democrazia, censura di Internet e restrizione all’accesso ai farmaci salvavita per i malati di AIDS nei paesi in via di sviluppo“.
“L’ACTA non rappresenta invece una minaccia per le nostre libertà” e non criminalizzerà gli utenti che praticano il downloading illegale.
“Il mio messaggio agli europei è chiaro: ACTA rappresenta una difesa per la nostra vita (… ) Non è il ‘Big brother’ – ha ribadito il Commissario – ma un mezzo per risolvere i nostri problemi economici dal 2012 in poi. La tutela della proprietà intellettuale è un modo per creare nuovi posti di lavoro”.
“Non siamo in ‘1984’“, ha detto ancora De Gucht, riferendosi al celebre romanzo di George Orwell in cui è coniato lo slogan: ‘Il Grande fratello ti guarda’.
L’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) è stato firmato da 22 dei 27 Paesi Ue. Negoziato tra Ue, Stati Uniti, Giappone, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Corea del Sud, Marocco, Messico e Svizzera, il Trattato è dedicato alla protezione della proprietà intellettuale su beni, servizi e prodotti immateriali, dalle medicine fino al downloading illegale dalla rete.
Il 28 febbraio la Commissione per le Petizioni ha ricevuto più di 2,4 milioni di firme dai cittadini che considerano l’Accordo una minaccia a un’internet libera e gratuita (Leggi Petizione).
L’esecutivo Ue, dopo che diversi Paesi hanno sospeso la ratifica, ha deciso di rivolgersi alla Corte Ue per verificare che il Trattato sia in linea con i diritti fondamentali dell’Unione, come la libertà d’espressione e informazione, il data protection e i diritti di proprietà intellettuale (Leggi Articolo Key4biz).