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Il lato oscuro di Apple svelato dal NYT: l’autodifesa di Tim Cook. Basterà?

Stati Uniti


Il Ceo di Apple, Tim Cook, ha scritto una lettera ai dipendenti in risposta al lungo report del New York Times sui presunti maltrattamenti ai dipendenti delle società cinesi che producono i suoi popolarissimi gadget (leggi).

 

Il rapporto, che ha fatto in poche ore il giro del mondo, fornisce un quadro impietoso, fatto di turni massacranti e condizioni di lavoro che sarebbero ritenute inaccettabili in qualunque paese occidentale: “I lavoratori sono sottoposti a turni di lavoro eccessivamente lunghi, in alcuni casi per sette giorni su sette e vivono in dormitori affollati. Alcuni dicono di stare in piedi per così tanto tempo che le gambe si gonfiano fino a impedirgli di camminare. Lavoratori minorenni aiutano ad assemblare i prodotti Apple e fornitori dell’azienda hanno smaltito impropriamente rifiuti pericolosi e falsificato i documenti. Lo rivelano i rapporti aziendali e gruppi di difesa che, in Cina, sono spesso considerati affidabili osservatori indipendenti”.

 

Il rapporto su quella che nell’ultimo trimestre, con un valore di oltre 415 miliardi di dollari, è diventata l’azienda con la maggiore capitalizzazione al mondo – più del PIL della Grecia – ripercorre quindi alcuni episodi che negli anni scorsi hanno fatto molto scalpore: come il caso dei 137 dipendenti che si ammalarono dopo essere stati costretti a utilizzare una sostanza tossica per lucidare gli schermi dell’iPhone (leggi articolo Key4biz).

Il tutto per fornire iPhone e iPad a un pubblico che sembra insaziabile quando si tratta di correre a comprare l’ultimo gioiellino Apple.

 

Nella sua lettera ai dipendenti, la difesa di Cook parte così:

“Come società e come individui siamo definiti dai nostri valori. Purtroppo alcune persone hanno messo in discussione i valori di Apple e mi piacerebbe affrontare questa cosa direttamente con voi. Ci prendiamo cura di ogni lavoratore nella supply chain a livello mondiale. Ogni incidente è profondamente preoccupante, e qualsiasi questione legata alle condizioni di lavoro è motivo di preoccupazione. L’idea che non ci importa di queste tematiche è palesemente falsa e per noi offensiva. Come voi sapete meglio di chiunque altro, accuse come queste sono contrarie ai nostri valori. Non rispecchiano chi siamo veramente. So che le diverse centinaia di voi che risiedono presso gli stabilimenti di produzione dei nostri fornitori in giro per il mondo o che trascorrono lunghi periodi di lavoro lontano dalle famiglie, sono indignati per questo come lo sono io, mentre le persone che non sono vicine alla supply chain, hanno il diritto di sapere i fatti”.

 

“Ogni anno – prosegue la lettera – ispezioniamo più fabbriche, alzando l’asticella per i nostri partner e andando più in profondità nella supply chain. Come abbiamo riportato all’inizio di questo mese, abbiamo fatto un grande progresso e migliorato le condizioni per centinaia di migliaia di lavoratori. Sappiamo che nessuno nel nostro settore sta facendo tanto quanto noi”.

“Allo stesso tempo, nessuno è stato più in anticipo di noi circa le sfide che abbiamo di fronte. Stiamo attaccando in modo aggressivo i problemi in materia di sicurezza, ambiente ed equità del lavoro con l’aiuto delle autorità mondiali. Sarebbe facile cercare problemi in un minor numero di posti e riferire i risultati più belli, ma queste non sarebbero le azioni di un leader”, aggiunge Cook, riferendo che all’inizio di questo mese, proprio per dissipare i dubbi sulle condizioni di lavoro nella supply chain, la società ha deciso di aprire le porte delle proprie aziende fornitrici alla Fair Labor Association (FLA), organizzazione nata nel 1999 con l’obiettivo di monitorare i luoghi di lavoro a livello globale constatandone la qualità e il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e del lavoratore (leggi articolo Key4biz).

“Lo abbiamo fatto senza esitazione e questo porterà a rapporti più frequenti e più trasparenti sulla nostra supply chain, a cui noi diamo il benvenuto. Queste sono le azioni che i clienti si aspettano da Apple, e ne porteremo avanti altre in futuro”, ha aggiunto, sottolineando che l’obiettivo ultimo di Apple è di “educare i lavoratori sui propri diritti, in modo che siano autorizzati a parlare quando vedono condizioni non sicure o subiscono un trattamento ingiusto”.

 

“Siamo determinati ad andare fino in fondo e siamo sicuri che troveremo altri problemi. Ciò che non faremo – e non abbiamo mai fatto – è stare fermi o chiudere un occhio davanti ai problemi della nostra supply chain. Su questo avete la mia parola”, ha concluso, ringraziando coloro che, all’interno di Apple affrontano questi problemi quotidianamente: “Il vostro lavoro è importante e sta cambiando la vita delle persone. Siamo tutti orgogliosi di lavorare al vostro fianco”.

 

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