Pirateria: è scontro sulla SOPA in salsa padana. Alla Camera schieramento bipartisan blocca l’emendamento

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Gianni Fava è volato a Washington a incontrare il padre della SOPA.

Italia


Gianni Fava

Mentre gli Stati Uniti fanno marcia indietro sulle due proposte di legge antipirateria SOPA e PIPA dopo la mobilitazione delle web company e del popolo della rete, in Italia si accende lo scontro sull’emendamento insidioso presentato dal deputato della Lega Nord Gianni Fava, che potrebbe avere gravi conseguenze per la libertà di internet.

L’allarme è stato lanciato da alcuni giuristi esperti del mondo informatico e da uno schieramento politico bipartisan che stamani si sono incontrati a Montecitorio alla conferenza stampa ‘Contro il Bavaglio al Web’, organizzato dalle associazioni Libertiamo, Il Futurista, Articolo 21 e Agorà Digitale.

Presenti Beppe Giulietti, Flavia Perina (Fli), Benedetto Della Vedova (Fli), Marco Beltrandi (Radicali), Roberto Rao (Udc), Paolo Gentiloni (Pd), Stefano Pedica (Idv), Gianni Vernetti (Api) e Antonio Palmieri del Pdl.

 

E mentre Fava è volato a Washington per incontrare Lamar Smith, il deputato del Texas primo firmatario della SOPA, il suo emendamento è in discussione alla Camera dove è destinato ad essere bloccato da una serie di contro-emendamenti, alcuni presentati anche dal Pdl.

 

Due deputati del Fli, Flavia Perina e Benedetto Della Vedova, hanno presentato un emendamento di abrogazione di questo controverso articolo 18 del Legge Comunitaria che introdurrebbe la facoltà per “qualunque soggetto interessato”, e non solo per l’autorità pubblica, di richiedere a un fornitore di servizi internet la rimozione di contenuti pubblicati online e ritenuti illeciti dallo stesso soggetto richiedente.

“Se qualcuno pensa che, per contrastare la pirateria e gli atti illeciti compiuti in Rete, si debba ridurre la libertà di espressione degli utenti, limitare l’attività dei principali operatori del web e introdurre un’insensata inversione dell’onere della prova sulla liceità dei contenuti pubblicati, non ha capito molto di Internet, né di pirateria. E sicuramente non sa cos’è la libertà“, ha dichiarato Perina.

 

Della Vedova ha spiegato: “Siamo di fronte a una pesante limitazione all’attività di alcuni dei più importanti operatori della società dell’informazione. Google, Facebook YouTube o Yahoo, che sono semplici intermediari di informazioni e servizi pubblicitari, non hanno né la capacità né il compito di accertarsi se i contenuti segnalati siano effettivamente illeciti. Imporre ai prestatore di servizi online di rimuovere o disabilitare l’accesso a informazioni segnalate da chiunque si traduce in un immediata e automatica censura”.

 

Sulla stessa linea dei deputati finiani anche Idv e il Pd, in particolare Giuseppe Giulietti e il senatore Vincenzo Vita che hanno gridato: “Allarme rosso: è passato un orribile emendamento (…) volto a censurare la Rete”.

Per i due parlamentari in base a questa norma “si rende possibile a qualsiasi utente chiedere la chiusura di un hosting provider, senza nessun ruolo affidato all’Agcom o alla magistratura”.

 

Di due paradossi ha parlato Gentiloni. “Il primo è che l’emendamento si inserisce nel recepimento di una direttiva comunitaria che va esattamente nella direzione opposta“, ha ricordato, “l’altro paradosso è che una materia su cui i francesi e gli americani hanno discusso per mesi, con grandi divisioni, da noi si affronti con un emendamento di soppiatto infilato nella Comunitaria. E’ una pecionata anche dal punto di vista parlamentare“.

 

No alla norma Fava anche da Palmieri che però ha difeso il diritto di intervenire sulla materia: “Sono d’accordo che si voti un emendamento qualsiasi pur che sia purché si abroghi questa norma, però non condivido gli approcci apocalittici rispetto a chi tenta comunque di porre rimedio a problemi che esistono”.

