Brevetti: l’ITC riconosce le ragioni di Microsoft su Motorola

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Il giudice ha riconosciuto la violazione di un brevetto, escludendo tuttavia l’infrazione di altri sei. Tra un paio di mesi la decisione definitiva sul caso.

Stati Uniti


Microsoft

Microsoft ha ottenuto una vittoria parziale nella sua disputa contro Motorola. Secondo una sentenza preliminare dell’International Trade Commission americana, infatti, Motorola avrebbe violato un brevetto di Microsoft. Il giudice amministrativo ha tuttavia escluso l’infrazione di altri sei brevetti.

 

“Siamo soddisfatti di questa iniziale indicazione dell’ITC, che riconosce la violazione di quattro specifiche di un nostro brevetto”, ha affermato il legale di Microsoft David Howard, sottolineando che Samsung, HTC, Acer e altri hanno già riconosciuto la violazione della proprietà intellettuale siglando accordi di licenza con Microsoft (leggi articolo Key4biz).

 

Soddisfazione è stata espressa anche da Motorola: il General Counsel Scott Offer ha sottolineato che si tratta “di una importante vittoria” perchè Microsoft reclamava inizialmente la violazione di nove brevetti mentre il giudice ne ha riconosciuto solo una.

 

Il brevetto violato riguarda la tecnologia che consente ai dispositivi mobili di elaborare alcune informazioni nella posta elettronica.

 

La sentenza del giudice amministrativo sarà ora rivista dalla commissione al completo, che ci mette in genere un paio di mesi prima di elaborare una decisione definitiva.

Al momento – ha spiegato Offer – Motorola vuole continuare a concentrarsi sui prodotti più che sulle cause legali: “Sappiamo di avere grandi prodotti e siamo concentrati sul nostro portfolio”.

 

Lunedì, la commissione ha dato ragione – anche in questo caso una ‘vittoria parziale’ – a Apple nel suo contenzioso contro HTC, che avrebbe violato un brevetto della casa di Cupertino (Leggi articolo Key4biz). Da aprile, i prodotti HTC che includono la tecnologia contestata non potranno essere importati negli Usa, ma la decisione potrà essere oggetto di ricorso in appello. Nel frattempo, tuttavia, la società asiatica ha reso noto di aver elaborato una soluzione per gestire la rimozione della funzione contestata dai suoi dispositivi.

 

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