I conti trimestrali di Motorola stanno creando più di qualche dubbio circa la validità dell’affare fatto da Google, che ha presentato un’offerta d’acquisto da 12,5 miliardi di dollari, ancora in attesa del via libera da parte dell’Antitrust.
Quale sarà l’impatto di quest’operazione sulle finanze di Mountain View?
Nel quarto trimestre 2012, Motorola Mobility ha registrato un fatturato di 3,4 miliardi dollari e una perdita netta di 80 milioni dollari. La divisione cellulari ha segnato ricavi per 2,5 miliardi di dollari e una perdita operativa di 70 milioni dollari. Per l’intero 2011, il comparto mobile è stato responsabile di una perdita operativa di 285 milioni dollari (rispetto ad una perdita operativa di 76 milioni dollari nel 2010).
Negli ultimi tre mesi del 2011, la società ha venduto 10,5 milioni di telefonini – di cui 5,3 milioni sono smartphone – e 200.000 tablet spediti (pari al 3% dei tablet ‘Google-approved’). In tutto il 2011, i dispositivi venduti sono stati 42,4 milioni (rispetto ai 37 milioni del 2010), di cui 18,7 milioni di smartphone e più di 1 milione di tablet.
Una crescita, sì, ma troppo modesta se raffrontata alla forte crescita registrata nel trimestre da Apple e Samsung, che – con 37 e 36,5 milioni di smartphone venduti rispettivamente – hanno consolidato la loro posizione arrivando a controllare, ciascuno, il 24% del mercato mondiale (Leggi articolo Key4biz).
Questo è il contrasto che preoccupa maggiormente gli azionisti di Google, che temono per il fatto che se la società non si liberasse della divisione hardware di Motorola – come potrebbe ancora fare preservando solo i brevetti – patirà l’impatto dell’operazione sui margini senza guadagnare le dimensioni di scala di cui ha bisogno per controllare una piattaforma hardware/software come quella in mano a Apple.
Giudicando i numeri della trimestrale Motorola, dunque, in molti sostengono che il deal non sia un buon affare per Google.
Secondo il quotidiano britannico The Guardian, ad esempio, l’acquisizione di Motorola Mobility ridurrà di un terzo l’utile per azione di Google, mentre in termini di redditività la nuova compagnia che uscirà dalla fusione non farà più profitti di prima. Anzi, rischia addirittura di farne di meno.
Ma, riguardo ai brevetti, quale sarà la loro reale utilità per Google, oltre a proteggere Android dalle cause legali? Una possibilità è che Google possa arrivare a una ‘tregua’ con Apple esercitando le proprietà di Motorola, che includono lo standard IEEE 802.11 basic (per il Wi-Fi) e l’AVC/H.264, utilizzato per la codifica video.
Con i brevetti Motorola, inoltre, Google potrebbe riottenere il controllo, in parte perso, su Android, fornendo ai produttori ufficiali un brevetto globale che darebbe loro una protezione iniziale contro le cause legali, un po’ come fa Microsoft con Windows Phone.
Gli Android ‘non ufficiali’ potrebbero dunque avere lo stesso codice, ma non la stessa copertura.
A differenza di Motorola, nota quindi The Guardian, Google non chiude un trimestre in perdita dalla metà del 2001, ma se Motorola Mobility fosse già stato inglobato nel 2011, l’utile netto del gigante della ricerca online sarebbe andato giù e la redditività complessiva si sarebbe ridotta dal 27% al 20% dei ricavi. “Una di quelle cose che in genere Wall Street punisce”, nota The Guardian.
Se tutto andrà bene, i ricavi combinati delle due società cresceranno di meno di un terzo e anche considerando la liquidità di 3 miliardi di dollari di Motorola, l’operazione costerà più di 9 miliardi di dollari a Google.
Di fronte a tutto questo, sembra dunque più verosimile lo scenario ipotizzato da Florian Muller di Foss Patent, che ritiene che Google utilizzerà il peso dei brevetti essenziali di Motorola in maniera ‘aggressiva’, costringendo società come Amazon ad utilizzare solo i servizi approvati (ad esempio YouTube invece di Amazon Video).
Meno probabile l’ipotesi di Farhad Manjoo che ritiene Google possa chiudere Android e guadagnare concedendo i brevetti ‘per-dispositivo’
Difficilmente questo succederà – spiega The Guardian – perchè in qualsiasi settore il business model di Google consiste nell’abbattere i costi del servizio per guadagnare dalla vendita di pubblicità.