 

Fava ha difeso il proprio emendamento sostenendo che “La pirateria online produce 200 miliardi di dollari di danni all’economia mondiale. L’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di download illegale. Bisogna fare qualcosa. Anche perché qui negli Usa mi hanno chiaramente detto che se non regoliamo il settore, i dazi commerciali rimarranno altissimi”.

 

Dalla parte di Fava si sono schierati Confindustria Cultura ItaliaIndicam e Federlegno-Arredi: “L’emendamento intende solo allineare il nostro ordinamento al dettato comunitario (Direttiva 2000/31/CE)”.

“La ratio dell’articolo 18 della Comunitaria – spiegano i presidenti di Confindustria Cultura Italia Marco Polillo, di Indicam Carlo Guglielmi e di Federlegno-Arredo, Roberto Snaideroè condiviso da tutta la filiera dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale e industriale. L’obiettivo è agevolare la cooperazione dei soggetti su internet al fine di contrastare la pirateria e la contraffazione”.           

 

Assotelecomunicazioni-Asstel, associazione che nel sistema di Confindustria rappresenta la filiera delle telecomunicazioni italiane, accoglie invece con grande preoccupazione le modifiche suggerite alla legge sul commercio elettronico.

“La modifica proposta sembra essere basata sulla convinzione che le opportunità offerte da Internet permettano condotte illecite anche a causa degli operatori di rete, providers di diversi livelli, gestori di piattaforme e altri, che sono tacciati di tralasciare i dovuti controlli e, in alcuni casi, addirittura di rendersi complici dei traffici illegali – afferma il Presidente di Asstel, Cesare AveniaSimili generalizzazioni sono di una gravità assoluta e devono essere rigettate”.

 

E mentre l’Italia discute sul futuro della rete e sul delicato rapporto con il diritto d’autore, dalla Ue arrivano segnali contrastanti.

Il Commissario Viviane Reding assicura che la Ue ‘non bloccherà mai internet’, ma il collega Michel Barnier, annunciando che entro la primavera la Commissione varerà la proposta di revisione della Direttiva sul “copyright enforcement“, lascia presagire che le norme saranno tutt’altro che soft (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il tutto avviene intanto che nel mondo si discute ancora sul caso Megaupload che pone tutti i cyberlocker sul sottile confine tra legale e illegale (Leggi Articolo Key4biz).

Il sito Filesonic ha deciso di fermare il proprio servizio di file-sharing mentre Fileserve ha sospeso i compensi per i suoi contributori, una condotta ritenuta sempre sospetta dall’Fbi che ritiene che pagando gli utenti che caricano i contenuti più visti, il sito inciti alla pirateria.  

Uploaded.to ha preso una misura ancora più drastica, bloccando gli indirizzi IP degli utenti americani che tentano di collegarsi al sito per sottrarsi alla legge americana.

Ancora più radicale VideoBB che ha messo off-line quasi tutti i contenuti che ospitava per rimetterli online un po’ per volta, epurati però da quelli chiaramente pirata.

 

Dal 2010, diverse centinaia si siti sono stati oscurati dalle autorità americane nell’ambito di un vasto programma di lotta alla pirateria e contraffazione.

 

Attesa intanto per domani la pronuncia della corte sulla richiesta del fondatore di Megaupload, Kim Schmitz (alias Kim Dotcom), arrestato in Nuova Zelanda, d’essere liberato dietro cauzione.  

L’uomo respinge le accuse della giustizia americana, secondo la quale la sua piattaforma di downloading diretto si basa essenzialmente sulla violazione del diritto d’autore.

Il tribunale s’è opposto al suo rilascio perché nella sua casa la polizia ha sequestrato alcuni passaporti e una trentina di carte credito sotto falso nome.

Probabilmente Schmitz stava organizzando una fuga, come già in passato aveva fatto, rifugiandosi in Thailandia per sottrarsi alla giustizia tedesca.

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