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Dittatura degli ascolti? Auditel presenta ricorso al Tar dopo supermulta dell’Antitrust che dà ragione a Sky

Italia


Stangata dell’Antitrust alla ‘dittatura dell’audience’. L’Autorità ha infatti deciso di comminare una multa supersalata da 1.806.604 euro ad Auditel per abuso di posizione dominante nel mercato della rilevazione degli ascolti televisivi in Italia.

La società ha prontamente fatto sapere che farà ricorso al Tar del Lazio, ‘confidando nella sua benedizione’.

Riuscirà a farla franca? Questa volta forse no perché le accuse dell’Antitrust sono pesanti: i comportamenti anticoncorrenziali di Auditel, denunciati da Sky Italia, hanno causato un pregiudizio significativo alle dinamiche competitive nei mercati della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo, dei servizi di pay-Tv e dell’offerta all’ingrosso di canali televisivi.

Secondo l’Autorità, Auditel ha posto in essere tre abusi in grado di causare un pregiudizio significativo alle dinamiche competitive dei mercati della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo, dell’offerta dei servizi televisivi a pagamento e dell’offerta all’ingrosso di canali televisivi, avvantaggiando i suoi principali azionisti, Rai e Mediaset, che insieme controllano il 59,67% del suo capitale e sempre insieme esprimono 9 dei 17 consiglieri di amministrazione.

 

Secondo l’Autorità, Auditel ha ingiustificatamente ostacolato, a partire dalla seconda metà del 2009 e fino al mese di ottobre 2010, la pubblicazione giornaliera dei dati di ascolto televisivi relativi a ciascun canale, distinti per ciascuna piattaforma di trasmissione (analogica, digitale, satellitare e Tv via internet).

E ancora, ha ostacolato, dalla seconda metà del 2008 e fino al mese di gennaio 2010, la pubblicazione giornaliera dei dati relativi alla voce ‘Altre Digitali Terrestri‘.

Ha inoltre erroneamente attribuito i dati di ascolto rilevati nel panel, nella fase della loro elaborazione, anche alla popolazione non dotata di apparecchi televisivi.

Relativamente a quest’ultimo abuso, Auditel dovrà comunicare entro tre mesi all’Autorità le misure adottate per la cessazione dell’infrazione.

Secondo l’Antitrust, che aveva avviato l’istruttoria alla luce di una denuncia di Sky (Leggi Articolo Key4biz), le condotte di Auditel hanno avuto un duplice effetto: da un lato hanno limitato fortemente le possibilità di crescita delle emittenti televisive che intendevano attuare strategie di erosione degli ascolti delle emittenti generaliste, anche diversificando le scelte di programmazione in funzione dei diversi comportamenti televisivi degli spettatori; dall’altro hanno protetto i canali delle principali emittenti generaliste dagli effetti negativi che sarebbero loro derivati dalla diffusione di informazioni sui dati di audience dei canali che si stavano significativamente riducendo a causa dei cambiamenti in corso.

In questo modo Auditel ha garantito un vantaggio ai suoi maggiori azionisti (Rai e Mediaset), editori delle principali emittenti generaliste: non avendo consentito una corretta valorizzazione delle diverse piattaforme di trasmissione ne ha pregiudicato le potenzialità di crescita e frenato lo sviluppo di nuove offerte televisive.

 

L’erronea attribuzione dei dati di ascolto anche alle famiglie non dotate di apparecchi televisivi ha inoltre sovrastimato l’audience soltanto delle emittenti non trasmesse sul satellite, beneficiando in tal modo le tv dei principali azionisti di Auditel.

 

L’Agcom era invece stata più clemente, esprimendo un parere (solo consultivo e non vincolante) con il quale quasi “assolveva” l’Auditel per aver rinviato la diffusione dei dati “canale per canale e piattaforma per piattaforma“. Questo rinvio, spiegava, può essere avvenuto in buona fede perché Auditel era preoccupata di disporre di campioni statistici significativi per poi divulgare dati “attendibili”. L’Agcom considerava grave invece – proprio come l’Antitrust – il fatto che “l’Auditel abbia incluso nell’elaborazione dei suoi dati anche quei cittadini” che non hanno un televisore in casa. Questo “errore metodologico” penalizza Sky perché gli ascolti della pay-tv sono riferiti invece ai soli italiani “dotati di televisore” ed abbonati.

 

Auditel “resta convinta della correttezza del proprio operato nei vincoli tecnici che ha documentato” e per questo ha deciso di far ricorso.

L’ultimo danno di Auditel a Sky risale a qualche giorno fa, esattamente il 9 dicembre quando per la terza volta nelle ultime sei settimane,  la società non è stata in grado di rilasciare i dati di ascolto relativi alla giornata di giovedì nell’orario abituale, facendo registrare ritardi di diverse ore motivati da problematiche di carattere tecnico (Leggi Articolo Key4biz).

La rilevazione dell’ascolto della giornata di giovedì – spiega Sky – è infatti particolarmente emblematica, da sei settimane vanno in onda proprio nella serata di quel giorno due programmi che rappresentano un esempio interessante di come il mercato televisivo si stia evolvendo con grande velocità. Si tratta di “Servizio Pubblico”, il programma di Michele Santoro e della nuova edizione di “X Factor”.

 

In una nota, la pay-Tv commentava che Auditel è una società privata,  che effettua un servizio in regime di monopolio e che per tale servizio viene compensata da tutti gli operatori del settore.

“Sui dati prodotti quotidianamente da Auditel – commentava Sky – si basa la valutazione della performance dell’intero mercato televisivo, una valutazione che impatta direttamente sui ricavi del settore, un settore cruciale per la crescita economica del Paese ma anche per tutto il “Sistema Italia” in considerazione del ruolo fondamentale di traino che svolge la pubblicità per le imprese che hanno un prodotto da far conoscere ai consumatori italiani. Inoltre, elemento non meno importante, questi dati determinano il successo o l’insuccesso di produzioni che coinvolgono un segmento fondamentale della creatività italiana, siano fiction, programmi televisivi, format innovativi, approfondimenti giornalistici”.

 

Per alcuni esperti di settore, che da tempo denunciano le storture del sistema messo in piedi da Auditel, come Roberta Gisotti (autrice de ‘La favola dell’Auditel’), la decisione dell’Antitrust ha rappresentato una grande vittoria.

L’Auditel – ha dichiarato a Key4biz la Gisotti – è sempre stato un sistema del tutto inaffidabile sul piano tecnico riguardo il campione, le modalità del rilevamento, l’affidamento a comportamenti a umani. Un sistema del tutto distorsivo nel modo di elaborare il dato grezzo – sconosciuto a tutti – minuto per minuto o anche 15 secondi se non si resta sintonizzati almeno 60 secondi, per cui basta restare pochi attimi davanti allo schermo per essere compresi nel pubblico di un programma che non ricordiamo di aver visto, o contribuire ad un picco d’ascolto – quanto spesso un picco di disgusto – che va a premiare proprio il peggio del peggio che non vorremmo aver visto in Tv”.

 

“Un sistema – ha concluso la Gisotti – del tutto fuorviante per l’uso che se ne fa nelle redazioni televisive, sempre più anche dei Telegiornali, dove le scalette si fanno con i grafici dell’Auditel per compiacere una maggioranza di pubblico che in realtà non esiste, è virtuale, composta nei laboratori della Nielsen-Tv a Milano, ad uso e consumo di chi ci vuole tutti spettatori imboniti piuttosto che cittadini responsabili”.

 

 

Per maggiori approfondimenti:

Provvedimento dell’Antitrust

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