Italia
Nelle classifiche nazionali sulla diffusione della banda larga, la Basilicata è ultima tra gli ultimi. Come al solito l’Italia viaggia a due velocità: se al top ci sono Lazio, Lombardia e Provincia Autonoma di Trento, restano, dall’altro lato, interi centri lucani che non hanno accesso a internet veloce. Che tradotto significa incapacità di usufruire dei servizi, dalla PA digitale ai social network, al commercio elettronico.
Difficile parlare di crescita al Sud, con questi elementi.
Eppure l’Italia, il Paese delle contraddizioni, vanta il 99% dei servizi pubblici online (la stima è dell’eGovernment Benchmark Report elaborato dalla Commissione Europea). Bene. Come accedere ai servizi delle pubbliche amministrazioni senza gli strumenti?
In questi giorni, inoltre, si parla tanto di ritardi infrastrutturali, dei provvedimenti del Governo Monti, dell’Agenda Digitale per l’Italia (partirà davvero? Dopo due anni di ritardo?), del decreto semplificazione, del via libera a investimenti nelle reti di nuova generazione per 254 milioni finanziati dalle Regioni Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna e Molise.
Bisogna però guardare sempre i fatti, e non farsi entusiasmare dai soliti effetti annunci.
Vediamo allora che sta succedendo in questo momento in Basilicata, regione con 131 Comuni e quasi 590mila abitanti.
Il 2 dicembre scorso l’Ufficio Società dell’informazione ha pubblicato l’avviso di una gara d’appalto per 18 milioni di euro, che utilizza risorse del FEARS – Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (la Basilicata dispone di circa 7,65 milioni di euro della dotazione di tale misura), e aggiunge risorse provenienti dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale FESR.
Per capire meglio lo scenario, occorre fare prima un passo indietro. In seguito ad alcune azioni del Ministero dell’Agricoltura (Autorità di Gestione Nazionale del FEASR in Italia) e della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea, si è stipulato che, dopo aver completato la mappatura, le autorità italiane prevedono due tipologie di intervento. La prima (Soluzione A) comporta la realizzazione di un’infrastruttura di backhaul in fibra ottica. La seconda (Soluzione B) prevede il finanziamento dell’accesso degli utenti (ad esempio mediante decoder, modem, antenne ecc.) per i residenti in aree dove le condizioni geomorfologiche rendono difficile o non economicamente vantaggiosa la realizzazione di strutture terrestri o senza fili entro il 31 dicembre 2015. In altri termini, dopo il completamento della mappatura e la definizione dello schema della rete, nelle aree che rimangono scoperte sarà sovvenzionato direttamente l’accesso degli utenti. per la Soluzione B, l’intensità massima dell’aiuto è pari al 100% del prezzo di acquisto del terminale di utente.
Ebbene la gara della Regione Basilicata, a dispetto di ogni logica, mostra tre evidenti criticità. In primo luogo è stata pubblicata in assenza della mappatura del territorio, che pure ne costituisce un prerequisito per identificare i diversi interventi (fibra, wireless, satellite) in funzione della situazione delle zone da coprire.
In secondo luogo impegna la totalità del FEASR unicamente per la cosiddetta Soluzione A – realizzazione di un’infrastruttura di backhaul in fibra ottica.
Infine, esclude esplicitamente la cosiddetta Soluzione B indicando che “non saranno ammessi al finanziamento pubblico gli appalti da installare presso le utenze quali modem, CPE, antenne, parabole ecc.”
Eppure il Consiglio d’Europa, nell’ambito dei servizi essenziali per l’economia e la popolazione finanziabili dal FEASR, ha riconosciuto nel maggio 2009 fra le operazioni connesse alle infrastrutture per internet a banda larga nelle zone rurali, la creazione di nuove infrastrutture a banda larga, con concessione dell’accesso, comprese le infrastrutture di backhaul e gli impianti al suolo (ad esempio sistemi fissi, terrestri senza fili, satellitari o una combinazione di tali sistemi).
La gara, dunque, così formulata, esclude il contributo della larga banda via satellite, grazie al quale è possibile ottenere il 100% della copertura delle zone in digital divide.
Recentemente, una gara a norma europea emessa nella regione spagnola di Castilla e Léon, il terminale satellitare è stato incluso al sussidio per la larga banda nelle zone rurali. In Basilicata, regione in cui le pianure occupano solo l’8% del territorio, no.
Lo scorso novembre, il Parlamento Ue ha approvato un documento con il quale chiede alla Commissione di vigilare sulla Net Neutrality per assicurare che tutti possano a contenuti e servizi internet senza discriminazioni di sorta.
Se la neutralità tecnologica viene a mancare, viene favorito un provider di servizi internet piuttosto che un altro, uno strumento piuttosto che un altro. Il digital divide si abbatte davvero solo se le soluzioni sono molteplici (e tengono conto delle peculiarità di un territorio): fibra, wireless, mobile, e quindi anche il satellite.
La banda larga via satellite è una tecnologia che permette di portare internet ad alta velocità anche nelle zone difficilmente raggiungibili da altri tipi di connessione. Si tratta dunque di uno strumento molto importante in termini di abbattimento del digital divide, una frattura che in Europa interessa decine di milioni di abitazioni.
Intanto la Ue continua a ripetere quanto investimenti e sviluppo dell’ICT e della banda larga siano l’arma vincente per il rilancio della competitività del nostro continente. Secondo gli obiettivi della Commissaria Neelie Kroes, l’Europa dovrà avere per il 2013 il 100% di copertura internet e per il 2020 il 100% di copertura a 30 Mbps e il 50% almeno di copertura a 100 Mbps.
Senza il satellite, unica tecnologia che esiste già, che potenzialmente può essere attivata subito e senza scavi, questo obiettivo è una sorta di miraggio. Dalla Basilicata, nel frattempo, l’Europa si allontana.