Stati Uniti
In vista dell’IPO con la quale Facebook spera di raccogliere 10 miliardi di dollari, Mark Zuckerberg ha passato gli ultimi 18 mesi a preparare la società ad agire come una ‘blue chip’, ossia una società ad alta capitalizzazione, con una solida reputazione di qualità e di stabilità finanziaria e, soprattutto, una capacità costante di distribuzione e crescita dei dividendi.
Lo sostiene il Wall Street Journal, secondo cui Zuckerberg avrebbe affermato di voler seguire l’esempio di Microsoft e di altri colossi della tecnologia: “c’é stato un periodo nell’evoluzione di Microsoft in cui loro dicevano: vogliamo mettere un computer su ogni tavolo. Ed è così che voglio gestire Facebook…con una visione di lungo termine”.
Facebook dovrebbe quotarsi in Borsa nella seconda metà del prossimo anno. L’IPO potrebbe raggiungere i 10 miliardi di dollari per una valutazione della società a 100 miliardi di dollari.
Ma le recenti quotazioni di web company come Zynga e Groupon, dagli esiti non proprio brillanti, hanno spinto Zuckerberg a cercare di emulare la meticolosità dei grandi nomi del comparto tecnologico e di dare un manto di solidità alla sua società, che dovrà vedersela in Borsa con colossi del calibro di Apple e Microsoft.
Secondo l’analista Lise Buyer, Facebook dispone delle dimensioni adeguate e di un marchio forte, ma resta la questione della sua capacità di generare profitti in modo costante. La cosa notevole, aggiunge, è quanti pochi dipendenti siano necessari per un’azienda che fattura 4 miliardi di dollari. Facebook ne ha 3 mila, contro i 90 mila di Microsoft e i 31 mila di Google.
“Il pezzo mancante – spiega – è l’affidabilità. In genere le azioni delle società tecnologiche non rientrano nella lista delle blue chip, ma le dimensioni di Facebook potrebbero fare la differenza”.
Un’altra sfida, per Zuckerberg, sarà quella di creare una squadra dirigente valida e in grado di resistere al volere degli azionisti. Un compito complesso, che va ad aggiungersi anche alla necessità di gestire meglio la questione della privacy, che ha posto l’azienda nel mirino delle autorità di diversi paesi.
Ieri, ad esempio, dopo tre mesi di indagini, il garante privacy irlandese (DPC) ha intimato alla società di garantire agli utenti maggiori informazioni su cosa succede ai loro dati personali e di dare loro maggiore controllo.
Facebook, ha spiegato l’Autorità irlandese, deve lavorare a “delle spiegazioni più semplici sulle politiche della privacy” e alla “valorizzazione di queste politiche”.
Solo in questo modo, gli 800 milioni di utenti della rete sociale potranno “fare delle scelte informate a partire dalle informazioni disponibili”.
Ogni informazione sui contenuti cancellati, le richieste di amicizia, i tag o i messaggi “deve essere migliorata”, stima l’Authority che ha lanciato l’inchiesta per valutare se il sito è conforme alle leggi irlandesi ed europee e in seguito a una serie di denunce, tra cui quella presentata dallo studente austriaco Max Schrems.
Schrems, che ha fondato il sito Europe-vs-Facebook.org, ha depositato 22 denunce contro Facebook dopo aver ottenuto 1200 pagine contenenti tutti i suoi dati nonostante lui si fosse cancellato dal sito. Lo studente austriaco sospetta anche che Facebook crei dei profili fantasma raccogliendo informazioni su persone che non hanno mai creato profili.
Il rapporto di 150 pagine è stato reso pubblico di comune accordo con Facebook, che ha commentato che l’autorità “ha messo in luce diverse possibilità di rafforzare le nostre policy”.
“Facebook si impegna sia a mettere in atto sia a prendere in considerazione i miglioramenti e le best practice raccomandate dalla DPC, anche nei casi in cui le nostre policy rispettano già le esigenze legali”, afferma la società in un blog.
“Questi rapporti in genere non vengono resi pubblici, ma il DPC e Facebook hanno deciso di comune accordo e nell’interesse della trasparenza che l’integralità del contenuto dell’audit sarà reso pubblico”, ha spiegato ancora Facebook che intanto cerca, anche in Italia, personale per potenziare il comparto commerciale.