Italia
L’orco sta in rete e adesso si nasconde soprattutto tra gli ‘amici’ dei social network. E’ l’avvertimento lanciato da Meter, l’associazione di don Fortunato Di Noto che dal 1989 lotta contro la pedofilia.
Ieri in occasione della presentazione a Roma del Report 2011, sono stati forniti dati allarmanti: dal 2003 a oggi ci sono stati 86.670 bambini abusati, 91.231 sfruttati sessualmente (filmini, prostituzione, foto), 4.561 oggetto di sexting.
Si tratta, per quest’ultimo, di un nuovo trend: la molestia attraverso mezzi informatici (autoscatti osé, messaggi ed email).
A questi numeri si sono contrapposti i dati di Meter nel 2011: 20.390 siti web monitorati; 1.087 comunità su social network segnalate alla Polizia Postale; 1.113 consulenze telefoniche; 28 vittime di abusi seguite dal Centro d’Ascolto e Accoglienza.
La pedofilia è “una delle piaghe più gravi del nostro tempo“, ha affermato in un messaggio il presidente della Camera, Gianfranco Fini. E’ un “tema drammatico” ed è “al centro dell’attenzione della Chiesa“, ha rincarato la dose il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi. Secondo il presidente della Camera per contrastare questo fenomeno servono “l’impegno congiunto di Istituzioni, famiglie, associazioni e cittadini“, oltre a “un’opera di prevenzione efficace”. Dello stesso parere anche il direttore del servizio di Polizia postale e delle comunicazioni, Antonio Apruzzese, che ha chiesto “sforzi congiunti per la prevenzione”.
Dai dati raccolti emerge che la maggior parte delle segnalazioni (94,3%) arriva dai domini web, mentre i social network toccano il 5,3%. Il resto è appannaggio delle email e BBS, ormai archeologia informatica.
I siti pedofili sono in maggioranza europei. La Russia è capolista mentre si evidenziano gli aumenti in Africa del nord e Cina.
Più precisamente, dall’analisi dei dati del monitoraggio online, è possibile evidenziare come il Vecchio Continente sia caratterizzato dal maggior numero di domini a contenuto pedopornografico. L’Europa “vale” l’81,5% del totale, seguito dall’Asia (12,2), l’Africa (2,3), l’America (2,3) e l’Oceania (1,4). In un ideale “podio della vergogna”, i domini specifici dedicati alla pedofilia toccano, al terzo posto, la Spagna (0,94%) con 25 indirizzi. Al secondo posto la Repubblica Ceca (2,59%, 69 indirizzi) e al primo, con 2.263 indirizzi, la Russia (84,9%). L’Europa tocca 155 indirizzi totali, ossia il 5,83% delle rilevazioni.
Le Americhe vedono gli USA al primo posto (77,3%, 58 siti), seguiti da Cuba (9 siti, 12%) e Repubblica Dominicana (10,6%, 8 siti). In Africa la Libia, con 78 siti, detiene il record continentale mentre l’Asia, India, Vietnam e Cina, rispettivamente con il 56,2%, il 15,5%, 14,5% guidano il trio dello sfruttamento pedopornografico. Chiude l’Oceania, dove le Isole Cocos (Australia) assommano al 58,3% delle segnalazioni, con le Tonga e le Tukelau (Nuova Zelanda) ambedue a pari merito col 20,8%. L’Italia ha un ruolo marginale, con soli 10 domini e lo 0,3% sul totale.
La cosa che preoccupa maggiormente è che la nuova frontiera della pedopornografia sono le reti sociali, dove sono ormai tanti i teenager iscritti.
“Chi frequenta i nostri figli? Li conosciamo davvero?”, s’è chiesto don Di Noto, suggerendo che “una vigilanza discreta e tanta comunicazione possono aiutare i genitori a incontrare i figli”.
Il confronto 2010-2011 mostra che le segnalazioni in tema di comunità e social network abbiano visto una crescita esponenziale. Alcuni sono stati chiusi, altri hanno iniziato a proporre materiale pedopornografico. Nelle rilevazioni di Meter sono entrate anche le comunità pedofile provenienti da Grou.ps, Blogspot, Twitter, Vkontakte.
Scorgendo i dati si può notare che nel 2010 Grou.ps è in testa con 143 segnalazioni, seguito da Ning (88) e Facebook (42). Nel 2011 Grou.ps resta primo con 802 segnalazioni, 70 Grouply e 68 Vkontakte. Facebook aumenta di 10 unità e va a quota 52.
Il 2011 ha portato anche il sexting, ossia il minore vittima di se stesso. Non bastavano infantofilia (abusi sessuali compiuti sui bambini da pochi giorni a due anni) e pedofilia culturale (movimenti e lobby per lo sdoganamento dello stupro dei bambini: perché questo è la pedofilia!): adesso ecco il sexting. Si tratta dell’invio di immagini sessualmente esplicite o testi riguardanti il sesso attraverso strumenti informatici. Foto e video a sfondo sessuale realizzati con i cellulari e pubblicati online su social network e chat. Solo nel 2011, la ricerca Meter ha contato almeno 4.561 vittime: sono quelle accertate esaminando le immagini e indicando quelle che rappresentavano palesemente autoproduzioni.
“Non possiamo non sperare che questa ‘piaga globale’ possa essere sempre più contrastata non solo con le azioni di repressione ma con impegni educative, formative e culturali capaci di trasformare il disumano atto esecrabile di abuso in un autentico atto di amore e di rispetto per l’infanzia”, dice Meter.
“E’ già attivo – ha spiegato don Fortunato Di Noto – l’Osservatorio mondiale contro la pedofilia, raggiungibile attraverso il nuovo portale www.associazionemeter.org”. Tra i suoi obiettivi c’é quello di diventare “un ufficio per lo studio del fenomeno a livello globale, attraverso contatti con associazioni e privati in tutto il mondo, con il fine ultimo di combatterlo definitivamente una volta per tutte”.
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