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La notizia di questi giorni del collocamento azionario di Facebook ci offre lo spunto per esprimere alcune considerazioni sull’evoluzione dei modelli di business del settore delle TLC caratterizzate dall’enorme sviluppo dei servizi internet. E’ indubbio che la crescita degli operatori cosiddetti “Over The Top” e la loro migliorata capacità di produrre ricavi produca valore, anche se esiste un rischio di sopravvalutazione di tali potenzialità in presenza di moltiplicatori valore/ricavi così elevati.
Tuttavia, occorre chiedersi se questa crescita possa essere considerata positiva sia dal punto di vista dei paesi europei che di quello degli operatori di TLC infrastrutturati. I principali operatori OTT sono localizzati al di fuori dell’Europa, principalmente negli Stati Uniti, dove il valore prodotto e’ quasi completamente trasferito. L’occupazione prodotta ed i ricavi diretti realizzati nei paesi europei da tali soggetti sono valutabili in poche centinaia di dipendenti e in decine di milioni di euro. Diversamente, gli operatori di telecomunicazioni in Europa producono molta più occupazione e reddito: soltanto in Italia in misura di oltre 80.000 occupati e circa 40 miliardi di euro di fatturato. Siamo quindi in presenza di un trasferimento di ricchezza non indifferente sul quale i regolatori ed i policy maker europei dovrebbero riflettere.
Per quanto riguarda gli operatori di TLC, se da un lato è innegabile che lo sviluppo degli OTT abbia svolto in una qualche misura funzione di “traino” dei servizi dati, dall’altro ciò ha comportato costi crescenti e una minaccia sui ricavi.
L’enorme crescita del volume di dati derivante dall’offerta di servizi sempre più intensi, comporta infatti la necessità di adeguare le reti di TLC mobili e fisse per mantenere il livello di servizio sempre migliore richiesto dai consumatori. A tale mole di investimenti, tuttavia, gli OTT non partecipano in alcun modo.
Inoltre, sono sempre più diffuse applicazioni degli OTT in grado di sostituire i servizi di base degli operatori di TLC, che rischiano di eroderne progressivamente i ricavi.
E’ un modello di business non più sostenibile e che si scontra con la necessità sempre più pressante di utilizzare la diffusione della digitalizzazione come leva di crescita economica del Paese, con le conseguenti esortazioni agli operatori ad investire sempre più per la chiusura del digital divide.
E’ necessario, da un lato, ripensare i modelli di business degli operatori verso sistemi sempre più orientati a tariffe di tipo bundle, non impedendo o restringendo l’accesso ai servizi degli OTT ma consentendo agli operatori di realizzare la corretta remunerazione degli investimenti nelle proprie reti.
Dall’altro, e’ importante che le regole del settore siano applicate in maniera non discriminatoria tra le diverse categorie di soggetti, realizzando una piena parità regolatoria.
Perché solo attraverso una “competizione ad armi pari” si potranno garantire investimenti in grado di offrire servizi migliori a cittadini, imprese e pubblica amministrazione e contribuire cosi allo sviluppo dell’intero sistema.