Europa
Le web company americane, che grazie alle loro proteste hanno spinto il Governo a fare dietrofront sulle due controverse leggi SOPA (Stop Online Piracy Act) e PIPA (Protect IP Act ), sembrano meno agguerrite sulla riforma della normativa Ue in materia di protezione dei dati, che si applicherà anche ai dati personali trattati all’estero da imprese che sono attive sul mercato unico e offrono servizi ai cittadini dell’Unione e, quindi, anche e soprattutto a società come Facebook e Google.
Inizialmente, le critiche erano state molto forti, riferisce il blog AllThingsD, soprattutto in riferimento alla proposta di introdurre il cosiddetto ‘diritto all’oblio‘, ossia la possibilità di cancellare i dati immessi in rete se non sussistono motivi legittimi per mantenerli, permettendo una migliore gestione dei rischi connessi alla protezione dei dati.
Molti ‘critici’, prima della presentazione della riforma, avevano fatto notare che il diritto all’oblio avrebbe avuto un serio impatto sulla libertà di espressione e il diritto alla conoscenza, definendo le intenzioni del commissario Ue Viviane Reding ‘draconiane’, ‘prescrittive’, ‘onerose’ e ‘costose’
In seguito alla presentazione formale della proposta, tuttavia, la risposta delle web company è apparsa decisamente più misurata.
Google, ad esempio, ha affermato di “supportare la semplificazione delle regole sulla privacy in Europa, sia per proteggere i consumatori che per stimolare la crescita economica. E’ possibile avere regole semplici in entrambi i casi e saremo lieti di discutere le proposte nei prossimi mesi”.
Facebook, riporta sempre AllThingsD, in una nota ha affermato di voler continuare a lavorare a stretto contatto con i politici e le autorità di regolamentazione della Ue “per condividere esperienze e competenze e contribuire al raggiungimento di una solida regolamentazione sulla privacy e di un florido settore digitale”.
“La revisione del quadro europeo sulla protezione dei dati – aggiunge Facebook – è un’occasione importante per sviluppare una normativa in grado di proteggere la privacy e sostenere la creazione e la crescita di moderni servizi Internet a livello globale”.
Società come Facebook contribuiscono già in maniera significativa all’economia dell’Unione europea – come dimostrato anche dal recente rapporto realizzato da Deloitte – e potranno continuare a farlo anche in futuro se messe nelle condizioni di operare in condizioni di certezza giuridica.
La società di Mark Zuckerberg si è detta sicura che queste condizioni saranno garantite dal nuovo regolamento che, oltre a “favorire la crescita e a creare posti di lavoro”, fornirà “una maggiore armonizzazione delle leggi sulla protezione dei dati nella Ue e contribuirà a dare fiducia alle imprese per continuare a operare sul territorio”.
Può essere, questa reazione pacata, dettata solo dalla paura di incorrere in pesanti sanzioni, che potrebbero arrivare fino al 2% del fatturato?
Secondo quanto riferito al blog del Wall Street Journal da Michael Fertik – Ceo di Reputation.com, che offre il ‘diritto all’oblio’ come servizio a pagamento – una regolamentazione leggera è spesso uno stimolo all’innovazione, in quanto l’assenza del diritto finirebbe per favorire gli incumbent di internet, ossia i professionisti della pubblicità.
“Quello che oggi è un male per Facebook – ha dichiarato – potrebbe essere un bene per centinaia di aziende domani, perchè il ‘diritto a essere dimenticati’ aumenterà la fiducia verso internet e potrebbe essere una manna per il commercio elettronico”.