Italia
“Il 2011 è stato caratterizzato dalla decelerazione delle economie a maggiore crescita e dalle tensioni recessive di quelle mature. Nonostante questo quadro macroeconomico, il Gruppo ha raggiunto tutti gli obiettivi indicati per il 2011 a livello consolidato in termini di stabilizzazione del fatturato, della redditività e della generazione di cassa operativa”. Con queste parole, il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, ha commentato i risultati della società che ha anche presentato l’aggiornamento del Piano 2012-2014 del Gruppo.
Il Piano conferma le priorità strategiche per il Gruppo Telecom Italia e si focalizza su due pilastri: il rafforzamento della generazione di cassa e la riduzione dell’indebitamento. Il primo obiettivo sarà raggiunto attraverso “il riposizionamento verso mercati con migliori prospettive di sviluppo, che consentono di riportare il Gruppo su un profilo di crescita; il continuo recupero dell’efficienza operativa, soprattutto sul mercato domestico; un approccio demad driven agli investimenti”.
La riduzione dell’indebitamento finanziario sarà ottenuta “coniugando tale percorso di deleverage a una sostenibile remunerazione degli azionisti”.
Bernabè ha ribadito che i risultati hanno dimostrato la validità del team di gestione e del mix di attività della società e ha quindi sottolineato che “la cassa del gruppo è più che sufficiente per centrare gli obiettivi di investimento del piano e per remunerare gli azionisti”.
Riguardo ai dividendi, in sede di approvazione del bilancio 2011 il Cda – ha reso noto Bernabè – “Preso atto del recente peggioramento del contesto macroeconomico e in coerenza con l’obiettivo di mantenimento del merito di credito di Telecom Italia, proporrà agli azionisti la distribuzione di un dividendo pari a 900 milioni di euro”.
“Tale dividend policy – ha precisato – contribuisce alla conferma del percorso di riduzione dell’indebitamento delineato nel precedente piano. Al raggiungimento di tale obiettivo la shareholder remuneration potrà tornare a crescere”.
La riduzione del monte dividendi a 900 milioni euro (-500 milioni di euro), è stata causata dal peggioramento del contesto macroeconomico e dai downgrade sull’Italia che, ha sottolineato Bernabè, “ci hanno portato a riconsiderare la politica del dividendo per il bisogno strategico di mantenere la flessibilità”. Tuttavia, ha aggiunto, “siamo in linea con le stime delle agenzie di rating e vogliamo tornare a una remunerazione progressiva degli azionisti”.
La società ha chiuso il 2011 con ricavi consolidati pari a 29,9 miliardi di euro (+8,7% rispetto al 2010) e un EBITDA consolidato di 12,2 miliardi di euro, in crescita di 834 milioni di euro rispetto all’esercizio 2010 (+7,3%). Nel quarto trimestre 2011 l’EBITDA ha registrato un incremento del 4,6% (+134 milioni di euro rispetto al corrispondente periodo del 2010).
Questi risultati sono stati possibili grazie, soprattutto, al rafforzamento dei risultati dell’Argentina e del Brasile.
Bernabè ha spiegato che “…anche in Italia, il continuo impegno sull’efficienza ha consentito un miglioramento della dinamica dei risultati trimestre dopo trimestre, generando il free cash flow necessario a ridurre di oltre 1 miliardo di euro l’indebitamento nonostante l’investimento di 1,2 miliardi per l’acquisizione delle frequenze LTE”.
Nel 2011, la società ha registrato un operating free cash flow pari a 5,7 miliardi di euro. Un risultato inferiore di 446 milioni di euro rispetto al 2010 per l’effetto dell’acquisto delle frequenze LTE per un importo pari a 1,2 miliardi di euro.
L’indebitamento finanziario netto rettificato, a fine 2011, si attestava a 30,4 miliardi, in calo di 1,05 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2010 (31,4 miliardi di euro). Senza l’impatto dell’acquisto delle frequenze l’indebitamento finanziario netto sarebbe di 29,2 miliardi di euro.
Gli investimenti sono stati pari a 6 miliardi di euro, 1,5 miliardi in più rispetto al 2010 a causa “dell’acquisto delle frequenze per i siervizi mobili 4G e al consolidamento della Business Unit Argentina per l’intero esercizio (+368 milioni di euro, comprensivo di un effetto cambio negativo per 18 milioni di euro), nonché all’incremento degli investimenti della Business Unit Brasile (+74 milioni di euro, comprensivo di un effetto cambio positivo per 3 milioni di euro)”.
Per il 2012, la società attende ricavi ed EBITDA sostanzialmente stabili rispetto al 2011 e conta di portare il debito a circa 27,5 miliardi di euro.
Per il periodo 2012-14, è prevista invece una generazione di cassa cumulata di oltre 22 miliardi di euro. Gli investimenti previsti sul periodo ammontano a 15 miliardi di euro, mentre il debito dovrebbe scendere ulteriormente nel 2013 a circa 25 miliardi di euro, con un rapporto posizione finanziaria netta rettificata/EBITDA inferiore a 2 volte a partire dal 2014 in poi.
Obiettivi, quelli relativi alla riduzione dell’indebitamento, definiti “molto sfidanti” da Asati, l’associazione che riunisce i piccoli azionisti del gruppo. Il presidente Asati, Franco Lombardi, prevede un 2012 molto critico e non solo a causa della difficile congiuntura nazionale: “Il Gruppo – afferma – conterebbe nel 2012 di ridurre il debito rispetto di circa 3 miliardi, e questo a spese degli azionisti (taglio dei dividendi), dei dipendenti (forse con ulteriori operazioni di outsourcing), e senza poter disporre di risorse economiche per aumentare gli investimenti”.
Riguardo i risultati delle controllate sudamericane, l’Ad di Tim Brasil, Luca Luciani, ha stimato per il 2012 una crescita del fatturato superiore al 10%, sottolineando che “sulla crescita del business siamo un anno avanti rispetto al piano industriale”.
“Il Brasile – ha aggiunto Bernabè – nel prossimo futuro continuerà a dare un forte contributo ai risultati di gruppo e in Argentina l’obiettivo è consolidare le attività in maniera efficiente”.
Ma, avverte ancora Asati, “…è da tenere in conto che il Brasile in un prossimo futuro diverrà un mercato maturo e che quindi non potrà sempre compensare le eventuali defaillances nel mercato domestico; occorre quindi recuperare al più presto risorse finanziarie sia per consolidare la presenza in sud America sia per conquistare uno sbocco nei mercati a più alta crescita, nei paesi Emergenti dell’Asia e dell’Africa”.