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Dal social network al social selling: il 2012 è l’anno di Pinterest

Stati Uniti


Twitta, commenta, posta, condividi…? No. Il 2012 è l’anno dell’imperativo “pinna”, italianizzazione del comando “pin it“. Sul social network Pinterest, attraverso questo comando, si pubblica un’immagine di un prodotto per cui si nutre un certo interesse condividendola da un altro sito. Con questa operazione viene generato un link al sito da cui l’immagine viene presa.

La community è stata messa a punto da tre ideatori: Paul Sciarra, Evan Sharp e Ben Silbermann, di base a Palo Alto, in California. A due anni dal lancio, la loro creazione negli ultimi mesi dello scorso anno è stata protagonista di un vero exploit. Secondo Hitwise: 4000% di utenti in più nell’ultima parte del 2011, 11 milioni solo nella settimana di Natale, traffico superiore a Google+ e Tumblr (oltre 10 milioni di pagine viste a dicembre).

Per il momento il bacino d’utenza, che accede solo su inviti, è costituito soprattutto da una rappresentanza femminile di età compresa fra i 18 e i 34 anni, ma i profili degli utenti si stanno allargando. Otto utenti su dieci sono donne, per lo più interessate a bellezza, moda, matrimoni, giardinaggio e artigianato. Ci sono anche le aziende del settore che cercano di vendere i loro prodotti.

In una grande bacheca, ognuno può evidenziare il proprio interesse, cosa vuole fare, cosa vorrebbe vedere, cosa ha fatto o ha visto, così come curiosità e hobby (e più si è settoriali, più aumentano le possibilità di essere seguiti dagli altri utenti). Quindi l’utente crea un board dove classificare le foto e i video su quell’interesse o prodotto; i contenuto possono essere commentati e copiati da altri utenti (cliccando sul tasto “repins”).

 

Non si stratta di un social network come lo abbiamo inteso finora, ma di un “social selling“. Infatti la monetizzazione della community sfrutta un sistema chiamato Skimlinks; dopo che un utente ha pubblicato un pin tramite il comando “pin it”, modifica il link generato verso il sito di provenienza per aggiungere un proprio codice di monitoraggio e affiliazione. In questo modo, se un utente clicca sull’immagine da Pinterest e poi procede all’acquisto, Pinterest riceve una percentuale sulla transazione.

Una filosofia di marketing diametralmente opposta a quella di Facebook e Twitter, i quali hanno dato dapprima maggiore rilevanza all’incremento dell’utenza, lasciando in secondo piano il risvolto economico. Il caso di Pinterest, che ha iniziato ad utilizzare un sistema di guadagno finanziario già durante la fase beta, è dunque una novità nel settore.

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