Stati Uniti
Un gruppo di hacker cinesi ha violato i sistemi informatici della Us Chamber of Commerce, la camera di commercio Usa, ottenendo l’accesso a tutti i dati presenti nel sistema, incluse le informazioni sui circa 3 milioni di membri.
Lo rivela il Wall Street Journal, sottolineando che l’incursione risale al maggio 2010 e avrebbe riguardato circa 300 indirizzi internet.
“Si tratta – afferma il WSJ – di una delle incursioni più audaci in quello che è ormai un confronto regolare tra le aziende statunitensi e gli hacker cinesi”.
Gli investigatori, rivelano le fonti, avrebbero scoperto che gli hacker si sarebbero concentrati sulle informazioni di 4 dipendenti della Camera che avevano lavorato sulle politiche asiatiche, sottraendo le email relative a un periodo di sei settimane. Compromesse, anche le comunicazioni con una cinquantina di membri.
Non è ancora chiaro l’uso che gli hacker hanno fatto di questi dati, che l’FBI avrebbe rintracciato in server cinesi.
E’ possibile che gli hacker abbiano avuto accesso alla rete per più di un anno prima della scoperta della violazione, riferiscono ancora al quotidiano newyorkese due persone vicine alle indagini. Secondo una di queste, il gruppo che ha sferrato l’attacco sarebbe legato al governo di Pechino.
Il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, Geng Shuang, ha reagito alle accuse affermando che si tratta di “affermazioni irresponsabili, in mancanza di prove e indizi concreti” e aggiungendo che episodi di questo tipo non dovrebbero essere politicizzati.
Il portavoce del ministro degli Esteri cinese ha aggiunto che i cyberattacchi sono proibiti dalla legge e che anche la Cina ne è vittima.
La Camera, che ha 450 dipendenti e rappresenta gli interessi delle società statunitensi a Washington, è senz’altro un bersaglio succulento per gli hacker. Tra i suoi membri si contano la maggior parte delle principali aziende del paese e il gruppo ha oltre 100 affiliati in tutto il mondo.