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Le trattative tra Yahoo! e Alibaba per la cessione degli asset asiatici del gruppo americano sembrano a un punto morto e, secondo indiscrezioni, la piattaforma cinese di eCommerce avrebbe chiesto chiarimento al nuovo Ceo.
Il blocco delle negoziazioni rappresenta un nuovo ostacolo sulla via della ripresa della compagnia di Sunnyvale.
Le attività sul mercato asiatico – che includono la quota del 43% nel gruppo cinese Alibaba e del 35% in Yahoo Japan – rappresentano circa l’80% del valore di mercato di Yahoo!, stimato attorno ai 17 miliardi di dollari.
Stando alle dichiarazioni di due fonti, l’accordo sarebbe ormai all’impasse perché Yahoo! avrebbe imposto condizioni assurde in occasione degli incontri avuti ad Hong Kong dove i negoziatori del gruppo americano e gli azionisti strategici si sarebbero trovati su posizioni fortemente contrapposte.
Sempre secondo queste fonti, adesso Alibaba, casa madre di Alibaba.com quotata sulla Borsa di Hong Kong, e Softbank, che detiene quasi il 30% della prima oltre a essere il maggiore azionista di Yahoo! Japan, hanno intenzione di chiedere un chiarimento al nuovo CEO di Yahoo! Scott Thompson.
Tuttavia una fonte dichiara che la web company americana ha tutt’altra opinione dei fatti. Pare che infatti Yahoo! non sia stata messa al corrente di queste difficoltà e resterebbe sempre convinta della necessità di andare avanti nelle trattative.
I negoziatori di Yahoo!, tra i quali c’è il direttore finanziario Tim Morse, sono rientrati lunedì sera negli Stati Uniti dopo una settimana di incontri ad Hong Kong e questa settimana sarebbe prevista una conference call.
Le fonti hanno anche commentato che Yahoo! e i suoi partner asiatici potrebbero sempre firmare un altro accordo più semplice che non prevede esenzioni fiscali, ma non c’è ancora alcuna intesa sul prezzo al quale il gruppo americano potrebbe vendere gli asset asiatici.
Per l’analista Gabelli & Co, Brett Harriss, due sono le possibilità: “O l’accordo è morto oppure ci vorrà molto tempo prima che venga finalizzato”.
Ma perché le trattative si sono arenate? I motivi restano ancora poco chiari, visto che quasi due mesi fa le parti avevano fissato i principi di base di questo accordo.
Per il blog AllThingsDigital, che per primo ha denunciato la situazione di stallo dei negoziati, le discussioni si sono ‘completamente interrotte’ dopo che i negoziatori di Yahoo! hanno modificato totalmente le loro posizioni, ma non fornisce ulteriori dettagli.
Quasi sicuramente alla base c’è un problema di valorizzazione degli asset asiatici. Sei anni fa Yahoo! aveva comprato il 40% di Alibaba per 1 miliardo di dollari, oggi ritiene che quella quota valga 13 miliardi di dollari. Il fondatore di Alibaba, Jack Ma, intende far di tutto per acquistare il pieno controllo della sua società ma a un prezzo molto più basso, tuttavia dopo la cessione di Alipay, non condivisa da Yahoo!, è stato costretto a fare marcia indietro e a migliorare la propria offerta.
Alcuni analisti non escludono che questa impasse possa essere solo ‘tattica’ e che le trattative con i partner asiatici possano riprendere. Non è la prima volta che Yahoo! Si trova a dover fronteggiare la fronda degli azionisti.
Nel 2008, la web company fondata da Jerry Yang aveva dovuto negoziare un compromesso con il miliardario Carl Icahn dopo aver imprudentemente respinto l’offerta da 47,5 miliardi di dollari avanzata da Microsoft.
Adesso però c’è il rischio che scoppi una tempesta e Thompson potrebbe essere chiamato dall’Asia a chiarire la strategia internazionale della società a qualche settimane dal suo arrivo ai vertici del gruppo.
Per l’ex presidente di PayPal, non si tratterebbe solo di ‘fare i conti’ con Alibaba e Softbank. Il fondo newyorchese di Daniel Loeb, Third Point, azionista al 5,6% di Yahoo!, reclama infatti 4 seggi nel board. L’obiettivo è di poter pesare di più nei trade-off.
“I cambiamenti recentemente annunciati non mettono l’azienda sulla buona strada per massimizzare gli interessi degli investitori“, ha detto senza mezzi termini Third Point, esortando il motore di ricerca a “non ripetere gli stessi errori del passato”.