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Goodbye Digital Agenda? Antonio Martusciello (Agcom): ‘Garantire regole valide per tutti gli operatori che offrono servizi online’

Italia


“L’attuale basso tasso di penetrazione della banda larga in Italia potrebbe rappresentare una seria ipoteca nella marcia di avvicinamento agli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale europea. Anche se gli investimenti degli operatori privati fanno pensare a un futuro più promettente. Quello che è mancato in questi ultimi anni è stato un chiaro impegno da parte del Governo. In questo senso i primi segnali del nuovo esecutivo sono più incoraggianti rispetto al passato, ma vanno seguiti rapidamente da azioni concrete”. Così il presidente dell’Istituto per la Competitività, Stefano da Empoli, ha aperto stamattina il convegno “Goodbye Digital Agenda?. Livello e remunerazione degli investimenti privati nelle reti di nuova generazione”.

Nel corso del convegno è stato presentato l’IBI, I-Com Broadband Index (Leggi articolo Key4biz), indicatore in grado di offrire una sintesi del livello di sviluppo dei mercati delle reti broadband, in fibra e mobili, dal quale emerge che l’Italia ha un IBI pari a 4.5. Si tratta di un valore piuttosto basso dal momento che la scala di riferimento ha come valore medio 5 e le performance registrate si inseriscono in un range che va dall’8.8 della Svezia al 2.7 della Bulgaria.

 

Si evince quindi dallo studio presentato da I-Com che il livello degli investimenti nella banda larga è destinato ad aumentare considerevolmente nel corso dei prossimi 5 anni, passando da 369 milioni a 782 milioni di euro. “Affinché queste previsioni possano essere rispettate – ha affermato  Giovanni Gangemi, direttore area comunicazioni I-Com – è necessario che tutti gli operatori, incumbent e OLO, soprattutto in Italia, siano messi in condizione di investire”.

 

Al Convegno non è mancato il contributo dei principali esponenti dell’industria italiana del settore. Intervenendo al dibattito, l’AD di Alcatel-Lucent Italia, Gianluca Baini, ha sottolineato l’esigenza di “un approccio flessibile e coraggioso insieme” per la realizzazione dell’NGN.

 

“E’ necessario – ha affermato Baini – avere a disposizione un mix di tecnologie che permetta di ottimizzare costi e tempi, dalla fibra al rame ultraveloce al 4G mobile, e condizioni di contesto che favoriscano lo sviluppo della domanda, ma non a discapito delle imprese del settore“.

Altrettanto indispensabile, laddove questa condizione non sussista, “una collaborazione tra pubblico e privato che permetta di ottimizzare la copertura e nuovi criteri nella ripartizione di onori e oneri tra i diversi soggetti della catena del valore, perché servizi e infrastrutture possano svilupparsi in modo sinergico e collaborativo”, ha concluso Baini.

 

Secondo Oscar Cicchetti, direttore Strategy Telecom Italia, invece il problema principale riguarda la regolamentazione che “continua a costituire un elemento centrale nella discussione sugli investimenti nelle reti di nuova generazione. Nuovi modelli di intervento da parte dell’Europa e delle Autorità nazionali si impongono alla luce  del mutato quadro economico e tecnologico”.

 

“La sfida di oggi – ha affermato quindi Bianca Maria Martinelli, direttore Affari Pubblici e Legali di Vodafoneè trasformare il tessuto tecnologico e industriale italiano. Le reti wireless, grazie alla forte competizione nel mercato mobile, assicureranno una copertura ultrabroaband dell’intero territorio nazionale. Ma queste reti da sole non basteranno: nelle grandi città e nei distretti industriali sarà necessaria anche la rete fissa di nuova generazione in fibra, dove crediamo sia fondamentale una logica di co-investimento sull’infrastruttura passiva e di competizione sui servizi”.

 

Il commissario Agcom Antonio Martusciello ha posto invece l’accento sul tema delle asimmetrie regolamentari esistenti oggi tra le Telco e gli OTT, definendolo il “maggiore ostacolo o disincentivo” sulla via dell’NGN.

“Occorre pertanto intervenire drasticamente per garantire il level playing field tra operatori che offrono servizi online, assicurando regole valide per tutti sulla privacy, sul diritto d’autore, sulla concorrenza e sui diritti degli utenti”, ha affermato Martusciello, sottolineando che regolamentare non vuol dire “censurare o rallentare l’innovazione”, bensì “responsabilizzare, ovvero impedire che la rete internet si trasformi in un territorio di nessuno, dove tutto è permesso, e contro cui non esiste argine o tutela per i concorrenti e per gli utenti”.

 

In conclusione dei lavori, l’intervento del Responsabile Comunicazione del Pd Paolo Gentiloni che ha sottolineato la necessità che il governo ponga l’Agenda Digitale tra le sue priorità: “Lo sviluppo dell’economia digitale, come in tutte le economie avanzate, è il motore per incrementare la crescita e dal Governo ci aspettiamo un impegno concreto in tal senso”.

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