NGN: alla Camera mozione per chiedere incentivi fiscali per lo sviluppo di reti fisse e mobili

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I deputati di Futuro e Libertà, Benedetto Della Vedova e Daniele Toto richiamano l’attenzione sul tema del digital divide, la cui soluzione è di importanza cruciale per le prospettive di sviluppo e di innovazione del nostro Paese.

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“Favorire tutte le iniziative di carattere normativo, anche attraverso forme di incentivo fiscale, volte allo sviluppo delle reti fisse e mobili di nuova generazione, allo scopo di ampliare la copertura territoriale dei servizi d’accesso a banda larga, di ridurre il divario digitale tra le diverse aree del Paese, in via prioritaria nei distretti industriali, e di migliorare la competitività e la produttività del sistema economico nazionale”.

E’ quanto chiesto dai deputati di Futuro e Libertà, Benedetto Della Vedova e Daniele Toto, in una mozione presentata oggi alla Camera.

Al Governo è chiesto altresì di completare l’opera di semplificazione normativa e amministrativa per migliorare il quadro regolatorio, rendendo coerenti le disposizioni vigenti in materia, per incentivare gli investimenti e favorire, anche in questo settore, la piena concorrenza tra operatori di rete fissa e mobile.

 

L’intento della mozione è quello di “richiamare l’attenzione del Governo e del Parlamento su un tema di importanza cruciale per le prospettive di sviluppo e di innovazione del nostro Paese”, ha spiegato Toto. Sottolineando, quindi, che il Governo Monti è già impegnato in una azione riformatrice senza precedenti, il deputato ha aggiunto di aver ritenuto opportuno segnalare all’esecutivo il tema del digital divide che affligge il nostro Paese, dove gli utenti abituali di internet sono il 47,6% della popolazione, contro una media europea del 65%; la quota di famiglie con connessione a banda larga è il 49%, contro la media dell’Unione europea del 61%; le imprese che utilizzano il web per la vendita di beni e servizi sono il 4% del totale, a cospetto di una media continentale del 13%.

 

Per Toto e Della Vedova, la questione va al di là della velocità delle reti fisse e mobili: si tratta, hanno spiegato, “di favorire gli investimenti privati in un settore che, oggi più di altri, dà i maggiori e più rapidi benefici in termini di crescita”.

Occorre pertanto, ha aggiunto Toto, “definire un modello in grado di coniugare lo stimolo agli investimenti, eventualmente anche con la partecipazione pubblica, creando al contempo una reale possibilità di competere da parte di tutti gli operatori attraverso gli incentivi al coinvestimento per la costruzione di un’unica rete aperta e pro-competitiva”.

 

Come riconosciuto recentemente dall’Ocse gli investimenti in banda larga incidono considerevolmente sulla crescita del reddito nazionale delle società avanzate, sia direttamente per l’attività di progettazione e impianto delle reti, che indirettamente, in virtù dell’aumento complessivo di produttività, del livello di innovazione e di base occupazionale delle attività economiche che utilizzano e beneficiano delle reti di nuova generazione per i loro processi produttivi.

Secondo diversi studi, gli investimenti necessari a dotare l’intera popolazione italiana delle reti di banda larga di ultima generazione si attestano a circa 10-15 miliardi di euro. Fin qui, però, non si è avuta neanche la disponibilità della famosa dotazione di 800 milioni di euro, prevista dall’articolo 1 della legge n. 69 del 2009, a carico del bilancio dello Stato e a valere sul fondo per le aree sottoutilizzate.

 

Il digital divide in Italia: secondo dati Eurostat del 2011, la penetrazione della banda larga in Italia si attestava a fine 2010 a circa il 22% della popolazione, su un livello, quindi, inferiore alla media Ue del 26,6%  e di quello dei principali Paesi continentali (in Francia e Germania, la penetrazione è del 30% circa).

“Intere aree del nostro Paese, per una popolazione pari a circa il 18% del totale, sono soggette ad un significativo divario digitale, senza alcuna connessione a banda larga o dotate esclusivamente di connessioni a velocità inferiore a 2 megabit al secondo, compresi molti distretti industriali, con gravi asimmetrie anticompetitive per le aziende italiane rispetto ai concorrenti del nord Europa”, si legge nel testo della mozione.

La copertura territoriale della fibra ottica, nonostante gli investimenti intrapresi fin dagli anni Novanta, è pari al 10%, con un numero di accessi attivi (300mila, pari appena allo 0,6% della popolazione) sostanzialmente invariato negli ultimi 4 anni.

 

Superiamo invece la media Ue per quanto riguarda le connessioni mobili: la quota di italiani dotati di smartphone e chiavi USB è del 48%, contro una media europea del 39% ma, sottolineano Della Vedova e Toto, “la prospettiva di una maggiore diffusione delle reti mobili di quarta generazione – confermata dal buon esito della recente asta pubblica per le frequenze – e la costante integrazione tecnologica delle reti fisse e mobili necessitano di misure normative di semplificazione delle procedure amministrative e dei regimi di autorizzazione e concessione connessi agli investimenti delle imprese di telecomunicazioni”.

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